Il disastro della pandemia
La pandemia è stata un disastro, almeno per il nostro paese, in quanto non solo ha tenuto in casa milioni di cittadini, ma ha distrutto l’economia del paese. Quando si parla che alcuni c’hanno guadagnato, è un qualcosa di cosi modesto che non merita essere menzionato, significa anche non capire la reale portata di questo disastro. Abbiamo avuto nel 2020 un milione di posti in meno, abbiamo sentito una categoria professionale quasi mai nominata fino ad ora, ovvero quella dei virologi, i quali hanno invaso tutti i canali d’informazione, creando in alcuni casi terrore, sconforto ed hanno utilizzato dei termini quale ad esempio coprifuoco (concetto già approfondito in uno degli ultimi editoriali).
Poco interesse verso il mondo giovanile
Adesso Draghi, in armonia con il Comitato Tecnico Scientifico, ha dato una speranza di ritorno ad una vita normale, la quale, a nostro parere, è stata pressoché nulla durante il lungo periodo della pandemia, in quanto il concetto di vita riguarda la famiglia, il lavoro, la remunerazione, l’impegno, lo studio ecc. Tutto questo per alcuni fortunati ancora c’è, ma per altri che hanno avuto l’esperienza dello smart working sta emergendo che il 50% non trova più il proprio lavoro. Si è scoperto che non serve più un luogo dove lavorare, ma bensì sfruttare il telelavoro. Nessuno pensa ai giovani, o meglio anche qui tutti ne parlano per far vedere che c’è un certo interesse e supporto nei loro confronti, ma nella realtà non frega a nessuno. Non a caso, il giovane che esce dal mondo universitario può essere bravo e intelligente, ma privo di qualsiasi esperienza di lavoro, pur avendo la determinazione di mettersi in discussione e far valere quanto si è capaci di farlo. La verità è che non viene dato nessun tipo di sostegno ai giovani che hanno fame e sete di apprendere come delle piccole spugne.
Promozione di corsi di formazione sul Recovery Fund
Ieri l’Europa ha dato l’ok per il Recovery Fund ed è intervenuto immediatamente il Commissario della Guardia di Finanza per dire che i controlli saranno estremamente rigidi e severi. Tradotto: il nostro è un paese a rischio in quanto non possiamo fidarci. Questa è l’immagine del nostro paese che per molti cretini, da anni, sostengono aggettivi qualificativi, stupidi e che nulla hanno che vedere con la realtà, se non un parlare che lo definiamo politichese. Secondo noi, è opportuno fare dei corsi per quanto riguarda il Recovery Fund al fine di poter fare un riscontro qualitativo e quantitativo di primo livello del comportamento degli enti interessati, a partire dalla semplice documentazione. In tal senso, la SI IES ha preparato una bozza di programma che sottoporrà al Ministro della Funzione Pubblica Brunetta in questi giorni al fine di promuovere la formazione di corsi specializzati per il bene di tutti, per il bene del nostro amato Paese.