L’industria tedesca sollecita una riduzione della dipendenza dalle forniture cinesi, raccomandando a tutti i Paesi Europei di provvedere in tal senso, in special modo riguardo le materie prime necessarie per attuare i programmi di sostenibilità ambientale.
L’elemento che ha scatenato l’allarme è l’annuncio cinese di restrizioni sull’esportazione alcuni metalli utilizzati per i semiconduttori.Il ministero del commercio cinese ha dichiarato che richiederà i permessi di esportazione per otto prodotti al gallio e sei prodotti al germanio dal 1° agosto, al fine di “proteggere la sicurezza nazionale”. Questi metalli sono utilizzati nei chip per computer ad alta velocità e per i settori della difesa e delle energie rinnovabili.
Le restrizioni cinesi alle esportazioni evidenziano l’urgenza per l’Europa e la Germania di ridurre rapidamente la loro dipendenza dalle materie prime critiche, in quanto la dipendenza della Germania e dell’Europa dalle materie prime minerali come le terre rare dalla Cina è ad oggi maggiore di quella del petrolio e del gas naturale dalla Russia”.
Berlino ha chiesto una strategia di “derisking” nei confronti della Cina dopo l’invasione russa dell’Ucraina, che ha segnato la fine dolorosa della partnership tra Berlino e Mosca sull’energia, e ha evidenziato i rischi di una dipendenza altrettanto stretta da Pechino. In questo caso, è a rischio la sovranità digitale della Germania e dell’Europa, minacciate dalle dipendenze unilaterali, per cui è necessario sviluppare le proprie capacità e competenze nelle tecnologie digitali chiave.
Il tema è maturo: già la scorsa settimana, gli stati membri dell’Unione Europea hanno adottato il Critical Raw Materials Act, elemento centrale della strategia dell’UE finalizzata a garantire che l’industria possa competere con gli Stati Uniti e la Cina.
Un processo di industrializzazione europeo a quanto si sta avviando nel settore delle batterie per le auto elettriche, per le quali l’autonomia dal prodotto cinese si sta realizzando con la pianificazione di impianti nei paesi europei. E’ notizia recente la decisione del gruppo belga Avesta Battery & Energy Engineering di costruire un impianto di batterie da 1,4 miliardi di euro a Galati, in Romania, creando fino a 8.000 posti di lavoro.
La fabbrica di ioni di litio avrà una capacità produttiva di 22 Gwh, destinato alle fabbriche di auto che già producono i loro modelli in Romania: la Dacia di Renault e la Ford. Una maggiore capacità produttiva per soddisfare la crescente domanda europea.