Le politiche UE nell’area Adriatico – Balcanica

Importante segmento della politica Europea degli ultimi anni è il continuo confronto con i territori dell’Europa dell’Est, sia entrati nell’Unione Europea nel 2007 sia in fase di pre-accesso (Macedonia, Croazia e Turchia nel 2013, Albania e altri in seguito). Il confronto è gestito in diverse modalità, dal supporto alla costruzione delle infrastrutture per questi territori, spesso martoriati da conflitti interni e processi di separazione, che hanno lasciato tra i segni di distruzione principali, quello della totale distruzione delle già poco sviluppate strade, ponti, e via di comunicazione via terra, fino al supporto alla creazione delle Istituzioni e delle normative che daranno a questi territori nuovi assetti e nuove discipline, principalmente sulla sicurezza e sui diritti civili con la speranza, che lo sviluppo delle stesse, sia il metodo più veloce per allontanarli dal rischio di ricadute politico-militari, che finirebbero per distruggere il potenziale sviluppo che si sta avviando e la già difficile corsa alla democratizzazione e al potenziale avvicinamento alle condizioni di diritto e di sviluppo economico della nostra Europa occidentale.

Il percorso vede un continuo scambio di iniziative di promozione culturale e politica su molte delle tematiche europee. Il ruolo delle donne nella società, la politica giovanile, il turismo transfrontaliero, che molto spesso si basa su un origine storico-culturale che ci vede essere molto simili ai territori dell’Adriatico Croato, Greco, Albanese per tipologie religioso-linguistiche comuni o per caratteristiche legate all’ambiente. Un elemento da non trascurare è anche la presenza sull’intero territorio Adriatico-Balcanico di una quasi generale presenza di televisioni e giornali Italiani e Europei; é facile sentire da i giovani Croati, Macedoni, Albanesi, la forte appartenenza a fenomeni di costume e di comunicazione creati e sviluppati da questa parte dell’Adriatico e presi a generale emulazione, quasi con una considerazione di appartenenza, che ci dimostra quanto sia vicino il confine tra i nostri diversi popoli e quanto sia facile percorrere una strada comune verso un’integrazione e un’apertura commerciale e di interscambio, che fin ora non è stata ancora sviluppata in modo ottimale.

Gli strumenti in termini di Bandi Europei aperti alle Istituzioni, alle Associazioni culturali, alle Università, alle nostre imprese sono molteplici, dall’IPA, che finanzia progetti da realizzare nei territori che nel 2013 subiranno in processo di valutazione in merito all’entrata in Europa, e non solo, fino ai bandi del programma Cultura della Commissione Europea o del SEE (South East Europe Programme), e in generale, hanno una programmazione pluriennale e una scadenza ripetuta nel corso dell’anno. Infine la presenza di uffici delle Camere di Commercio Italiane e dell’ICE, disseminati in ogni Capitale dell’Est Europa, aiutano tutti gli interessati a creare i presupposti per lo sviluppo di business transnazionali.

La cortina di ferro, così chiamato il confine culturale e politico creato nel dopoguerra con i paesi del blocco sovietico e dell’Europa orientale, è in fase di abbattimento, per fortuna, e il confronto con questi territori è per noi un importante mezzo di sviluppo. A noi tocca il difficile ruolo di supporto a questi territori, e in questo meccanismo è senza dubbio auspicabile lo sviluppo di attività che, senza dubbio, potranno avere un notevole ritorno di sviluppo anche sul nostro territorio.

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