Nel mese di gennaio 2011 è stato presentato il rapporto "Global Risk 2011" del World Economic Forum che individua e classifica i rischi che il mondo dovrà affrontare nel corso del prossimo decennio. Il lavoro è stato svolto in collaborazione con Marsh & McLennan, Swiss Reinsurance, il Wharton Center for Risk Management dell’Università di Pennsylvania e con Zurich Financial Services e ad esso hanno partecipato 580 leader e decision maker nel mondo.
Ne risultano definiti 37 global risk, che riguardano tre aree: rischi macroeconomici, illegalità e scarsità delle risorse.
Rischi Macroeconomici
L’economia mondiale è stata travolta nel 2008 da una crisi finanziaria derivata dalla cattiva gestione del rischio da parte delle maggiori istituzioni bancarie e finanziarie, a diversi livelli. Su questo tema si è espresso Robert Greenhill, managing director e chief business officer del World Economic Forum: "i sistemi del ventesimo secolo hanno fallito nel governare i rischi del ventunesimo". L’impatto della crisi è stato particolarmente ampio a causa della globalizzazione in atto, che accresce i legami tra le economie locali in un unico sistema globale.
Si è osservato che la crisi finanziaria ha inoltre ridotto drasticamente la capacità di risposta del sistema economico agli shock, al punto che la governance internazionale non riesce a reagire con la necessaria velocità ed intensità.
Nel dettaglio, i rischi macroeconomici sono le disparità economiche, le crisi fiscali della maggiori economie, la debolezza dei mercati finanziari, i problemi del tessuto sociale.
In termini di costo, i rischi che avranno maggiore impatto sull’economie sono le crisi fiscali, il cui costo globale è stato stimato in quasi mille miliardi di dollari. Una cifra enorme, la cui pericolosità è accentuata dall’alta probabilità del verificarsi di tali crisi.
Illegalità
Il giro d’affari delle economie illegali è in forte aumento: nel 2009 il valore del commercio illegale è stato stimato in 1.300 miliardi di dollari, una cifra immensa che coinvolge imprese, lavoratori e consumatori di tutto il mondo. L’economia illegale, si lega alla corruzione, fornisce al crimine organizzato accrescendone la potenza, e consentendo loro di creare “aree grigie” nei sistemi di produzione e commercio.
Infine, le attività illegali accrescono i costi dell’economia legale e ne riducono la competitività, incidendo sulla crescita economica delle nazioni. Il contrasto alle economie illegali è un’operazione molto complessa, che richiede soprattutto una cooperazione internazionale che a volte non avviene, per la contrapposizione degli interessi di alcuni Paesi.
Scarsità delle risorse
L’ingresso di nuovi e popolosi Paesi nell’area del benessere economico pone immensi problemi di consumo di risorse. Le frequenti tensioni nei prezzi delle materie prime (ad esempio il rame o il petrolio) e dei prodotti di base dell’alimentazione (grano, riso). Acqua ed energia sono elementi vitali la cui scarsità preoccupa i Governi, mentre i cambiamenti climatici pongono numerosi quesiti sui pericoli di una crescita economica incontrollata.
La domanda di acqua, cibo ed energia dovrebbe aumentare del 30-50% entro il 2030. L’aumento di tali necessità potrebbe generare instabilità politica e sociale, aumentando conflitti geopolitici e ambientali con danni irreparabili. Qualsiasi strategia che si focalizza su una parte del il nesso acqua-cibo-energia senza considerare i rischi interconnessi ed interdipendenti non sarà sufficiente a ridurre o eliminare tali fattispecie.
Accanto ai rischi su cui focalizzare maggiormente l’attenzione delle Istituzioni, il Report presenta cinque rischi su cui invita a “vigilare” essendo poco probabili, ma tali da possono implicare ripercussioni gravi, imprevedibili e sottovalutate. Nel dettaglio, essi sono:
• Cybersicurezza: spazia dalla crescente diffusione di furti elettronici a una potenziale (ma molto improbabile) cyber guerra generalizzata;
• Sfide demografiche: peseranno sempre più sui bilanci dei Paesi avanzati, comportando gravi rischi per la stabilità sociale delle economie emergenti.
• Sicurezza delle risorse: sarà all’origine di un’alta volatilità e di intensi rialzi nel lungo termine dei prezzi di energia e materie prime, se l’offerta non potrà soddisfare la domanda.
• Allontanamento dalla globalizzazione: risposte populiste a disparità economiche, se le economie emergenti non assumeranno un ruolo guida.
• Armi di distruzione di massa: in particolare la possibile ripresa della proliferazione di armi nucleari a livello mondiale.