Dopo due trimestri di contrazione del Pil, l’Italia torna in recessione tecnica, ufficializzando una crisi che la manovra SalvaItalia non potrà che acuire. La derivante contrazione della domanda interna ridurrà i fatturati delle imprese, che non potranno compensare con le esportazioni, stante il rallentamento generale dell’economia europea.
E’ urgente che il governo, uscito dall’emergenza generata dai picchi dello spread Bund-Btp, rivolga ora la sua attenzione alle imprese, in particolare le Pmi, per metterle in condizione di recuperare competitività e poter ricominciare a crescere. La riforma del mercato del lavoro, pur necessaria, non è l’elemento chiave. Le Pmi italiane hanno bisogno di ben altro: recuperare i crediti verso la PA, che ammontano a decine di miliardi di euro; potersi rivolgere alla Giustizia risolvendo le controversie in tempi accettabili, paragonabili agli altri Paesi UE; evitare i ritardi dovuti alla burocrazia e alla discrezionalità degli uffici, evitando situazioni a livello di paesi emergenti.
Il Governo deve uscire dalla logica di vaghe promesse: l’innovazione è possibile solo se si dispone di infrastrutture moderne: non solo strade e ferrovie, ma Internet veloce, strumento fondamentale per poter usufruire dei nuovi trend dell’ICT, primo fra tutti il Cloud Computing. Una rivoluzione digitale che migliora l’efficienza e i costi di gestione IT delle imprese, ma che necessita di un’infrastruttura a banda larga che attualmente è ancora molto carente, ponendoci al 22esimo posto in Europa per utilizzo di Internet (dati Istat, dicembre 2011). Uno sviluppo che richiede cooperazione tra governo centrale e locale, come emerge anche dai progetti di smart cities illustrati dai ministri Profumo e Passera. Nel frattempo, esistono soluzioni tecnologiche intermedie che consentono, tramite LTE di raggiungere velocità da 70 a 100 mbit/s.
Senza l’apporto del web (che negli altri Paesi industrializzati rappresenta circa il 3% del Pil), le nostre imprese avranno maggiore difficoltà ad innovare e a migliorare la propria competitività. Questa è la direzione principale su cui il Governo dovrebbe focalizzare il proprio impegno, anche a livello finanziario, evitando politiche “di annuncio”, poiché i cittadini, da un governo tecnico non votato dagli elettori, si attendono proposte operative presentate con dignità e professionalità.