Il tema della Agenda Digitale non è stato ancora affrontato in modo concreto dal Governo Renzi, nonostante il premier vanti la sua dimestichezza con i social network e utilizzi correntemente Twitter per comunicare le sue azioni e idee.
Anche sul piano della spending review, un maggiore slancio nel progettare e finanziare la digitalizzazione della PA potrebbe essere un valido contributo ad una durevole e consistente riduzione dei costi, evitando conflitti sociali e resistenze del personale interno. Si pensi alla cartella sanitaria elettronica, ad esempio, e ai vantaggi in termini di efficienza e costo che procurerebbe.
Nulla si muove, invece: il settore Ict langue, privato dallo stimolo all’innovazione proveniente dal settore pubblico, nonostante gli impegni presi dall’Italia in sede europea; si rinuncia, così, al contributo alla crescita che potrebbe discendere da una maggiore e migliore digitalizzazione del Paese e da una riduzione del digital divide. Ne soffre quella parte di economia che vive e prospera sulla Rete, producendo, mediamente in Europa, il 4-5% del Pil nazionale.
E’ necessario ora dare impulso all’Agenda Digitale, dotandola di risorse economiche e spazi operativi, ma soprattutto di personalità di spicco ed esperienza, in grado di proporre una visione del futuro che contribuisca a modernizzare il Paese. Perché il web e l’Ict, non sono solo i tweet del premier, ma in Italia rappresentano oltre 720.000 lavoratori, una cifra che potrebbe salire molto, se confrontata con gli oltre 1,2 milioni addetti in Germania e Gran Bretagna (dati Banca d’Italia 2012).