Letteratura Albanese di Alberto Straticò – Parte 4

Continua, in questo numero di Sentieri Digitali lo spazio dedicato ad Alberto Straticò: Albanesi in Grecia (Seconda Parte).

Venuto a morte Amurat nel 1451, Maometto II suo figlio continuò la lotta contro Scanderbeg; ma non potè riuscire a domarlo, perché i suoi eserciti furono ripetutamente sconfitti. Profittando d’una tregua conclusa col Sultano, Giorgio Castrista trovò anche modo di recarsi in aiuto di Ferdinando d’Aragona, il quale invitavalo contro i Baroni che lo molestavano a guerra: sbarcato nel regno di Napoli nel 1461, sconfisse i nemici di Ferdinando, riponendolo sul trono. Non cedette alle armi turche che quando giunse a morte, cioè il 17 gennaio 1467, nell’età di 63 anni, dopo d’avere per ben 27 tenuta alta la bandiera dell’Albania, vincendo il potente imperatore musulmano in ventidue battaglie. Morto Scanderbeg, l’Albania decadde.

Dopo una sanguinosa guerra civile, uscita trionfante la fazione veneta sulla turca, Venezia pose un Provveditore a Croya ed uno a Scutari; ma cadute queste due città dopo lungo assedio, l’una nel 1478 e l’altra nel 1479, i templi furono convertiti in moschee. Degli Albanesi, alcuni si diedero al Turco abiurando la loro fede religiosa, altri rimasero cristiani tributari, e molti altri, insofferenti del giogo ottomano, emigrarono in massima parte in Italia.

Riserbandoci di tener parola di questi ultimi, accenniamo ora rapidamente alle vicende dei rimasti in Albania. Ceduta la Morea ai Turchi nel 1503, i Mirditi e altre tribù albanesi ancora indipendenti divennero tributari degli Ottomani, nelle mani dei quali erano cadute di già le città marittime di Alessio, Drivasto, Antivari e Dulcigno; mentre Praga, ch’era stata distrutta, fu riedificata ed abbellita dai Veneziani nel 1571. Seguirono varie altre vicende, nelle quali gli Albanesi, indipendenti cercarono di scuotere il giogo de’ Turchi, i quali commisero contro di loro atti di atroce vendetta. Né le loro triste sorti migliorarono quando i Veneziani ripresero la Morea, né quando questa ricadde sotto i Turchi, né quando si tentò, sotto gli auspici dell’Austria, una rivendicazione, dopo il trattato di Passarowitz.

Dopo il trattato di Campoformio, ceduta Venezia all’Austria, le isole jonie e l’Albania litoranea furono de’ Francesi. Salito intanto al grado di Visir l’albanese rinnegato Ali Pascià di Teohlen, dopo le conquiste di Corfù, Butrintò e Prevesa, costrinse i Sullioti ad arrendersi per fame ed a ricoverarsi in Parga. Proclamatosi nel 1815 il protettorato dell’Inghilterra sulle isole jonie, Parga fu consegnata ai Turchi nel 1817; ma i suoi abitanti, all’infame tradimento, disertarono la propria città. I Sullioti, accordatisi con il Visir, nel 1821 tornarono nel possesso della Selleide. Marco Bozzari, che s’era già segnalato sotto i russi ed i francesi, comincia intanto le sue gloriose gesta.

Scacciati i nemici da Regnassa, fatto prigioniero il Pascià stesso con 1300 soldati attendati tra Giannina e Sulli, e obbligato Pacho-Bey a ricoverarsi con l’esercito nel campo di Seraschiere, sconfisse gli accantonamenti di Bogorizza, di Toschi e Dervisana, espugnò Frincassa, e disperse un corpo d’esercito che tentava di sloggiarlo da Rapchistas, ove egli erasi accampato. Per tali gesta, il Bozzari fu chiamato l’Aquila della Selleide.

In seguito, però, per le massime della Santa Alleanza, confermate a Verona nel 1821, la Turchia ebbe il suffragio delle altre Potenze, e trionfò; e quando si riaccese la guerra nel 1822, benché Greci ed Albanesi avessero operato prodigi di valore, videro inutili i loro sforzi. I Sullioti accettarono un onorevole esilio nelle isole jonie. Durante l’assedio di Missolungi, rifulse di nuovo il valore di Marco Bozzari e de’ suoi Albanesi uniti con i Greci.

Distrutta, infine, a Navarino, dalle forze unite di Francia, Russia e Inghilterra, la flotta turca, fu proclamata l’indipendenza della Grecia nel 10 gennaio 1828, per la quale tanto sangue albanese era si versato. Caduta l’Albania definitivamente sotto il dominio de’ Turchi, alcuni de’ suoi popoli tentarono di ribellarsi al potere musulmano; ma i loro sforzi riuscirono vani.

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