Youth Economic Summit: intervista a Roberto Miscioscia

Questo fine settimana a Roma (29-31 Maggio 2015) si terrà la prima edizione dello YES – Youth Economic Summit, abbiamo intervistato uno dei creatori dell’evento, Roberto Miscioscia, presidente di Confassociazioni Giovani, che ce lo racconta come uno spazio di incontro tra 50 giovani eccellenze e i più attivi leader a livello internazionale. Il comune denominatore sarà l’innovazione con l’intento di realizzare una thinking community in grado di affrontare problemi e ideare progettualità concrete orientate allo sviluppo del “Sistema Italia”.

Tra pochi giorni si terrà lo Youth Economic Summit, ci potrebbe illustrare in che cosa consiste?

Lo Youth Economic Summit è il primo esperimento di acceleratore di idee in Italia. Il primo “Do Tank” in Italia e fra i più importanti in Europa.

“Pur facendo riferimento a dei format esistenti, come quelli dello Young Global Leaders del World Economic Forum, porta delle novità. Se gli esempi citati coinvolgono i leader mondiali di ogni età e spesso i giovani sono confinati nelle platee come ascoltatori, allo YES invece i giovani sono protagonisti in prima linea nel confronto, nella proposta di nuovi progetti e nel relativo sviluppo”. Lo YES si vuole distinguere anche per una ulteriore peculiarità che è quella della concretezza: “Le idee e i progetti proposti vengono poi sviluppati seduta stante. Il fine è quello di portare delle idee, confrontarsi e costruire dei progetti concreti”. Una necessità che si fa virtù in un contesto come quello odierno che appare stantio e arrugginito.

Da dove viene questo Summit? Da dove è nata l’idea? Che cosa lo ha scaturito?

YES nasce da Confassociazioni e dal momento in cui Angelo Deiana ha coinvolto Roberto Miscioscia alla fondazione di un ala giovani.

“Le varie esperienze nell’associazionismo hanno sicuramente dato uno stimolo alla nascita di YES, ma soprattutto la necessità di fare networking, formazione di livello e generare business. Lo YES prende vita dalla necessità di un’iniziativa che mettesse a sistema tutto questo. YES nasce per mano e volontà di un gruppo di giovani che con le proprie esperienze personali e con il coinvolgimento di 50 giovani eccellenze under 35 producono cose reali e concrete, un team di professionisti che realizza progettualità”.

Lo Youth Economic Summit vanta la collaborazione di alcuni stakeholder che hanno contribuito nella fase di scouting delle idee e dei progetti reali da portare al summit.

Quali sono gli obiettivi che si pone?           

“Gli obiettivi che si pone riguardano in prima fase il networking, la progettualità, e la generazione di business. Devono esserci le idee e la concretezza con l’obbligo di dimostrare che questo paese vale, ha un potenziale straordinario”. Le idee brillanti esistono nonostante il (spesso contraddittorio)tam-tam mediatico quotidiano che presenta un’Italia in condizioni tutt’altro che incoraggianti e ci spinge alla rassegnazione.

Come si svolgerà questa tre giorni, tratterà diversi temi, quali?

Il summit si svilupperà in tre giornate dal 29 al 31 maggio e coinvolgerà 5 argomenti principali: Capitale Umano, PA e Semplificazione, Nuove Professionalità e Startup, Università e Lavoro, Smart Health. Prevede un welcome cocktail con una fase introduttiva di networking. Quindi vi sarà un discorso di apertura ad introdurre un speech sulla leadership di Doaa Abdel Motaal, Chief of Staff presso l’ IFAD (International Fund for Agricultural Development). Il secondo giorno dopo uno speech introduttivo del presidente di Confassociazioni Angelo Deiana, le introduzioni sui tavoli YES di Roberto Miscioscia e di Roberto Prioreschi e Gianluca Di Loreto di Bain&Company Italia (YES farà virtù della partnership fra Confassociazioni Giovani e Bain&Company Italia, una delle società di consulenza fra le più innovative al mondo), iniziano in parallelo le tavole rotonde nelle varie sale tematiche. Su ogni aula eccellenze, speaker e coordinatori si confronteranno su ogni tema. Si sviscereranno numeri e ognuno esprimerà la propria progettualità. Dunque, nell’arco del pomeriggio dopo la pausa pranzo si alimenterà un dibattito sui progetti da sviluppare, verranno elaborati con analisi, action plan, business plan, partner, stakeholder. Il summit continuerà fino a sera, a chiudere nel tardo pomeriggio una plenaria e poi una cena conclusiva a suggellare in ambiti più informali l’ambiente virtuoso di networking. L’ultimo giorno verranno presentati i progetti dei 5 tavoli prima delle conclusioni istituzionali. L’obbligo è quello di sviluppare e realizzare concretamente nell’anno a seguire le progettualità emerse.

Consulta il programma dettagliato.

Cosa intende quando lo definisce un acceleratore di idee?

“Il concetto di acceleratore di idee è legato al mondo delle startup. Potremmo intendere un acceleratore di idee come una scatola che ha all’interno una serie di stimoli tali da far si che si velocizzi tutto ciò che vi entra a farne parte. In input idee, quindi strategie, e all’output progettualità concrete. Avremo, ad esempio, modo di muovere venture capital con velocità grazie ad una rete virtuosa di relazioni e comunicazioni. Acceleriamo idee progettuali mettendo in contatto investitori, progetti, know-how, team, organizzazioni con relazioni e comunicatori di livello, preparazione e professionalità, nonché eccellenza, anche nella capacità di analisi, comprensione e sviluppo delle idee e dei progetti validi, di livello ed eccellenti”.

Vi è un confronto di interesse intellettuale che non si ferma alla teoria, ma converge nella progettualità e nella concretezza.

Quale crede che sia la proposta nuova, unica, la caratteristica che differenzia il suo summit da molte altre iniziative a sostegno dell’innovazione e dello sviluppo?

YES propone l’eccellenza, fra speaker, coordinatori, giovani imprenditori e progetti, fa suo un mood internazionale di livello. Nasce da progetto di un team di ragazzi volenterosi che hanno dato vita a questo summit senza schemi, interessi e fondatori istituzionali.

“Un’iniziativa che nasce dal basso, la storia di 20 giovani che si mettono insieme e provano a costruire qualcosa di utile. Il vero obiettivo non è tanto fare lo YES, ma vedere se l’anno venturo i progetti sono stati fatti. Questo è il successo potenziale di questo esperimento YES”.

Fra i partner il gruppo 3M, che è salito a bordo come uditore, non come impresa finanziatrice, ma come impresa disposta ad investire sulle idee innovative e valide.

YES quindi si può definire essa stessa come una sorta di startup che nasce da un’idea virtuosa, non a caso è stato riconosciuta come iniziativa partner di EXPO 2015.

Oggi cosa significa eccellenza? In che cosa consiste? Quando e come per lei una realtà, un progetto è eccellente?

“Standardizzare il termine eccellenza è difficile, non gli si può dare un’accezione univoca, per lo YES si può parlare di un’idea soggettiva di eccellenza che passa per diversi step. Sicuramente i candidati devono aver dimostrato sul campo di aver acquisito dei ruoli importanti a livello manageriale e di ricerca. Dunque, si deve aver conseguito una formazione universitaria Ph.D, con una carriera florida in università e poli di ricerca eccellenti. Fondamentali poi sono le esperienze internazionali. Nella maggior parte dei casi le esperienze fatte all’estero danno modo di aprire gli orizzonti e captare modus operandi nuovi”. Inoltre specifica Roberto che è stato importante trovare sostanza nei curricula: “la sostanza è molto importante”.

Ci tiene ad aggiungere inoltre che le eccellenze dovevano superare una fase di recruiting con un requisito in particolare: “vi è stata una fase di selezione fra i candidati, dovevano produrre un brief di un’idea progettuale”.

L’Italia è in ritardo, sia sul processo di innovazione che su quello della digitalizzazione. Si fatica ad investire sulle nuove idee e sui progetti giovani, secondo lei quali possono essere le soluzioni verso il cambiamento?

Roberto servendosi di una citazione illustre afferma che il primo problema dell’Italia è la resilienza al cambiamento. “La crisi non è un dramma” afferma. “Abbiamo subito 7 crisi e non abbiamo fatto nulla. Vi è un’inadeguatezza diffusa che parte dalla classe politica, coinvolge le imprese fino ai lavoratori. Serve la classica formazione “On-going”, giorno per giorno, momento per momento. Negl’ultimi quarant’anni dagl’anni ’70 non ci sono stati interventi curativi”.

Anche per questo lo YES vuole costruire processi nuovi, dalla digitalizzazione all’introduzione di nuove risorse. “Purtroppo ci mancano gli aggiornamenti intermedi siamo rimasti alla versione 1.0, nel resto del mondo viaggiano a velocità diverse su versioni diverse. Servono progetti pilota che ci permettano di colmare questo gap, di stabilire per passi degli upgrade. Dobbiamo emulare le grandi imprese, i progetti virtuosi, cambiare i trend. ‘Reingegnerizzare’ le aziende. Per anni si è pensato che le piccole realtà siano virtuose. Spaventa però se si pensa che la crescita debba passare per quel 62% di 4 mln di imprese italiane che hanno un solo dipendente. Necessario invece, fare team, fare rete, servono squadre, progetti collettivi e condivisi”.

Le parole chiave sono il teamworking e le la rete d’impresa.

Secondo lei, da dove passa dunque, il progetto/processo di innovazione del Sistema Italia?

“L’innovazione del Sistema Italia passa per un cambiamento di mentalità indispensabile, deve cambiare la cultura d’impresa, dobbiamo parlare agli imprenditori. Sono necessari fondi per fare formazione agli imprenditori. Chi possiede i know-how è una risorsa fondamentale, esemplare può essere un temporary manager che risolve i problemi gestionali, che invita e accompagna al cambiamento e introduce una nuova cultura. Pensiamo che siamo alla versione 1.0, mentre il resto del mondo sviluppato e in via di sviluppo viaggia alla versione 7.0.”

Qualcosa si sta già muovendo? Qualche dato incoraggiante nell’ultimo biennio c’è? Vi sono realtà in movimento, brillanti, esempi virtuosi?

Qualcosa si sta muovendo, esempi brillanti e incoraggianti ci sono. “Lo YES ha voluto esserci appunto per cercare di dare un esempio positivo”. Per portare esempi di come si fa l’imprenditore oggi, e evidenziare il motto del “Ragazzi si può fare”.

“Ci sono startup che hanno reinventato imprese perse. A Torino è stato acquisito un vecchio marchio di automobili ormai morto, è stata acquisita l’azienda, rimodernato il marchio e rivitalizzata l’impresa spostandola dal settore prettamente automobilistico a quello dei veicoli a tutto tondo con la peculiarità centrale dell’ecosostenibilità, dando vita a veicoli innovativi, elettrici o ibridi votati all’ecosostenibile. Questo è un esempio di un progetto imprenditoriale brillante che è andato avanti, oltre.”

“L’Italia è un paese che ha grandi possibilità”. “Il fenomeno Puglia è un altro esempio di fervore, di crescita, questa è una delle regioni più dinamiche con una percentuale di incremento del PIL che al momento non ha rivali in Italia”. “Vi sono inoltre delle realtà e settori che vanno riscoperti, come quello agricolo, con nuovi know-how vi e la possibilità di rigenerare posti di lavoro”.

Va detto poi che si devono seguire gli esempi giusti: “molte aziende apparentemente in perenne crescita economica e di capitali, sembrano colossi da imitare, ma in realtà non fanno altro che distruggere mercati floridi e produrre malessere nell’assetto economico e finanziario”. “Perciò è necessario evitare i peggiori della classe, evitare di copiarli, ma bensì seguire gli esempi migliori. Lo Youth Economic Summit si prefigge anche questo, invita a seguire i migliori della classe.”

YES – Youth Economic Summit – Roma 29-31 Maggio 2015

Crowne Plaza

Via Aurelia Antica 415

00165 – Roma (RM)

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