Le banche di credito cooperativo sono pronte al rinnovamento

Le Banche di Credito Cooperativo non tradiscono il proprio dna, ereditato dalle Casse Rurali di un tempo che agivano con lo scopo di sviluppare la cooperazione nello spirito della socialità. Le Casse Rurali in Italia ed anche in Europa ebbero un forte successo; riuscirono ad affermarsi e ad avere un ruolo importante sul territorio, nonché un ottimo rapporto costante con il cittadino/cliente. Non a caso furono, appunto, chiamate Casse Rurali, per denotare l’agire dal basso con un occhio di riguardo al popolo e in particolare al piccolo agricoltore. Queste si rappresentarono come degli esempi virtuosi, sia a livello strutturale che operativo, con una funzione economica e sociale di alta sensibilità.

Le Casse Rurali hanno subito una prima sostanziale modifica normativa nel 1992 con la creazione della cosiddetta “Cassa di Credito Cooperativo” regolata dal Testo Unico Bancario del 1993. Le BCC oggi hanno una normativa definita primaria ed una secondaria. Interessante è la parte che riguarda il governo societario regolato dall’art. 33 comma 1 del TUB: “[…]sono costituite in forma di società cooperativa per azioni a responsabilità limitata”. Per la governance il modello prevalentemente previsto dagli statuti è quello tradizionale, oltre al modello dualistico o al modello monistico. L’esercizio delle funzioni sociali sono svolte dall’ assemblea dei soci, dal consiglio di amministrazione, dal comitato esecutivo, dal collegio sindacale e dal collegio dei probiviri.

Il modello ha avuto un particolare successo e, in questo momento, l’Europa e di conseguenza anche il nostro Paese, hanno manifestato la necessità di regolamentare sia le Banche Popolari e sia le Banche di Credito Cooperativo. Vi è una dialettica per le Banche di Credito Cooperativo molto effervescente: si parla infatti di un modello che mette in rete le banche che operano in diversi territori, soluzione ben più interessante rispetto ad un’integrazione rigida sotto un’unica capogruppo proprietaria. Esemplare in tal senso è la riforma delle BCC e delle Casse Rurali che la Federazione trentina sta costruendo congiuntamente ai vertici della Cassa Centrale. Non vi è una proposta definitiva, la situazione è tuttora in una fase di riflessione e rielaborazione, anche se alcune cose sono emerse in occasione del comitato esecutivo di Federcasse, dove è stato valutato lo stato dell’arte.

Le caratteristiche tipo del Credito Cooperativo italiano, nel contesto della riforma, in termini di governance e flessibilità del modello organizzativo, mostrano particolare attenzione alla redditività sociale, conservando e migliorando il primato della persona rispetto al primato del profitto. Sono considerazioni queste, maturate nel contesto delle attività promosse dal Banco di Credito Cooperativo di Roma, nato nel 1954 come Cassa Rurale e Artigiana dell’Agro Romano per iniziativa di 38 soci fondatori. I lavori sono stati in parte rappresentati alla Commissione Finanze della Camera dei Deputati, presieduta da Daniele Capezzone e dalla Commissione Attività Produttive. Pertanto emerge che il mondo politico già tocca con mano l’orientamento delle Banche di Credito Cooperativo. Si spera, dunque, che tutte le BCC del nostro territorio abbiano una adeguata visione di responsabilità.

Andrea Chiappettahttp://www.andreachiappetta.it/
Creo ecositemi, credo nell’innovazione e penso che lo studio continuo e il confronto siano gli ingredienti per realizzare sinergie e soluzioni. Autore di Italia.Next edito da Rubbettino.

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