La comunicazione che non c’è

Due casi che nell’ultima settimana hanno scosso l’opinione pubblica, uno più sconcertante, l’altro più inedito, sono legati dall’elemento cardine della comunicazione, inesistente, talvolta demagogica e troppo spesso di facciata.

Il primo, quello che ha sollevato più clamore, riguarda la Volkswagen. Nello sconcerto generale, mi domando come sia mai possibile che all’interno dell’azienda tedesca, colosso dell’industria automobilistica, ai primi posti per la vendita delle auto, nessuno ne sapesse nulla. Nella casa di Wolfsburg nessuno era al corrente delle carenze sul monitoraggio delle emissioni nocive delle vetture diesel e della manomissione del software di controllo.

Per interpretare e spiegare il comportamento dei tedeschi, si potrebbe perdere molto tempo, le motivazioni potrebbero essere veramente moltissime, dalla tutela del posto di lavoro alla necessità di non arrecare danno a terzi. Subentrano le preoccupazioni di altri competitor che, magari, si trovano nelle medesime condizioni. Una bella sfilza di suggestioni che vanno ad intensificare l’atmosfera thrilling.

Intanto si sono diffuse le dichiarazioni di coloro che si prodigano ad affermare che queste emissioni non comportano danni determinanti all’uomo. Nell’Europa di oggi, così distratta e disorganizzata, non mi meraviglierei se fra qualche mese venisse fuori che queste emissioni non hanno provocato danni all’uomo, che hanno sforato di poco i parametri di sicurezza. In questo caso nessuno si lamenterebbe più, tutto quindi passerebbe “in cavalleria”. D’altro canto basta pensare a ciò che avviene nel nostro Paese per ciò che concerne i parametri di sicurezza sull’acqua, laddove di tanto in tanto avvengono ripetute modifiche. L’immagine che avremmo, dunque, della Germania sarebbe quella di un Paese serio, monolitico e produttivo, insomma, verso l’eccellenza come sempre.

La Volkswagen, da buona tedesca, come con il suo Maggiolino è andata avanti per una vita. Tutti lo vedevano bello, simpatico e sicuro anche se, sottovoce, qualcuno diceva somigliasse più che ad un maggiolino ad una tartaruga inaffidabile. Sta di fatto che nonostante non piacesse ad una minima parte, la maggioranza era a favore della casa tedesca.

Ancor oggi, dopo questo caos, probabilmente sarà così. Stiamo a vedere con speranza e fiducia come si conclude la faccenda.

Passiamo dal settore automobilistico e della tutela dell’ambiente alle relazioni istituzionali della chiesa con il secondo caso della settimana, all’insegna dell’insolito, quello dell’incontro tra Papa Bergoglio ed i fratelli Castro. I cubani sono rimasti felicemente colpiti da Papa Francesco, considerando che fino a questo incontro tendenzialmente lo ignoravano, possiamo affermare che si è compiuto un passo avanti. Senza dubbio non lo ignoravano Raùl e Fidel, entrambi hanno avuto la fortuna di studiare, come Papa Bergoglio, proprio dai Gesuiti.

Si è parlato di ritorno nella casa del signore e del pensiero di una vera riconversione ma, in fondo, l’incontro tra il rappresentante del mondo cattolico ed il rappresentante del paese cubano è finito come al solito a ”tarallucci e vino” a casa di Castro.

Chissà cosa pensano certi uomini della comunicazione di ciò che è stato detto da Bergoglio.  Considerando che il Papa è il rappresentante del mondo cattolico e quindi è il Papa di tutti, non vedo perché debba diminuire la sua presenza nel mondo cattolico con delle frasi che potrebbero essere equivocate. Probabilmente uomini come Padre Lombardi, che ho avuto il piacere di conoscere, anch’egli gesuita avrebbero avuto da ridire a tal proposito. Il rischio è che, anche nel mondo della chiesa, si attuino delle corse tra parroci, vescovi di nuova nomina e qualche prelato superiore, per conquistare una posizione. Eravamo abituati a dette corse, ma solo da parte dei politici, i quali, converrete con me, non hanno avuto particolare successo.

Francesco Chiappetta
Il prof. Francesco Chiappetta, manager d'azienda, è stato docente universitario di vari atenei. Ha profonda esperienza comprovata da incarichi importanti in azienda leader nel settore delle telecomunicazioni. La sua esperienza diversificata ha l’obiettivo di fornire consulenza direzionale, innovativa e approfondita. E' iscritto all'albo dei giornalisti dal 2005, successivamente nel 2007 pone un’iniziativa editoriale, per la società Si -ies, fondando Sentieri Digitali E-magazine di creatività e tecnologia per la comunicazione d’impresa. L’obiettivo di Sentieri Digitali è dedicato alla Comunicazione d’impresa in senso lato: ovvero dalle grandi imprese alle pmi e gli artigiani, dai professionisti alle PA, dal Marketing agli obblighi d’informazione per le società quotate. L’intero contesto dell’e-magazine è incentrato sui passi evolutivi della trasformazione digitale.

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