Dall’immagine al marketing, come funziona?

Tula, 9 marzo 1917. In quel mondo sconvolto dal primo conflitto definito mondiale nasce sulle rive del fiume Upa di questa piccola cittadina russa, da genitori lituani, Algirdas Julien Greimas, futuro padre della semiotica mondiale. In parole povere, oggi, per semiotica intendiamo la disciplina che studia i segni ed in particolare la loro significazione; ovvero il modo in cui questi abbiano un senso. “Aliquid stat pro aliquo” solevano dire i filosofi medioevali, che tradotto vuol dire “qualcosa che rinvia a qualcos’altro”, identificando così ciò che è il segno, l’oggetto di studio della disciplina in questione. Ma noi, oggi, al contrario degli eruditi di un millennio fa, possiamo addirittura affermare che la semiotica studia ciò che ci circonda

La televisione, i giornali, internet, qualsiasi mezzo di comunicazione di massa oggi esistente, divulgano messaggi ed informazioni cercando di impressionare le persone attraverso ciò che siamo soliti chiamare messaggio subliminale, intendendo per quest’ultimo un’informazione che il cervello di una qualsiasi persona assimilerebbe a livello inconscio. Un’informazione che può riferirsi a molteplici sensi, ma che in particolare è trasmessa, servendosi del senso della vista, attraverso scritte, foto o immagini. Queste ultime trattano un qualsiasi argomento che nasconde al suo interno, come in un codice cifrato, ulteriori frasi o immagini avulse dal contesto iniziale che rimangono inconsapevolmente nella memoria dell’osservatore. E così facendo, come l’innamoramento è preceduto dal cosiddetto ed a tutti noto, colpo di fulmine, l’acquisto del prodotto passa, senza chiedere il permesso, per il segno che cattura la nostra attenzione, ovvero per l’immagine che lo veicola e tra l’unione dell’immagine stessa con la pubblicità più adatta (allo stesso modo, se non volessimo rimanere legati all’argomento del marketing, si favorisce l’apprendimento di una qualsiasi materia tramite la memoria visiva). Il messaggio visivo, dunque, prende il sopravvento sul contenuto del messaggio stesso e l’immagine permette di comprendere meglio quello che si vuole trasmettere, venendo nel medesimo tempo memorizzata meglio di uno slogan o di una frase.

Difatti, essendo il protagonista nel bene o nel male, è il nostro sguardo che si posa su tutto, ma si sofferma e ricorda solo ciò che maggiormente lo colpisce o lo segna, e quindi anche il contesto in cui l’immagine viene inserita, come afferma lo stesso Greimas, deve essere adatto. La funzione principale dell’inserzione pubblicitaria, insomma, è quella di catturare la nostra attenzione senza cadere nel disturbo, mantenendo così vivo il nostro interesse verso il prodotto che si intende promuovere. E, probabilmente, se compriamo determinate cose rispetto ad altre, se ci circondiamo di certi oggetti, se ci facciamo invadere mensole, scaffali, ripostigli da oggetti, utensili e prodotti futili, allora lo scopo è stato raggiunto.

«L’uomo vive in un mondo significante. Per lui il problema del senso non si pone, il senso è posto, s’impone come un’evidenza, come una "sensazione di compresenza" del tutto naturale.» A. J. Greimas.

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