Non c’è nulla di nuovo sotto il cielo!
Il cittadino vota seguendo le proprie idee e spera che queste trovino riscontro fra quelle portate avanti dai partiti politici. Si pensa sempre che il programma esposto sia coerente con quello divulgato durante la campagna elettorale. Ma durante la gestione del proprio mandato, in maniera schizofrenica, si agisce seguendo un iter completamente diverso, il rimando è machiavellico. Non sempre il fine giustifica i mezzi, specialmente in un momento in cui si discute di rivisitazione del concetto di moralità.
In linea con il tema della conformità alla legge, alcuni comuni hanno manifestato il bisogno di nominare un assessore alla legalità. Nel frattempo, tutti i nostri uomini di Governo, in testa il Presidente del Consiglio, girano il mondo con l’intento di promuovere degli investimenti in Italia, con la presunzione, però, che nessuno a livello internazionale sia al corrente della nostra situazione. Basta leggere i nostri quotidiani dove ripetutamente viene evidenziato il ruolo dell’"assessore alla legalità". Fra gli interlocutori stranieri, almeno qualcuno avrà letto le notizie dei nostri giornali ed immediatamente come si suol dire, avrà fatto i suoi conti, 2 più 2 in questo caso fa 4 e la domanda che verrà automatica sarà la seguente: “Se viene nominato l’assessore alla legalità significa che vivono nell’illegalità e per quale motivo dovrei investire in un paese illegale?”
La stampa il più delle volte si "incarta" su un caso “scandalistico”, vi si sofferma per un mese, in attesa poi dello scandalo seguente. Ciò potrebbe essere anche professionale e coerente, ma vi è un grosso problema e sapete dov’è? Il problema si pone sul fatto che quando arriva lo scandalo successivo il cittadino si è già dimenticato del precedente, non per mancanza di memoria, ma bensì perché lo scandalo è diventano indefinito e non si è imparato niente, non si è risolto niente, il nuovo si sostituisce al vecchio e nulla cambia, come in un circolo che non trova direzione d’uscita. Mancano basi solide, mancano punti di riferimento.
Anche un vescovo della CEI adopera un linguaggio tipicamente politico, sostenendo che ci sono diverse problematiche serie e quindi é inutile insistere a focalizzarsi sul matrimonio. Una dichiarazione che va contro i compiti di Monsignore, considerando che fra questi vi è sicuramente il compito di spiegare il ruolo e le posizioni della chiesa nei confronti del matrimonio, senza tanti fronzoli da dibattito, evitando di entrare nella polemica politica con l’unico intento di ottenere un briciolo di notorietà inutile che in fin dei conti arreca solo danno ai credenti.
Dalle istituzioni, ai partiti, fino alla stampa, tutto questo breve excursus si riassume nella stessa situazione, nel medesimo modo di agire e si riconduce purtroppo al significato di una locuzione, ahimè, emblematica: navigare a vista. Peccato che non vi siano le condizioni per farlo.