Mio padre non è un eroe

Ieri 20 gennaio 2016 ricorreva il compleanno di Antonino Scopelliti, magistrato assassinato dalla mafia il 9 agosto del 1991, proprio in corrispondenza di tale ricorrenza si è tenuta presso la Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati una conferenza in sua memoria dal titolo “Mio padre non è un eroe”. Con l’occasione è stata presentata la proposta di legge sulla responsabilità genitoriale nelle famiglie mafiose.

La conferenza organizzata dalla Camera dei Deputati e dalla Fondazione Antonino Scopelliti, è stata moderata del deputato e presidente della fondazione Rosanna Scopelliti e coadiuvata dagli interventi del DDA di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo e da Lia Staropoli Presidente dell’Associazione ConDivisa, principali fautori della proposta di legge. Al convegno c’è stato l’intervento del Ministro dell’Interno Angelino Alfano e della Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Rosy Bindi che, insieme ai contributi riportati della Presidente della Camera Boldrini e del Presidente della Repubblica Mattarella, hanno commemorato l’operato del Magistrato Scopelliti. Tanti gli elogi alle sue doti di uomo libero, onesto e coraggioso, e alle capacità di Magistrato esemplare che nel suo ruolo ha saputo essere e apparire obiettivo e giusto, mai di parte. All’unisono con l’operato e la memoria di Antonino Scopelliti è stato più volte ribadito l’imperativo di unirsi seguendo il percorso da lui indicato nel proseguio della lotta alla criminalità organizzata.

Seguire un eroe con sinergia, unendo le forze, facendo squadra come rivendica lo stesso Aldo Pecora, Presidente dell’Associazione “Ammazzateci Tutti”, reclamando un maggiore ascolto da parte della Commisione Antimafia verso le realtà locali che come la sua organizzazione combattono l’ndrangheta nei luoghi dove essa si genera. Unendosi e sostenendo anche le forze dell’ordine, perchè come sottolinea Lia Staropoli: “i cittadini onesti stanno dalla parte delle Forze dell’Ordine e delle Forze armate”.

Il caso Scopelliti non è ancora chiuso, verità giudiziarie ancora non ci sono. Per molto tempo il suo assassinio è stato fin troppo trascurato dalle istituzioni: “Scopelliti è stato un giudice dimenticato, un giudice solo, l’isolamento è il dolore più grande”. Il Mezzogiorno non può essere dimenticato, e nemmeno un uomo come Antonino Scopelliti. Se il caso è stato  riportato alla luce, ed è stata riaperta un’indagine verso la giustizia, il merito è anche del Pm Lombardo che in primis ha portato e sta portando avanti questa battaglia. Come lui stesso afferma, “è proprio nei casi che vengono dimenticati, occultati  e sulla giustizia che non viene esplicitata che la criminalità organizzata trova i migliori biglietti da visita per accrescere il proprio capitale sociale”, perchè è proprio sul fallimento delle leggi e degli interventi statali che si rinvigoriscono le leggi della malavita.

Il pm Lombardo con la Dott.ssa Lia Staropoli si sta facendo principale autore e portavoce di una proposta di legge antimafia che si focalizza sulle dinamiche familiari ed educative alla base della genesi e della rigenerazione dell’attività criminale organizzata. La legge è proprio quella che vuole intervenire sulla responsabilità genitoriale nelle famiglie mafiose. La proposta va a tutela dei minori e fa leva sui loro diritti. Perchè come sottolinea Aldo Pecora: “tutti i figli di mafiosi non hanno possibilità di vivere in contesti normali, al contrario, quelli in cui crescono sono contesti devianti”. Aggiunge la Staropoli: “Un bambino crescendo in un contesto familiare mafioso, diventa inevitabilmente un mafioso. Non vi sono alternative”. Nell’intento di questa proposta di legge, quindi, vi è l’impeto di rendere un’alternativa più sana, in grado di dare una vita normale al minore. “La mafia spesso appare come un sistema senza via d’uscita e la cultura mafiosa rappresenta un altro stato con le sue leggi che non possono essere violate”, come aggiunge il Pm Lombardo affermando che i figli di mafiosi sono perfettamente consapevoli del loro destino, pur non condividendo alcuni valori imposti. Il minore perciò va ascoltato, nell’interesse normativo vi è quello di tutelarlo, non possono essere violati i principi normativi, i valori e i concetti base dell’educazione. Una volta maggiorenne una via alternativa c’è.

Con il convegno in memoria di Antonino Scopelliti si è resa una discussione che mai fu più necessaria, nel rafforzare la lotta alla mafia, un’occassione per accrescere la forza di una risposta preventiva al proliferare della criminalità: “non si può desistere passivamente ad un rigenerazione continua della criminalità organizzata”; perchè appunto “un bambino deve poter realizzarsi al di fuori dei contesti criminali, un bambino non può crescere in un contesto malato, non può essere utilizzato come scudo umano”.

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