Intervista a Lia Staropoli: combattere la criminalità organizzata sostenendo le Forze dell’Ordine

La settimana scorsa, il 20 gennaio, siamo stati alla conferenza presso la Camera dei Deputati che ha ricordato Antonino Scopelliti, magistrato assassinato dall’ndrangheta. Un evento di memoria dovuto, necessario, reso ad un uomo onesto fin troppo trascurato nella sua missione contro la criminalità organizzata, che è stato spunto di riflessione e confronto per rinnovare il dibattito e l’impegno nella lotta alla mafia. Con l’occasione si è svolto un focus su una proposta di legge relativa agli strumenti della magistratura applicati alla responsabilità genitoriale nelle famiglie mafiose. Una proposta redatta dal DDA di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo e Lia Staropoli, Presidente e Fondatrice di ConDivisa, associazione a sostegno delle Forze dell’Ordine che tutela la sicurezza e i valori etici e sociali nella battaglia contro la criminalità. Proprio con Lia Staropoli abbiamo avuto la possibilità di conoscerci e scambiare due chiacchiere, cogliendo l’opportunità per porle alcune domande. Lia, dunque, ci ha parlato del suo impegno a sostegno delle forze dell’ordine e delle forze armate e ci ha raccontato il suo punto di vista sulla lotta alla criminalità organizzata. Gli elementi di questa intervista li abbiamo raccolti a seguire in questo articolo che condividiamo con voi.

1 – Lia Staropoli, i suoi studi prima e il suo percorso professionale poi, sono all’insegna della lotta alla criminalità organizzata. Fra le tante cose, ha redatto una tesi sulla ‘ndrangheta, fa parte del movimento antimafia “Ammazzateci Tutti” e ha fondato l’associazione “ConDivisa” che si propone di affiancare le donne e gli uomini in divisa promuovendo i valori etici e sociali che caratterizzano gli operatori delle Forze dell’Ordine. Ma quali sono stati, nel suo percorso di crescita così evolutosi, i fattori che l’hanno influenzata e spinta nel suo impegno contro la mafia?

Sono nata a Limbadi in una zona ad altissima densità mafiosa, premetto che la maggior parte delle famiglie in queste zone sono oneste ma, le organizzazioni criminali controllano il territorio capillarmente, dall’economia agli enti locali e, purtroppo prendono in ostaggio anche molte coscienze legittimandosi anche attraverso la religione. Contemporaneamente delegittimano gli uomini e le donne delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate. Credo sia perfettamente normale schierarsi dalla parte della legalità, non credo di fare nulla di straordinario, comprendo che talvolta sembra essere ancora l’eccezione e non la regola. Indubbiamente ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che mi ha trasmesso con l’esempio valori come l’onestà e il senso del dovere. Tutto quello che è accaduto in questi anni  è una logica conseguenza. Nel 2005 ho incontrato i ragazzi del neonato movimento antimafia “Ammazzateci Tutti”, abbiamo proseguito il percorso crescendo insieme. Ben presto abbiamo capito di non essere una minaccia solo per la mentalità mafiosa ma, anche per altre “realità antimafia” che realizzano con ingenti fondi quello che noi realizziamo gratuitamente. Ma per quanto mi riguarda queste iniziative si devono realizzare gratis, non trovo giusto stanziare finanziamenti milionari per questo genere di progetti mentre Carabinieri, Poliziotti e Militari della Guardia di Finanza non hanno nemmeno i fondi per i giubbotti antiproiettile. Ho realizzato una iniziativa proprio a Limbadi con soli 200 euro spesi di tasca mia, all’evento hanno preso parte generali e onorevoli. In una delle roccaforti della ‘ndrangheta abbiamo conferito un riconoscimento ai Militari della Guardia di Finanza e ai Carabinieri, nessuno lo aveva mai fatto prima d’ora.

2- Nell’ultima settimana diverse notizie di svariati arresti tra Roma e Torino collegati ad infiltrazioni mafiose, ‘ndrangheta e camorra coinvolte. Qual’è la situazione attuale, tracciando un quadro generale, del sistema di contrasto alla criminalità organizzata, delle forze e delle organizzazioni antimafia in Italia, istituzionali o meno? Qual’è, secondo lei, lo stato di salute di tale sistema oggi?

La parte sana e funzionante del sistema è rappresentata dalle Forze dell’Ordine e dalle Forze Armate, con pochissimi mezzi ed equipaggiamenti a disposizione, operatori massacrati da tagli e da turni, con tanti sacrifici e con un acume investigativo fuori dal comune, riescono a portare avanti le migliori operazioni antimafia. Paradossalmente la parte malata è rappresentata proprio da certe associazioni sedicenti antimafia che, il presidente del Senato Grasso ha definito “impegnate nella corsa al finanziamento pubblico e privato”. Queste associazioni hanno una colpa molto grave che, non è solo quella di legittimare al proprio interno soggetti che conferiscono consenso sociale ai boss nelle roccaforti della mafia, hanno alimentato in maniera irresponsabile e sconsiderata una “caccia allo sbirro” senza precedenti. Fornendo non poche argomentazioni ai peggiori criminali. Con presunte “trattative” dei Carabinieri e presunti “pestaggi” dei poliziotti, hanno per anni delegittimato interi corpi di polizia, legittimando in questo modo inevitabilmente ogni forma di criminalità. Hanno reso colpevoli di ogni forma di nefandezza gli uomini dell’intelligence, l’opinione pubblica è ormai contaminata da articoletti che hanno favorito carriere nell’antimafia ma privi di ogni riscontro oggettivo, funzionali solo all’audience. Hanno ammazzato professionalmente i migliori investigatori, un modus operandi tipico della ‘ndrangheta. Non dimentichiamo infatti che nella ‘ndrangheta è stato istituito il ruolo di “santista” con la funzione intrinseca di fingere di collaborare con la Giustizia per depistare e per levare di mezzo gli “sbirri” più pericolosi in maniera definitiva e "senza spargimenti di sangue".

3- A livello mediatico, l’industria culturale e dell’informazione cosa sta facendo, cosa sta sbagliando, cosa dovrebbe fare?

L’informazione ha reso eroi certi cialtroni che sono stati arrestati e condannati, mentre ha sbattuto in prima pagina come mostri in divisa persone che hanno fatto il proprio dovere, come il Dr. Vittorio Pisani, il Capitano Ultimo, i poliziotti e i carabinieri nel caso Uva e in altri casi analoghi. Dopo le assoluzioni nessuno chiede scusa. Eppure abbiamo famiglie completamente distrutte di persone che mentre accompagnano i propri figli a scuola vengono insultati. “Quel sospetto” non si dissolve mai nell’opinione pubblica. L’informazione deve essere indipendente da certe ideologie pericolose. L’informazione ha la responsabilità di entrare nelle case delle famiglie ed oltre ad informare finisce per “formare”. Abbiamo anche tanti esempi positivi di giornalisti che con professionalità e dedizione raccontano i fatti.

4- Quali sono i casi virtuosi, i corpi, le organizzazioni che meritano una particolare menzione nella lotta alla criminalità organizzata?

Gli uomini e le donne delle Forze dell’Ordine, delle Forze Armate, dell’Intelligence e tutti coloro che li sostengono, loro solo l’unica, autentica, antimafia, non esiste nessuna legalità “dall’altra parte”. Resta il fatto che non  è l’appartenenza ad una intera categoria di persone a determinare l’onestà dell’individuo. Allo stesso modo l’antimafia non deve essere una professione, ma un impegno costante mentre si compie il proprio dovere. Non è l’appartenenza ad una associazione piuttosto che all’altra, perché anche nelle associazioni più inquinate ci sono persone perfettamente in buona fede, ignari di fare parte di qualcosa di radicalmente contaminato.

5- Ci racconta nel dettaglio le attività di “ConDivisa” ed i responsi positivi piuttosto che le criticità che tale iniziativa ha colto e coglie all’interno di un sistema come quello del nostro Paese?

L’associazione si propone di promuovere i valori etici e sociali che caratterizzano gli uomini e le donne in divisa, i ragazzi hanno bisogno di esempi positivi, siamo circondati e bombardati mediaticamente da esempi negativi imposti da ideologie molto pericolose. Non può essere imposto come un esempio di vita chi ha condotto la propria esistenza in maniera rovinosa e disonesta. Inoltre è necessario educare i ragazzi alla collaborazione con le Forze dell’Ordine, la sicurezza deve essere il risultato di una forte sinergia tra cittadini e Forze dell’Ordine, in questo modo si neutralizza contestualmente anche il “consenso sociale” che viene conferito alla criminalità organizzata. Le nostre iniziative autofinanziate cercano di seguire questa linea, sono orgogliosa di essere riuscita a realizzare a Limbadi un momento solenne per coloro che si adoperano costantemente per la nostra sicurezza. Con la nostra rete di associazioni antimafia, il Movimento Antimafia “Ammazzateci Tutti” e la Fondazione “Antonino Scopelliti”, nel corso workshop “Servitori dello Stato” siamo riusciti a conferire un riconoscimento al Comandante Regionale della Guardia di Finanza, il Generale Gianluigi Miglioli, e al Comandante Legione Calabria dei Carabinieri, Generale Aloisio  Mariggiò, qualche anno prima, in provincia di Vibo Valentia al suo predecessore il Generale Adelmo Lusi. Ma siamo stati gli unici a conferire un riconoscimento a tutti i militari dell’Arma della Stazione di Limbadi, Carabinieri in prima linea. Ho molta ammirazione per l’Arma, perché quella pattuglia che passa e si occupa della mia sicurezza è composta da Carabinieri. Il giorno 20 nel corso di un evento a Palazzo Montecitorio, ho avuto l’onore di ringraziare pubblicamente il Comandante Generale Tullio Del Sette, perché quando si spengono i riflettori sul fenomeno ‘ndrangheta, qui a Limbadi posso contare solo su quella pattuglia degli uomini del Comandante Carmine Cesa, del Capitano Francesco Manzone e del Colonnello Daniele Scardecchia. Siamo vicini anche agli altri corpi di polizia, abbiamo premiato il comandante del Carcere di Vibo il Commissario Domenico Montauro e due Poliziotte Penitenziarie che,  hanno individuato e arrestato la sorella di un detenuto che nascondeva sostanze stupefacenti da portare in carcere al proprio congiunto durante il colloquio. Siamo molto attenti anche alle problematiche del corpo di polizia penitenziaria, non è un caso se spesso diveniamo portavoce delle loro esigenze. Ho molta gratitudine per il Ministro della Giustizia Orlando che, ci ascolta e sembra voler risolvere concretamente i problemi del Corpo di Polizia Penitenziaria. Iniziando dai funzionari che finalmente avranno lo stesso trattamento giuridico dei funzionari della Polizia di Stato. Non ci sfuggono le operazioni investigative di questo corpo di Polizia, molte indagini partono dalle carceri, è inevitabile visto che i boss cercano di continuare la propria attività criminale impartendo ordini dalle celle, da qui la brillante operazione “All inside” del NIC ed il riconoscimento al Commissario Luca Bontempo già Comandante del Nucleo Investigativo Centrale e attualmente alla DIA.

6- Infine le chiedo, secondo Lia Staropoli, come si combatte e come si neutralizza il potere della criminalità organizzata?

Investendo nelle Forze dell’Ordine e nelle Forze Armate. Non posso pensare che per ognuno di questi uomini non si trovi un giubbotto antiproiettile durante le più pericolose operazioni antimafia. Contro una criminalità organizzata che può permettersi armi e mezzi innovativi dobbiamo competere con la migliore tecnologia. E siamo nella giusta direzione, ne è un esempio la stipulazione del protocollo di intesa tra l’Aeronautica Militare e l’Arma dei Carabinieri e Polizia, l’accordo siglato dal Generale Pasquale Preziosa Capo di Stato Maggiore dell’A.M.  prevede il concorso con Aeromobili a Pilotaggio Remoto Predator dell’Aeronautica Militare ad attività istituzionali della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. Questo consente di rilevare la presenza di minacce dall’alto e quindi una maggiore sicurezza per gli operatori a terra.

La politica deve fare la sua parte. Il 20 con l’On. Rosanna Scopelliti abbiamo presentato alla stampa  una proposta di legge, scritta interamente dalla sottoscritta e dal Dr. Giuseppe Lombardo per la decadenza e la perdita della responsabilità genitoriale per i mafiosi.

Ho chiesto supporto al Dr. Lombardo perché per merito della sua straordinaria preparazione è riuscito a conseguire risultati analoghi con la sola normativa vigente, norme che comunque non sono sufficienti.

Far passare questa proposta di legge significa arrivare ad una svolta nel contrasto alla ‘ndrangheta, che consiste soprattutto nel salvare i bambini da un destino segnato fatto di criminalità, carceri e agguati mortali. Nelle sanguinose faide i bambini vengono educati alla vendetta fin da piccolissimi, indottrinati alle spietate regole della famiglia. Ovviamente non basterà solo questa legge per svuotare il potere delle associazioni criminali serve una politica basata sulla sicurezza: abbiamo gli uomini e le donne delle Forze dell’Ordine, delle Forze Armate e dell’Intelligence migliori al mondo ma mentre sventano attentati e arrestano criminali sono costretti a subire pestaggi, accoltellamenti e gogne mediatiche, vessati da tagli e da turni, da minacce e da aggressioni, in strada e nelle carceri. E’ necessario supportarli concretamente con: 1. Garanzie Funzionali 2. Assunzioni 3. Equipaggiamenti equamente distribuiti 4. Nuovi mezzi 5. Nuove caserme.

Loro sono l’unica, autentica Antimafia.

La forza intimidatrice della ‘ndrangheta si basa anche sul consenso sociale, a questo dovrebbero servire le associazioni , a neutralizzare il consenso sociale sul territorio che assicura alle organizzazioni criminali mafiose, reticenza, controllo e informazioni. Le associazioni devono educare i cittadini a cooperare con gli uomini e le donne delle forze dell’ordine e delle forze armate. E soprattutto realizzare ogni cosa gratuitamente.

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