Il racconto di Jacopo Mele tra digital life coaching ed innovazione: “…connettere le persone per scambiare sapere”

Casi virtuosi di giovani italiani brillanti che si distinguono con la propria creatività ricorrono spesso, anche se poi accade che per fare grandi cose e valorizzare talento e competenze si debba andare a cercare fortuna all’estero, creando collegamento con i poli ed i network internazionali che più di altri consentono di alimentare l’innovazione e magari di ricondurla alla crescita della nostra Italia.

Uno di questi ragazzi è Jacopo Mele, giovane digital coach e innovatore che di queste “grandi cose” ne sta facendo a iosa. Riconosciuto a livello internazionale come uno dei giovani più promettenti, ha ricevuto il Premio Italia Giovane nel 2014, e Forbes poche settimane fa lo ha inserito fra i 30 under 30 più influenti d’Europa.

Jacopo iper impegnato, fra una consulenza e l’altra, ci ha dedicato un po’ del suo tempo e ci ha raccontato un pezzo della sua già intensissima esperienza.

1.       Nato a Salerno, poi Roma, Londra, è in perenne movimento su progetti e città diverse, cosa lo ha spinto in questo suo itinerario? 

Sono un esploratore, e vado lì dove ci sono persone da connettere per scambiare sapere. A Roma ho vissuto durante gli anni dei miei studi in Cinematografia, Londra è l’hub europeo dove tutti atterrano per ripartire e logisticamente è il luogo più comodo in Europa per fare networking, un po’ come la Roma di 2000 anni fa. 

2.       Ha iniziato molto presto con la programmazione, si è distinto giovanissimo fra i giovani più intraprendenti d’Italia, si butta su un progetto dopo l’altro, Forbes l’ha inserita fra i 30 giovani più influenti d’Europa a livello politico. Come ci si sente dinnanzi ad un simile riconoscimento a soli 22 anni?

Sono felice di questo riconoscimento, frutto di tutto il lavoro svolto finora insieme alla mia rete. Certamente non è un punto di arrivo, ma è senz’altro un grande incoraggiamento per continuare su questo sentiero.

3.       In che cosa consiste il mestiere del “digital life coach”?

Il Digital Life Coach è una figura trasversale, un consigliere strategico che affianca le figure chiave all’interno di un’azienda trasferendo il proprio know how per consentire la comprensione dei passi necessari per presidiare al meglio la soglia tecnologica, permettendo all’impresa di essere attuale.

4.       Nell’ambito digital life, qual’è la problematica più diffusa, che si ripete più spesso, fra le persone e le aziende che si affidano alla sua consulenza?

La problematica più diffusa è che spesso nelle aziende il pensiero risulta essere molto tattico, ma raramente strategico. Questo fa sì che si intraprendano delle strade dimenticandosi del punto di arrivo.

5.       Jacopo Mele oggi si definisce più un tecnologo o comunicatore?

 Mi definisco un connettore, di idee e di persone. 

6.       Alcuni progetti di rilievo a cui ha lavorato o sta lavorando? Quali nuovi progetti ha in serbo per il futuro? (Ci racconta il suo nuovo progetto “Areea”?)

Attualmente sono il Direttore dell’Unità Strategica di Areea, azienda che disegna e commercializza soluzioni per permettere a chi vive in città di non rinunciare a mantenersi in buona salute. Per raggiungere quest’obiettivo prendiamo le più grandi innovazioni dai campi della Life Science e della Biotecnologia e le trasformiamo in prodotti accessibili che si adattino alla vita quotidiana delle persone. 

7.       Nella scelta del percorso di crescita ha aggirato lo step Università, dunque, come si è specializzato in tutte le competenze in cui è coinvolto? Da autodidatta?

Oggi puoi consolidare competenza e conoscenza con percorsi personalizzati. Ognuno di noi è diverso e può valorizzare al meglio le proprie inclinazioni. Può frequentare MOOC rilasciati dalle più grandi Università al mondo che presidiano realmente quelle materie. Trovo, dunque, che il percorso classico nelle Università – come inteso ad oggi – sia limitante per l’uomo, perché non lo valorizza. Crearsi un percorso personalizzato presuppone una presa di coscienza e di responsabilità, e l’avere ben chiari i propri obiettivi. L’Università invece, ti culla in un percorso standard costruito non per te, ma per qualsiasi altra persona. 

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