Elementi del sistema politico americano ai tempi delle elezioni presidenziali

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti rappresentano un evento globale, tanto e più del Super Bowl. Quello delle elezioni è un periodo in cui uno stato americano, anche il meno noto, come il poco popolato e semideserto Iowa, può avere una risonanza mediatica senza paragoni. Quei pochi elettori che il 1 febbraio hanno partecipato al caucus nello stato del centro degli States, dando la vittoria a Ted Cruz, hanno avuto modo di far parlare di sè a livello globale, il loro piccolo e trascurato stato ha ottenuto grande importanza grazie alle elezioni.

Le elezioni americane sono un evento, una vetrina e rappresentano uno spettacolo politico mondiale. Le seguiamo anche dall’Italia, con molto interesse, con dibattiti, studi, corsi, conferenze e tavole rotonde. Proprio due giorni fa, al Centro Studi Americani di Roma, la Junior Fellows ha organizzato una conferenza molto interessante sulle primarie americane con importanti ospiti e cultori della storia politica americana, come Massimo Teodori e Emilio Iodice, che hanno illustrato i temi e i metodi delle elezioni americane.

Quando osserviamo gli States, lo facciamo anche con un certa invidia, guardiamo a un sistema costituzionale composto da procedure, concreto, snello e definito, e ripensiamo a certi caratteri del nostro ordinamento con una certa frustrazione. Oggi, perciò, abbiamo deciso di condividere con voi alcune pillole che spiegano e caratterizzano il sistema politico-elettorale americano, alcune definite e illustrate proprio da Massimo Teodori, probabilmente il più importante esperto di politica americana in Italia e fra i più importanti al mondo.

1 – Quello degli Stati Uniti è un regime presidenziale, dove il Presidente è capo sia dello Stato che del Governo, “è investito del potere esecutivo”, è l’unica autorità nazionale che rappresenta l’intera nazione.

2 – Le Primarie si svolgono da Febbraio a Giugno, il sistema viene regolato Stato per Stato, così come il conteggio dei voti popolari, e vi votano i cittadini registrati e tutti i cittadini che vogliono votare. Il voto negli USA non è automatico, non è un dovere. Si vota con due modalità: votano i registrati e votano gli iscritti al partito.

3 – Negli anni ’70 le primarie coinvolgevano soltanto 13 Stati, ad oggi sono 50, e possono essere chiuse o aperte: nel primo caso vota solo il registrato, dove la registrazione viene definita dallo stesso Teodori come “un fatto partigiano”; nel secondo, invece, può votare qualsiasi persona registrata con qualsiasi etichetta. Nelle primarie americane non si può influire o fare il doppio gioco su una fazione opposta, un repubblicano vota repubblicano.

4 – Ogni Stato ha un punteggio, tutti gli States valgono 538 pt, ma ad esempio vi sono 5 stati che insieme valgono 3 punti e poi c’è la California che da sola vale 55 punti. Si dice che negli USA otto Stati possono essere sufficienti e decisivi per andare alla Casa Bianca.

5 – In America vige il principio maggioritario, non vi è maggioranza e opposizione, chi vince governa. In America i partiti non esistono, non c’è un sistema partitico, l’unico momento nazionale in cui esistono i partiti è al momento delle convenzioni. Le convenzioni nazionali dei partiti maggiori si svolgono nei mesi di luglio e agosto e culminano nella nomina del candidato ufficiale di ciascun partito.

Il sistema politico americano rappresenta un modello chiaro e completo che è riuscito ad essere dinamico e funzionale nell’evolversi, rispondendo alle esigenze di cambiamento della società. La politica storicamente cambia, si evolve, e con essa muta anche l’impegno ed il senso etico dei cittadini. Emilio Iodice con una certa speranza a proposito dei “millennials” afferma: “La generazione dei millennials non sta partecipando molto, è chiaro però che c’è stata una recessione grave, si percepisce una perdita di controllo sul futuro, vi è incertezza ed insicurezza, l’utenza alle urne ritornerà a crescere, è sarà motivata a tornare a votare, ad impegnarsi a livello elettorale”.

6 – Negli USA le percentuali di votanti sulla popolazione si aggirano mediamente intorno al 50 %, i picchi più alti ci sono stati nel 1964, con un’impennata al 57/58%, e nel 2008 con Barack Obama che è ritornata dopo molti anni al 57%. Nel 2012 è scesa al 55%, comunque mantenendosi sopra la media.

7 – La politica cambia e cambia il fenomento elezioni anche con il mutamento della composizione demografica. Negli States, oggi, le persone di colore e i latinos superano il 30%. Gli studiosi sostengono che nel giro di 10 anni i “non-white” supereranno i “white. Rispetto a quest’ultimi il tasso di crescita dei “non-white” risulta molto più elevato.

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