La Si-Ies è da sempre attenta all’innovazione tecnologica seguendone sia i risvolti scientifici che quelli tecnico-aziendali.
In tale ambito, nei media e soprattutto nella stampa specializzata internazionale, si sostiene ripetutamente che l’”Internet delle cose” investirà il mondo. Sempre più device comunicheranno tra loro, trasformando l’ecosistema nel quale viviamo, laddove qualsiasi cosa con cui interagiamo attivamente o passivamente sarà parte comunicativa della Rete.
I campi di applicazione dell’IoT sono molti e quasi indefiniti. La Si-Ies ha nel proprio osservatorio una buona presenza di risultanze sia tecniche che scientifiche ed è dotata di un angolo tecnologico che è stato costituito presso la società a solo titolo dimostrativo, per poter presentare a giovani ricercatori, professionisti e aziende come funziona dal punto di vista tecnico il mondo dell’Internet of Things.
Assemblato in modo molto semplice, è costituito dalla scheda Arduino Uno e da svariata componentistica per implementare vari set-up. Sono inclusi dispositivi di sensing quali ad esempio: PIR-sensore di prossimità; un sensore di pioggia; un sensore per la temperatura; un sensore per il livello di liquido; un igrometro per il suolo; fotoresistori per l’intensità luminosa; un trasduttore ultrasonico; etc…
L’obiettivo è di far capire in maniera semplice ed opportuna a coloro che sono interessati all’Internet of Things non solo le specifiche ed il funzionamento della componentistica tecnologica, ma bensì le potenzialità dei sensori in dotazione, che permettono di attuare diverse attività di sperimentazione, sviluppo e testing. Ragionando dal micro al macro, tale componentistica IoT, testata in un laboratorio tecnologico anche esiguo, può offrire una “palestra” per svariate applicazioni, ad esempio nell’ambito assicurativo per i beni: pensiamo in particolare ad un sistema che tiene sotto controllo un edificio, una centrale, controllando sempre ed in maniera costante un processo per rilevare eventuali ipotetiche rotture e variazioni di continuità.
Pensiamo ai centri storici, ai palazzi monumentali ricadenti sotto l’egida dei beni culturali per la quale, come è ben noto, il nostro Paese può essere considerato il primo al mondo. Quante modalità di applicazione IoT potremmo testare con tali componenti, immaginando un prototipo per un progetto più ampio di monitoraggio e controllo dei beni culturali?
Questo vuole essere anche un input per i giovani studenti universitari che vogliono affrontare tesi sperimentali specifiche sull’argomento.
In tal senso, a stimolo della ricerca e dell’innovazione, il nostro appello va, dunque, alle autorità governative che dovrebbero recepire le istanze europee, a partire dai finanziamenti erogati ed indicati già nel contesto di Horizon 2020, anche attuando politiche specifiche in ambito nazionale e regionale.
