Confindustria: le linee guida tracciate dal neopresidente Vincenzo Boccia

All’assemblea generale  di Confindustria, tenutasi ieri 26 maggio, il neopresidente Vincenzo Boccia, alla sua prima enunciazione pubblica, ha snocciolato diverse linee guida per lo sviluppo sulla quale Confindustria mira a fare leva per spronare imprese, istituzioni e sistema Paese.

Fin da subito nella relazione, l’istituzione dell’industria italiana, rivendica la propria passione ed il proprio impegno nel mantenere alte le capacità nel rappresentare gli interessi di tutte le imprese. Un comparto che dal dopo dopoguerra ad oggi, anche oltre la crisi, ha saputo contraddisitinguersi per creatività, per il saper fare e lo stile che da sempre caratterizza l’italianità.

Le imprese oggi devono attrezzarsi al nuovo paradigma economico, con un salto, un cambiamento culturale, un nuovo stile imprenditoriale, ed il compito di Confindustria, ci tiene a sottolinearlo il nuovo presidente: “…è quello di far si che le imprese imbocchino la strada giusta”. Serve una nuova mentalità ed un nuovo approccio anche fra le istituzioni: “le imprese somigliano ai nostri figli: se li amiamo davvero, dobbiamo lasciarli emancipare”. “Serve maggiore dialogo tra istituzioni e imprese, la cultura dello sviluppo economico contamini l’amministrazione pubblica, la giustizia con decisioni e scelte sulla base della conoscenza reciproca”. Perciò una componente di diffusione della conoscenza, perchè non proviamo ad introdurre sul serio dei servizi alle imprese in termini di cultura e formazione?

Sugli asset del finanziamento le politiche devono innovare i modelli e la governance. Necessario raccogliere capitale adeguato, le imprese devono utilizzare strumenti finanziari alternativi e divenire meno bancocentriche. Dall’altro lato, le banche stesse devono tornare a parlare con gli imprenditori. Dovranno focalizzarsi su degli asset intangibili, perchè gli elementi qualitativi vanno valutati al pari degli elementi quantitativi del bilancio. In questo modo possiamo rilanciare la produttività. Una variabile dinamica, nella quale si dispiega la crescita del paese, un elemento che passa anche e soprattutto per le opportunità delle nuove tecnologie, da cui scaturiscono nuovi mercati. Dobbiamo recuperare il sostanziale “gap” che abbiamo in confronto alle altre potenze europee del manifatturiero.

Uno dei punti cardine per Boccia: farsi riconoscere il prezzo dell’enorme valore qualitativo di ciò che produciamo (price per value). Puntare sulle filiere per rendere più competitivo il sistema produttivo, più capacità di stare sui mercati globali. Dobbiamo rilanciare Italia, seconda potenza manufatturiera europea, sesta nazione esportatrice di valore aggiunto.

Ai giovani dobbiamo raccontare l’identità industriale di questo Paese. Dobbiamo crescere, si nasce piccoli e poi si diventa grandi, così devono fare anche le nostre imprese, svincolarsi dallo statica accezzione di una micro-impresa a tutti i costi; all’inizio si deve, si può sperimentare in piccolo, ma poi dobbiamo ragionare e consolidarci in grande.

Boccia evidenzia come le tecnologie digitali rappresentino un driver della crescita, in grado di aumentare produttività e competitività. Oggi “…lavorare è soprattutto comunicare. Si annullano le distanze di luogo e tempo”.

Sono sempre più fondamentali fenomini come Big Data, l’Internet of Things, avverte il neopresidente: “facendo sempre affidamento all’intelligenza umana verò serbatoio di idee e creatività”.

Innovare è la chiave, le imprese hanno superato la crisi perchè hanno innovato. Hanno modernizzato su più livelli, compresa la governance. L’innesco è una nuova politica industriale che sfrutti un’industria innovativa, sostenibile e interconnessa; che sfrutti la ricerca ed i progressi scientifici all’interno di nuovi prodotti e servizi. Sfruttare appieno le tecnologie digitali. Trasformare vincoli ambientali in opportunità.   

Sulla questione energetica, Boccia enfatizza una criticità troppo spesso trascurata, quella di alcune politiche energetiche europee che non sempre valorizzano il nostro Paese. Perciò ritiene di fondamentale importanza ribadire l’ambizione dell’Italia di diventare un hub internazionale del gas, di far valere le proprie intenzioni. Con ciò si evidenzia che a livello di efficienza energetica serve un piano nazionale in coerenza con gli accordi di Parigi e con gli impegni europei di sostenibilità. Riqualifichiamo gli edifici pubblici e le abitazioni civili, mettendo in piedi un programma nazionale. Dobbiamo salvare le periferie, le “fabbriche di desideri”, Renzo Piano in questo caso insegna.

Un grande richiamo viene dato a livello politico amministrativo e burocratico. Boccia critica la lentezza e l’inefficienza di un sistema italiano statico e per certi aspetti obsoleto. “Servono riforme non può esistere un capitalismo moderno senza una democrazia moderna, senza istituzioni moderne”. “Una democrazia moderna prevede che chi si oppone a una riforma, a un governo o a una misura avanzi proposte alternative subito praticabili e non usi l’opposizione solo per temporeggiare”. La “zavorra” di norme,  regolamenti, resta pesante, oltre a quelle nazionali anche quelle di governo locale. Si pensi ai tempi interminabili per rilasciare un appalto o un permesso.

Nel nostro Paese che oltre a subire un meccaniscismo burocratico si palesa la continua offesa dell’illegalità. Una forza minacciosa che va estirpata. Va punita socialmente: “si deve isolare chi viola il patto sociale e frena il progresso economico, fa concorrenza sleale, scoraggia l’accumulazione di capitale e peggiora la qualità delle istituzioni”. “L’illegalità si elimina con istituzioni che funzionano, non con nuove norme. Quando il mercato è libero. Non quando il mercato è del più forte o del più furbo”.

Dunque i trasporti e le vie di comunicazione: 8 km di costa ci impongo di parlare di economia del mare. Necessario un piano strategico sulla portualità e a livello di logistica è un progresso in termini di razionalizzazione ed efficienza ma è criticabile sul piano della governance. Potremmo, dovremmo – spiega Boccia – “cogliere nuovi traffici dal raddoppiato canale di Suez, rendere i porti realmente competitivi”.

Sul fenomeno migrazioni, Boccia si allinea su una libera circolazione delle persone ed invita ad opporci alla costruzione di muri – “30 anni fa i muri li abbattevano”- e ad  affrontare la migrazione con soluzioni mature, dobbiamo educare alla tolleranza, promuovere anche con questo approccio la crescita economica e soprattutto uno sviluppo sociale.

Infine chiude sulla questione meridionale: “Al sud non servono politiche straordinarie, servono politiche più intense ma uguali a quelle necessarie al resto del Paese. Sfruttando con intelligenza i fondi europei”.

La prima assemblea pubblica, quindi, a dato attenzione ai fattori strutturali della competizione con uno sguardo sul medio-lungo termine, le priorità sono la centralità dell’innovazione e la valorizzazione del ruolo d’impresa, con un uso convergente di tutte le leve dell’intervento pubblico. Le sfide sono globali, le strategie sono europee e gli interventi sui territori vanno resi coerenti.

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