La protezione civile e la spesa a carico dei comuni

Nella maggior parte delle grandi città italiane si spendono meno di 3 euro per abitante per finanziare a livello locale sedi, strutture e mezzi. Il minimo a Trieste, con 0,24 centesimi pro capite. Il posto dove si spende di più è Venezia, con 8,48 euro pro capite, seguita da Napoli (4,37 euro).

In caso di calamità naturali o altre emergenze, la protezione civile è la prima struttura deputata a intervenire. In base alla legge 225 del 1992, il servizio di protezione civile non è più offerto solo da organizzazioni istituzionali, come i vigili del fuoco, l’esercito o altri enti pubblici. Anche associazioni di volontariato e organizzazioni di privati cittadini possono essere inseriti nel sistema, il cui coordinamento spetta a un dipartimento istituito presso la presidenza del consiglio.

Questo a livello centrale. A livello locale, le organizzazioni di protezione civile necessitano di sedi, mezzi e altre strutture per poter svolgere la loro missione. Un compito di cui, non di rado, si fanno carico i comuni.

Abbiamo perciò misurato quanto spendono i maggiori comuni italiani. Questa voce di uscita, presente su openbilanci.it, somma tutte le spese destinate al sostegno dei gruppi di protezione civile locale, incluse quelle per la costruzione o l’affitto di locali destinati a tali attività.

La classifica 2014 dei comuni con più di 200mila abitanti mostra che è Venezia la città che spende di più in protezione civile (€ 8,48 per ogni residente). Secondo e terzo posto per Napoli (4,37 euro) e Roma (3,02 euro). Seguono Firenze (al quinto posto con 2,29 euro spesi per abitante), Genova (€ 1,81), Catania (€ 1,74), Palermo (€ 1,4) e Verona (€ 1,34).

Tutte le altre città spendono meno di un euro per ogni abitante : Torino è decima con 98 centesimi per residente, seguono Milano (€ 0,91), Padova (€ 0,84), Bologna (€ 0,7), Bari (€ 0,34) e Trieste (€ 0,24).

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