La comunicazione qualche volta inganna il cittadino, troppo in fretta si fanno degli annunci su fatti che si ritengono già verificati ma poi analizzando il concreto si deduce che si è fatto poco o nulla. L’Industria 4.0 non deve essere uno slogan, serve un impegno vero da parte del Governo affinché si sviluppino delle linee guida e, nello stesso tempo, servono agevolazioni fiscali in grado di incentivare il processo di innovazione.
Il tema dell’Industria 4.0 è stato oggetto di considerazioni ed analisi nel contesto europeo. Sono stati fatti degli approfondimenti su dati macroeconomici, considerando settori industriali in declino e in crescita, produttività e occupazione.
Per l’Industria 4.0 sono state fatte delle considerazioni anche da parte della Si-Ies, con particolare riferimento ai dati utili nella definizione del contesto, all’inquadramento storico ed ai risvolti sociali; oltre al contesto tecnologico e alle principali tecnologie abilitanti, a partire da internet of things e cloud computing, additive manufacturing, cyber security, big data, robotica avanzata, realtà aumentata, wearable technologies.
Intanto il Parlamento, in Commissione, ha esaminato il nodo Industria 4.0 ed il documento redatto ha stilato cinque pilastri sui quali costruire una strategia 4.0.
Primo pilastro: creazione di una governance per il sistema Paese, selezione degli obiettivi da raggiungere e creazione di una cabina di regia governativa.
Secondo pilastro: realizzazione delle infrastrutture abilitanti, realizzazione del piano banda ultralarga, sviluppo e diffusione reti wireless 5G, smart grid, digital innovation hubs e pubblica amministrazione digitale.
Terzo pilastro: progettazione di una formazione orientata alle competenze digitali. Sulla base delle indicazioni fornite nelle diverse audizioni, si distingue tra una formazione professionale di breve periodo rivolta prioritariamente a soggetti che non studiano e non lavorano, i cosiddetti NEET, o a personale impiegato in lavori in via di obsolescenza; una formazione che nel medio periodo, rivolta alle imprese con il coinvolgimento del management con l’intento di generare convergenze positive sulla crescita dimensionale delle aziende. Una formazione nel lungo periodo, scolastica e post scolastica che punti alla diffusione di competenze digitali in tutti gli ambiti, comprese le scienze umane.
Quarto pilastro: rafforzamento della ricerca sia nell’ambito universitario e sia in nei centri di ricerca internazionali.
Quinto pilastro: l’open innovation, sul quale fondare una via italiana all’industria 4.0, basata su standard aperti ed interoperabilità e su un sistema che favorisca il Made in Italy, sfruttando tutte le opportunità fornite dall’IoT.
Per realizzare quanto descritto è necessario: acquisire elementi conoscitivi riguardanti le aziende già orientate a questo modello, agli interventi pubblici e privati finora messi in campo al fine di effettuare una valutazione dell’impatto della fabbrica digitale sul sistema industriale italiano e sull’occupazione. Opportuno analizzare i singoli comparti produttivi individuando priorità di azione e ostacoli da rimuovere, partendo dall’impatto che la digitalizzazione della manifattura avrà sul processo e sullo sviluppo del prodotto-servizio. Individuare infine quali sono le specificità delle imprese italiane, tenendo conto di tutte le peculiarità del sistema produttivo del paese, delle dimensioni e della innovazione tecnologica nei diversi settori di attività ed ambiti territoriali.
L’impegno deve essere portato avanti dal mondo accademico, da centri di ricerca, dai laboratori, da osservatori tecnologici sia pubblici che privati, oltre che da grandi aziende e PMI.
La Si-Ies Srl, in maniera molto modesta, nel proprio ODAR – Osservatorio Documentazione Approfondimento Ricerca ha una presenza qualificata anche per l’Industria 4.0, per essere pronta a rispondere ad eventuali bandi mirati sia europei che nazionali e regionali, creando quel mix pubblico – privato che qualifica le iniziative.