La situazione sociale del Paese: Rapporto Censis 2016

Presentato oggi il Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2016. Presso il Cnel a Roma, hanno presenziato la consueta assemblea annuale: Massimiliano Valeri (Direttore Generale del Censis), Giuseppe De Rita (Presidente del Censis) e Delio Napoleone (Presidente del Cnel). È giunta ormai alla cinquantesima edizione, l’iniziativa che nacque il 23 novembre 1966 con la delibera del Censis che decise di proporre con cadenza annuale un report sullo stato di salute sociale del nostro Paese.

L’intento che da sempre ha contraddistinto il Cnel e la Fondazione Censis, in questa impresa, è sempre stato quello di osservare e descrivere la società italiana, attività che lo stesso Presidente Giuseppe De Rita, ama definire con puntualizzazione: analisi dei fenomeni sociali o fenomenologia sociale.

Le 4 grandi macro aree del rapporto 2016 che riguardano la società italiana trattano di giovani, occupazione e produttivitàflussi irresistibili dell’Italia contemporaneapiattaforme di relazionalitàgiuntura da ricostruire tra stato e popolo.

Fin da subito si capisce che uno dei temi principali e piuttosto problematico sulla quale ci si deve focalizzare è proprio quest’ultimo che concerne la perdita della funzione decisiva delle istituzioni nell’essere riferimento e nel fare da giuntura piuttosto che dividere come purtroppo sta accadendo negli ultimi anni. Lo stato e l’elite politica si devono ricongiungere con il popolo.

In un paese in cui si è abbassata la produttività, nonostante sia in crescita l’occupazione (il Jobs Act ha effettivamente stimolato il mercato del lavoro), a destare più clamore è la condizione reddituale dei giovani. I millenials o under 35, che sono più poveri dei loro nonni, hanno un reddito inferiore del 15,1% rispetto alla media dei cittadini. Rispetto ai giovani di 25 anni fa il reddito è del 26,5% in meno. Gli over 65, invece hanno un incremento del reddito del +24,3%. Per la popolazione complessiva il reddito si è ridotto solo dell’8,3%. La ricchezza familiare che, per i nuclei under 35, è quasi la metà della media (-41,2%) e del “-5%” rispetto ai coetanei del 1991. Aumentano le distanze sociali, si evince una crisi del ceto medio. La sfiducia verso le istituzioni, la mancanza di collegamento con il popolo, oltre che tutta questa precarietà economica dei giovani spiega la diffusa immobilità e mancanza di sicurezza, con le aspettative piatte della società odierna. L’Italia si presenta oggi come un Paese senza grande proiezione sul futuro.

I flussi irrestibili che hanno caratterizzato questo 2016 sono export, turismo, flussi digitali e flussi migratori. Laddove sul fronte export, design e made in italy la fanno da padrone a livello globale, dove spinge anche l’enogastronomico.

Sul fronte Turismo vanno alla grande case vacanze e b&b lato  low cost, ma non si lamentano neanche dal comparto alberghiero del lusso, ovvero tutti quegli hotel 4 o 5 stelle che hanno una vasta fruizione.

Per ciò che concerne i flussi digitali, invece, si scopre che nonostante ci sia un calo sostanziale dei consumi, la spesa per le tecnologie digitali è cresciuta vertiginosamente con un +41%. Secondo Valeri questo trend si spiega perchè gli smartphone ad esempio sono degli strumenti che permettono di aggirare la disintermediazione che favoriscono l’arbitraggio individuale, la ridefinizione dello statuto della soggettività e del potere del singolo.

Il quarto e ultimo grande flusso inarrestabile di questo 2016 sono i flussi migratori, il fenomeno delle migrazioni ha avuto un incremento del 363% dal 2013 ad oggi: si attende una governance europea.

Focalizzandosi sui temi delle piattaforme relazionali, un discorso molto particolare merita la relazionalità affettiva, che negli ultimi anni si è dimostrata caratterizzata da relazioni che sono sempre più fluide, temporanee e reversibili. La rappresentazione di “Amore Liquido” di Bauman, dunque, su questo rapporto viene più che mai comprovata. In Italia vi sono 4,8 milioni di single, diminuiscono le coppie coniugate, “vi è la tendenza ad abbassare le barriere sia in ingresso che in uscita” e solo il 19% è coniugato.

Per ciò che riguarda sempre le piattaforme relazionali, un altro trend riguarda la generosità molto diffusa: pur essendo nei duri anni della crisi, le donazioni si sono dimostrate in crescita. Anche se alla generosità si contrappone una scarsa partecipazione attiva.

Si diffondono sempre di più le piattaforme relazionali della sharing economy. Diffusi sempre più i lavoretti on demand. Ed in questo contesto, nel terzo trimestre del 2016 c’è stato un incremento sostanziale dei consumi del +1,2%.

In tutto questo le città stanno tornando ad essere delle piattaforme relazionali per il nuovo manifatturiero che si incrocia con il digitale ed i servizi all’interno dei confini urbani. Siamo dinanzi al fenomeno dei nuovi artigiani digitali nelle città.

Nell’economia italiana ci sono 4 filiere fondamentali: Lusso – Made in ItalyFiliera enogastronomicaFiliera dei macchinari e delle apparecchiatureRisparmio famiglie – filiera del risparmio. Il Paese va vanti in gran parte grazie a queste 4 filiere. In tutto questo la continuità è un riferimento fondamentale così come il reddito. Oggi però, sempre più: “non si vuole fare azienda, ma si vuole fare soldi, guadagnare di più”.

In questi ultimi anni, afferma il Presidente del Censis, le retoriche politiche dominanti hanno subito pesanti contraccolpi. La politica è palesemente in crisi, il senso collettivo è saltato. Dobbiamo ritrovare i palinsesti di senso collettivo. “La società deve capire sé stessa per progredire”, afferma De Rita. “L’autocoscienza collettiva è fondamentale per un popolo”, per una società. Lo stesso Delio Napoleone proprio in apertura di incontro afferma, con una illustre citazione di Alcide De Gasperi : ”uno solo è artefice del proprio destino il popolo”. Importante che Le istituzioni ricuciscano i rapporti con esso.

Vi sono delle ferite delle cicatrici nella società contemporanea che vanno medicate, De Rita ne indica tre. La prima è il BREXIT, che ha ridotto l’idea e la voglia di appartenenza all’europa, al modello americano ed euro-occidentale. Oggi la società italiana sente voci che si chiedono come faremo a fare gli europei senza gli inglesi. Un altro fenomeno riguarda un’abbattimento culturale, ed una provincia snob e volgare.

La seconda ferita è stata data dal terremoto: l’Appennino non può essere lasciato a se stesso. Nei paesi abbattuti si sfolla tutto e la dorsale appenninica può risentirne ed essere penalizzata. Risitemare la dorsale è fondamentale per l’identità italiana.

La terza ferita è la disintermediazione che rilascia linfa sulla dialettica del populismo, vi è una crisi delle istituzioni. Vi è una crisi delle Istituzioni, l’Italia è stata fatta dalle istituzioni. C’è una crisi del rapporto fra politica e corpo sociale. Lo Stato è inerme e disintermediato. Dobbiamo lavorare per ricostruire la giuntura tra politica e corpo sociale.

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