In paesi come la Francia, la Germania e l’Inghilterra, ma potremmo citarne molti altri, i vari governi urlano all’interno della propria “stanza” nazionale dicendo tutto quello che intendono dire. Ma quando dialogano con il mondo esterno (vedi altri paesi) immediatamente cambiano atteggiamento e pongono le basi per essere costruttivi.
Il nostro paese invece, dal punto di vista della comunicazione pubblica, è veramente eccezionale. Si provvede quotidianamente e a tutti i livelli ad una forma di “sputtanamento”(passatemi e scusatemi il termine) e una continua denigrazione verso persone prossime o meno prossime, preparate e non preparate. In maniera particolare ciò succede verso coloro che sono a capo, o collocati, in una posizione politicamente diversa dalla propria.
Si parla di fare le elezioni politiche (è cosa buona e giusta), ed in democrazia a tal proposito dovrebbe esserci un vincitore ed un perdente, putroppo però nel nostro paese non sempre si rispetta il mandato popolare. Probabilmente è anche un problema di educazione civica, vale a dire essere portati sempre e comunque alla critica non costruttiva. Non contenti dell’atteggiamento, si provvede immediatamente ad adoperarsi, in simil direzioni, di tutti i mezzi di comunicazione a disposizione, secondo il colore politico, per rendere subito la piccola e umile sporcizia a livello internazionale.
Siamo poi convinti che il nostro paese non sbaglia mai, sia sul piano dei rapporti istituzionali con gli altri Paesi e sia del punto di vista della diplomazia. Sentiamo alcuni “soloni” (passatemi e scusatemi ancora una volta il termine) che parlano spesso di interferenze provenienti da altri stati. Domanda: noi siamo rispettosi verso gli altri stati? Ci limitiamo a presentare l’esperienza di un candidato? Oppure se non lo condividiamo troviamo immediatamente elementi anche di tipo parentale, di terzo o quarto grado, per dire che è un elemento poco attendibile? Andando avanti di questo passo, le generazioni nuove e future saranno sempre e comunque influenzate da un atteggiamento non costruttivo. La crescita di un paese si vede anche dall’atteggiamento di ognuno di noi. Dovremmo cambiare atteggiamento e dimostrare a noi stessi e agli altri che quando un’idea ha gambe per camminare va sostenuta e non atterrita per motivi strettamente politici o personali. Che il mondo stia vivendo un momento delicato e particolare, lo tocchiamo quotidianamente, è sufficiente guardarsi intorno, nel mondo accademico, scientifico e imprenditoriale; anche nei riconoscimenti dei Nobel che ormai non vengono più assegnati agli Alexander Fleming, uno che ha salvato parte dell’umanità, ma a persone che non disturbano, che nulla c’entrano col mondo descritto affinchè nessuno possa dire nulla.
Ultimo punto: molti di noi e molte persone di responsabilità parlano di pace, dimenticando che loro stessi sono stati al contempo fautori di scintille e di provocazioni che hanno creato conflitti. È difficile spaccare un foglio a metà, dove a sinistra scriviamo i buoni e a destra i cattivi. Invece bisognerebbe sforzarsi se non altro per capire la verità di una e dell’altra pagina, farsi una propria idea obiettiva e poi comportarsi di conseguenza.