Scandalo negli Stati Uniti, Facebook sotto inchiesta. Tutti mostrano grande sorpresa, ma probabilmente perché non siamo abituati a riflettere. Molti dimenticano che, quotidianamente, i nostri dati circolano ovunque in rete con il nostro consenso. A quale fine diamo i nostri dati e il nostro consenso? Non è una collezione di figurine della Panini, perciò occorrerebbe prestare molta attenzione alla diffusione ed all’utilizzo dei nostri dati sensibili.
La Cambridge Analytica ha fatto un uso non autorizzato dei dati di oltre 50 milioni di utenti statunitensi di Facebook. Le rivelazioni non potevano di certo passare inosservate: il titolo del social network è precipitato in borsa, perdendo il 7% a Wall Strett.
La tutela dei dati personali, teoricamente, è oggetto di massima attenzione. Abbiamo due posizioni: l’Europa con una posizione restrittiva; gli USA, anche se in contrasto con i vari Stati, una posizione aperta e più evoluta. Tutto ciò è noto agli addetti ai lavori, che si interessano di riservatezza e dati personali.
La verità è che quando scoppia lo scandalo emerge la necessità di tenere sotto controllo l’utilizzo dei dati sensibili. In alcuni casi si dice che si prendono provvedimenti quando ormai è troppo tardi. Come è possibile oggi che Facebook abbia solo 5 miliardi di utenti? Non vi è dubbio che il dato è stato fortemente sottostimato. Sentieri Digitali ha scritto a più riprese sull’importanza del dato e sulla protezione dei dati personali. E tutte le grosse organizzazioni, mass media in generale, hanno realmente evidenziato questa emergenza?
È ora di capire che gli strumenti messi a nostra disposizione dai social sono da considerare frutto di evoluzione tecnologica e che quindi è necessario farne un uso più consapevole. Come è possibile offrire internet e servizi informatici a tutti gratuitamente? Probabilmente in cambio della nostra identità e quindi dei nostri dati. Gli uomini del marketing si dilettano, oltre che per lavoro, a studiare e profilare gli utenti. Non a caso, per fare un riferimento politico, i risultati delle elezioni, spesso, vengono anticipati dagli esperti.
Perché non si pensa ad alcune app tramite il quale il cittadino possa verificare l’utilizzo dei propri dati, permettendogli così di scegliere cosa della propria vita privata rendere realmente accessibile a tutti. Non è questo un nuovo sistema di comunicazione e marketing?
La settimana ha visto che le elezioni sono finite anche nel nostro Paese e con questo sistema elettorale, peggio dei paesi in via di sviluppo, dopo circa 16 giorni non si sa ancora chi è stato eletto. Certamente non è un ottimo criterio per dimostrare che siamo un paese evoluto e che sappiamo adoperare le tecnologie innovative.
Sarebbe bene sottolineare che non ha senso far finta di non sapere che i partiti politici tradizionali sono stati smantellati, in parte, negli anni ‘90 da persone, che poi sono diventate famose ed applaudite da tutti.
Anche qui tutti sorpresi, tutti dispiaciuti, ma molti non riescono a vedere a distanza di “un palmo dal proprio naso” cosa sta accadendo tra i 27 paesi, come è cambiato il sistema politico e, conseguentemente, l’economia, per non parlare degli sbarchi e delle tante persone che durante il traghettamento perdono la vita.
Al posto di pensare a tante perdite si parla con facilità del mezzo di trasporto, ma nessuno pensa alle tante perdite di vite umane durante il traghettamento. La vita è una ricchezza, un valore che non ha colore!