Centri di Ricerca 4.0, come le PMI possono innovare

Si è aperta ufficialmente la corsa ai finanziamenti per i grandi centri italiani di Industria 4.0. Dopo un lungo ritardo, il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato il bando di gara per la costituzione dei Competence Center. I centri di competenza ad alta specializzazione, così definiti dalla legge di bilancio 2017, saranno poli di innovazione costituiti da almeno un organismo di ricerca oppure università e da una o più imprese. Hanno il compito di favorire il trasferimento tecnologico di processo e prodotto delle PMI derivanti dalle tecnologie digitali 4.0. Il programma di attività deve comprendere servizi di orientamento e formazione alle imprese clienti, in particolare le PMI, nonché supportarle nell’attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale. I processi di trasformazione relativi alla quarta rivoluzione industriale richiedono un forte investimento anche e soprattutto in competenze e formazione professionale dove scontiamo ancora oggi un divario troppo forte rispetto ai principali paesi europei. Il bando di gara mette a disposizione 40 milioni di euro e i benefici sono concessi per un periodo di tre anni prorogabili per ulteriori 12 mesi con due finalità.

La prima (massimo 65% delle risorse disponibili) è la costituzione e avviamento del centro di competenza, nella misura del 50% delle spese sostenute per un massimo di 7,5 milioni per singolo center. La seconda finalità è il supporto dei progetti di innovazione delle PMI, sempre in misura del 50% e fino a 200 mila euro. In pratica i Competence Center supporteranno le PMI nei loro progetti di innovazione 4.0: le imprese pagheranno il 50% del servizio, il resto sarà coperto dai fondi pubblici assegnati al centro. Un esempio: un grande ateneo e un centro di ricerca si alleano con una grande impresa o anche con imprese medie dell’hi-tech e il polo così costituito fornisce servizi alle PMI che vogliono fare innovazione. Tra le spese ammissibili per la costituzione e l’avviamento del centro rientra l’acquisizione di attrezzature, impianti e macchinari (non sono inclusi immobili e fabbricati), licenze e diritti relativi ai brevetti, il personale dipendente, i collaboratori e i ricercatori, l’attività di marketing. Le spese per le attività di orientamento non possono comunque superare il 15% di quelle totali.

I progetti di innovazione devono presentare un livello di maturità tecnologica elevato, posizionato tra 5 e 8 nella scala europea “Technology readiness level”. I partner privati del centro possono essere anche banche o assicurazioni e associazioni di categoria. Nel complesso, gli elementi di valutazione sono 25, divisi in tre gruppi: a ognuno indicatore è assegnato un punteggio da 0 a 10 e la media aritmetica del sottoinsieme deve essere almeno pari a 6. Il primo gruppo di indicatori riguarda gli organismi di ricerca (numero di progetti di trasferimento tecnologico, di ricercatori, aggiudicazione di bandi, ecc.); il secondo si concentra sui dati delle imprese partner (dal fatturato ai brevetti); il terzo valuta nel complesso la solidità economico-finanziaria e la qualità del programma di attività (le risorse aggiuntive a quelle pubbliche, la capacità di stare sul mercato, le proiezioni di risultato netto). Sono criteri preferenziali il possesso del rating di legalità delle imprese partner e la presenza nel partenariato delle Regioni. Le domande potranno essere presentate in via telematica dai soggetti capofila dal 1° febbraio al 30 aprile 2018.

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