Le intercettazioni al Presidente Trump

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha tre iPhone, si direbbe sicuri, ma a detta di un rapporto del New York Times non è proprio così. Due di questi sarabbero stati messi in sicurezza dall’NSA (National Security Agency) proprio per impedirne le intercettazioni, un altro che il Presidente Trump usa più personalmente perchè è l’unico in cui gli è permesso di salvare i suoi contatti, invece desterebbe parecchie preoccupazioni. Una necessità rivendicata dal Presidente per le limitate possibilità dei due dispositivi in dotazione, e conseguente anche al rifiuto di usare la linea fissa e protetta della Casa Bianca per le comunicazioni personali.

Nel 2016, quando è salito in carica, Trump aveva lasciato il suo vecchio device Android per passare ai dispositivi Apple ritenuti più sicuri. Il problema però sembra che venga dall’infrastruttura di rete cellullare che copre gli Stati Uniti considerata da molti obsoleta e poco sicura.

Un sistema cardine della rete cellulare che serve a mediare e trasmettere informazioni tra reti – noto come sistema di segnalazione n. 7 (SS7) sembra sia alla base di molti attacchi hacker e abbia reso più facile l’intercettazione di telefonate e messaggi di testo. SS7 è il protocollo utilizzato dalle reti cellulari per stabilire e instradare chiamate e testi, ma SS7 è così fallato che i codici utilizzati per l’autenticazione a due fattori sono stati intercettati e utilizzati per penetrare e esaurire diversi conti bancari. Una minaccia per le persone normali e anche per il Presidente Trump.

Proprio questi difetti strutturali e di protocollo hanno reso più facili le intercettazioni. Per questo molti sostengono che Cina e Russia potrebbero portare a buon fine le loro offensive nell’attingere a una chiamata del Presidente degli Stati Uniti d’America.

Infatti, Trump, nei suoi due telefoni messi in sicurezza dalla NSA, può usare solo alcune applicazioni, Twitter e poco altro, può effettuare telefonate ma non può memorizzare una lista contatti. a Trump abbiano affidato tre iPhone, di cui due a queste condizioni può sembrare inadeguato, una situazione certamente diversa rispetto al suo predecessore con cui erano stati ancora meno clementi. Il Presidente Obama aveva paragonato l’iPhone fornitogli dal governo durante il suo secondo mandato, alla pari del modello utilizzato da suo figlio di 3 anni. Era stato modificato affinchè potesse ricevere e-mail ma non potesse effettuare chiamate, non aveva un microfono o una videocamera mediante il quale gli avversari stranieri potevano raccogliere informazioni relative agli affari al quale il Presidente stava lavorando. Non gli veniva nemmeno permesso di scrivere messaggi – non necessariamente per ragioni tecniche, ma per conformarsi alla legge sul registro presidenziale, che richiede che funzionari governativi di alto rango conservino le loro comunicazioni ufficiali.

Per di più, oltre a questi elementi legati ai “capricci” del Presidente Trump, emerge un’altra falla dal rapporto del New York Times. Il Presidente dovrebbe sottoporre i suoi dispositivi ad una pulizia frequente e sostituirli con nuovi dispositivi puliti ogni mese per escludere ed eliminare il più possibili i rischi legati a malware nascosto che potrebbe essere in agguato. Ma questa politica non viene applicata quanto dovrebbe, afferma il rapporto. Proprio perchè se si vuole mantenere i vecchi dati sui dispositivi nuovi evitando di trasferire possibili malware, il processo è lento e laborioso. Allora o si rinuncia al voler mantenere i dati da dispositivo a dispositivo o si affronta processi manuali e laboriosi.

Il New York Times nel suo rapporto però non spiega nel dettaglio le tecniche specifiche che l’intelligence cinese o russa utilizzerebbe per ascoltare le comunicazioni di Trump, ma ne esplicita le vulnerabilità e i rischi. Sicuramente il racconto desta molte preoccupazioni e alimenta la consapevolezza sulle ombre di un scenario di cyberspionaggio fra potenze internazionali che ormai sembra tutt’altro che tabù.

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