Mentre il governo parla di jobs act, molti avvocati del diritto del lavoro, 700 circa, sono coinvolti dal 27 ottobre in un importante convegno nazionale dell’Agi. Di cosa parlano? Di Lavoro 4.0 e innovazione digitale. Chi interviene? Speriamo che non siano persone che hanno un’esperienza di 40 anni con una preparazione buona ma forse superata, che abbiano, invece, continuato nella loro vita lavorativa ad adeguarsi ai tempi con continui miglioramenti. Oggi la tecnologia ha modificato il mondo del lavoro, compresa la sua organizzazione, importante considerarne il cambiamento.
Un tecnico di 30 anni fa studiava e lavorava su di una macchina utensile, come ad esempio il tornio che occupava con le sue ruote e cinghie una stanza intera. Oggi è sufficiente un computer applicato che è certamente più preciso, la macchina non è neanche rumorosa e quindi tutta la preparazione per il suo utilizzo è diversa. Lo stesso discorso, grosso modo, può essere applicato al ruolo dell’avvocato.
Oggi l’impresa dovrebbe dimostrare attenzione alla concorrenza così in un ottica competitiva dovrebbe agire anche il sistema Paese, ma l’evidenza dice che si viaggia con 1,8 milioni di famiglie con oltre 5 milioni di componenti sotto la soglia di povertà relativa, con 3,2 milioni di famiglie e 9,4 milioni di persone sotto la soglia di povertà energetica. Poi vi è la povertà educativa di oltre 1 milione di bambini e adolescenti. Nel frattempo l’Europa punta alla crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Quindi invita a puntare a politiche attive, formazione e riqulificazione dei lavoratori, riduzione del costo del lavoro, sostegno alle innovazione tecnologiche e alle PMI.
Parlare di Jobs act va bene, ma bisogna essere elastici nei contratti e i costi di risoluzione e non. Altrimenti come si è detto più volte si vive nel caos.