Tuscania è un comune della provincia di Viterbo con oltre 8000 abitanti. Una maestra della scuola elementare dell’Istituto comprensivo “Ildovaldo Ridolfi” di Tuscania ha messo in luce un comportamento “creativo” su una canzone di Natale: la parola “Gesù” diventa “laggiù”. Questa scelta ha scaturito pareri contrastanti.
Questi bambini dopo le elementari andranno alle scuole medie con quale cultura? Mi pare difficle dal punto di vista pedagogico e dell’apprendimento capire la differenza anche letterale tra “bambino Gesù” e “bambino laggiù”. Come si spiega la scuola e le nostre tradizioni? Tra i commenti alla notizia “Se la maestra avesse proposto qualcosa di simile in un paese islamico, avesse imposto ai bambini di non citare Allah o Maometto per non offendere il migrante crisitano o di altra regione…”! Consiglio modesto: la maestra probabilmente non per colpa sua, non ha avuto conoscenze sulla scienza delle religioni che è disciplina delle scienze umane che si occupa del fenomeno religioso, ovvero del sacro, avvalendosi di contributi di altre discipline quali fra tuttue la storia, una disciplina importante.
Sarebbe ancora molto utile vedere la nozione di “religione” nella cultura religiosa greca, non solo per i bambini ma anche per gli adulti. Ricordiamoci che la classe è costuita o composta da bambini e dalla maestra che ha il delicatissimo compito di farli crescere i bambini con i metodi pedagogici adeguati, pensiamo alla Montessori, al metodo Waldorf-steiner e il metodo “Happy child”. Metodi che parlano di Gesù e non di “laggiù”.
I viterbesi compresi i cittadini di Tuscania sono cresciuti per le loro capacità “culturali” e non per aver omesso la loro cultura. Il vescono di Viterbo ha provato a spiegare il contenuto del termine “Gesù”. Basta con le scicchezze “il presepe si o il presepe no”, attenzione. Dobbiamo studiare di più, capire i contenuti e non di dire cose che non hanno senso o nesso con il contenuto. Speriamo che per quest’anno basti. Abbiamo già dato!