Biodiversità, un bene da tutelare

Si chiamano Bufo Bufo (rospo comune), Locusta Verdissima (cavalletta verde), Donzella (un variopinto pesce dei nostri mari) ed Erica Arborea e sono stati i protagonisti della settimana della biodiversità, celebrata a Roma dal 20 al 23 maggio. Gli animali e le piante, facevano capolino dai pannelli collocati nel viale che porta alla monumentale Aula Magna dell’Università ‘La Sapienza’ dove sabato 22 maggio si è tenuta la giornata finale della Conferenza Nazionale per la biodiversità, presieduta dal Ministro dell’Ambiente, on. Prestigiacomo.

L’incontro, che ha deluso quanti si aspettavano la presentazione del Piano Nazionale della biodiversità per il 2010, ha però permesso di ascoltare dal vivo numerosi e appassionati ambasciatori della conservazione delle specie: lo scienziato Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, tra i massimi esperti mondiali della materia, Luciano Maiani, presidente del CNR, Lamberto Maffei, presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei (la giornata dell’ambiente che L’Accademia celebra il 3 giugno di ogni anno, oggi è dedicata, proprio alla biodiversità), il naturalista Folco Quilici e l’ex presidente del WWF Italia Fulco Pratesi.

Sapevate, che l’Italia, è il Paese europeo con la più alta biodiversità? E che il nostro Paese ospita ben 871 “giacimenti di biodiversità”, vale a dire aree protette? Nonostante gli scempi e le catastrofi ambientali, la varietà dei paesaggi, la conformazione del territorio e le condizioni climatiche favorevoli ci assicurano un numero di specie vegetali senza eguali in Europa. Ad esempio, le 1.050 specie di piante (il 16% del patrimonio totale) e le 5.000 specie animali presenti nel solo perimetro della tenuta presidenziale di Castelporziano, alle porte della capitale.

E sapevate, come sottolinea il presidente del CNR, che la biodiversità è ciò che fornisce all’uomo acqua, cibo e medicinali? Ovveor, la varietà delle specie e degli habitat naturali è sinonimo di vita.

La biodiversità è un baluardo contro i cambiamenti climatici, desertificazione e cambiamenti idrogeologici e garantisce la sicurezza alimentare. Il suo opposto è l’omologazione e l’uniformità delle specie: l’equivalente di un mondo in cui si parla solo inglese, si mangia un solo ortaggio e una sola varietà di frutta e non c’è varietà di etnie, gusti e opinioni. Significherebbe la condanna della nostra specie. Per questo la difesa della biodiversità va di pari passo con la conservazione dei costumi e delle tradizioni locali, soprattutto rurali.

La seconda manifestazione organizzata a Roma da Bioversity International, all’Auditorium Parco della Musica e denominata Settimana della biodiversità, ci ha insegnato infatti che un modo per conservare la biodiversità c’è, ed alla portata di tutti. Si chiama agrobiodiversità e consiste nel coltivare e consumare prodotti agricoli locali e diversi: per conservare l’agricoltura e la cultura (le due parole hanno la stessa radice) rurali. Semplice, vero? E invece, per effetto della globalizzazione e della standardizzazione delle abitudini alimentari, sempre più difficile.

Sorella minore delle più note FAO e IFAD, Bioversity International è l’organizzazione mondiale che si occupa della conservazione della biodiversità in agricoltura, catalogando e conservando sementi rare e incoraggiando la coltivazione delle varietà locali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Nella stessa direzione vanno Slow Food, che è stata protagonista all’Auditorium con il lungometraggio ‘Terra Madre’, e la Rete Semi Rurali.

In un celebre dipinto, Giuseppe Arcimboldi (L’Arcimboldo) aveva composto, con la saggezza dell’epoca, il volto di un ortolano con diverse varietà di ortaggi (una carota al posto del naso, due cipolle per le gote, e così via). Capovolto, nelle intenzioni dell’autore, l’ortolano sarebbe tornato una natura morta, cioè una semplice ciotola di ortaggi. L’ha ricordata Riccardo Bocci, portavoce di Semi Rurali, questa antica legge della natura: noi siamo fatti di quello che mangiamo.

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