Gli uomini sono tutti amici degli animali. Lo sono anche quei pochi che mostrano di averne paura. Mi soffermo su un animale che per antonomasia è amato dagli uomini: il cavallo, in particolare il Tolfetano, una razza proveniente dai Monti della Tolfa nel territorio un tempo etrusco che ricopre il viterbese ed una parte dell’area di Roma.
Il cavallo Tolfetano è un simbolo che rappresenta la crisi che stiamo vivendo sia in Italia e sia in Europa. Tolfa è una ridente cittadina che vanta un patrimonio paesaggistico magnifico, ma al tempo stesso difficile, con un territorio problematico, in quanto pietroso, con modesti pascoli e ricoperto da boschi e macchia. Il cavallo Tolfetano, costretto a vivere in un habitat povero, si è abituato, come gli uomini, ad adeguarsi per sopravvivere, è un cavallo forte e quasi immune da malattie – evidente che ha anticorpi da vendere. Un cavallo che mi ha molto interessato e da circa due anni seguo con particolare interesse.
La razza tolfetana è di tipo mesomorfo: solido, robusto e particolarmente resistente. I dati biometrici sono i seguenti: altezza garrese: maschi 150 cm, femmine 147 cm; circonferenza minima torace: maschile 170 cm, femminile 160 cm; stinco: maschile 20 cm, femminile 19 cm. La taglia, dunque, è marcatamente diversa dallo standard.
La discendenza è antica, ma priva di documentazione del tipo genetico. Si fa riferimento ai cavalli Barberi della Roma Rinascimentale, epoca papalina durante il periodo dell’occupazione francese. Vi sono poi allevamenti, con il cavallo da sella, da lavoro e da turismo.
Con Viviana Silvi visitiamo spesso un centro a Blera (VT) in particolare in una frazione denominata Civitella Cesi. Da ricerche effettuate ho trovato degli scritti che risalgono al 1908, un elaborato di Consalvo Martelli, nel suo contributo è riportata la razza equina di Tolfa e Allumiere.
Nel mondo accademico-universitario non vi è molto al riguardo e ciò mi spinge a pensare se sia possibile cogliere l’occasione per incentivare la ricerca.
All’Università della Tuscia c’è una traccia che risale al 6 maggio 2013 ove un giovane laureato, tale Francesco Ippolito, ha esaminato 100 cavalli suddivisi in stalloni, maschi, castrati e femmine ed ha trovato 18 indicatori.
E’ mio desiderio e di Viviana Silvi, eccellente veterinario, di approfondire ricerche e studi che riguardano il cavallo Tolfetano. In particolare gli aspetti genetici, la sua ottima salute, la facilità e l’ affiatamento con il suo “cavaliere”. Una delle ipotesi di studio potrebbe riguardare la razza tolfetana nell’ambito dell’ippoterapia.
Il Presidente Zingaretti dovrebbe valutare con attenzione la possibilità di destinare “pochi” fondi per scoprire e valorizzare un animale “amico” e dalle grandi potenzialità come il Cavallo Tolfetano.
Tramite la redazione di Sentieri Digitali siamo pronti, insieme ad amici e professionisti competenti, veterinari, maniscalchi ed allevatori, allo sviluppo di un progetto per il “Cavallo Tolfetano”.
Il cavallo di Tolfa potrebbe essere presente in tutti gli agriturismi della Regione Lazio. Elemento innovativo e caratteristico, nonchè nuovo brand per la felicità dei bambini, ma anche per il benessere degli adulti. Dinanzi all’impegno a costituire una nuova forma di education verso il cavallo di Tolfa si afferma la nostra speranza, se il Presidente Zingaretti mostra attenzione e sensibilità potremmo avere anche noi come cittadini della Regione Lazio un nuovo fiore all’occhiello, con la riscoperta e la valorizzazione del cavallo di Tolfa, potremmo avere un parco equino nella nostra regione, laddove potremmo creare un centro studi per fare ricerca e formazione.
