Tradizione agroalimentare: save the Made in Italy

Viste le premesse, è un inverno alquanto rigido quello che la tradizione agroalimentare made in Italy si prepara ad affrontare.

A calare, infatti, non saranno soltanto le temperature ma toccherà anche fare i conti con le conseguenze di quello che è stato definito l’autunno nero dell’agricoltura italiana.

Non sarà sfuggito ai più, come prodotti tipici della stagione autunnale, quali castagne, vino e miele, abbiano fatto registrare un considerevole aumento di prezzo rispetto al listino dell’anno scorso.

Se per un sacchetto di castagne si era già disposti a pagare una cifra spropositata, bisogna prepararsi, perché quest’anno potrebbe andare ancora peggio, con i marroni diventati, oramai, merce rara; basti pensare che il raccolto di qualità delle castagne è risultato di gran lunga inferiore rispetto ai 20 milioni di kg registrati l’anno scorso, valore che già di per sè era comunque risultato più che al di sotto delle medie storiche.

Colpa, in alcuni casi, di condizioni climatiche avverse, in altri, di attacchi da parte di pericolosi parassiti oppure di inquinamento e concorrenza straniera che stanno, oramai, riducendo in ginocchio gli agricoltori italiani; basti pensare che, quest’anno, la produzione di vino novello è addirittura risultata ai minimi storici.

A destare preoccupazione è, altresì, il dato divulgato da Coldiretti: già dalla metà del 2017 le scorte di olio extravergine di oliva andranno ad esaurirsi.

Un calo della produzione allarmante che si aggirerebbe attorno al 38% in meno rispetto al dato registrato l’anno scorso, con un conseguente aumento del prezzo dell’olio, schizzato in alcuni casi anche del 40%.

Causa principale, le condizioni climatiche avverse, a fronte del caldo eccessivo durante il periodo della fioritura e dei bruschi rovesci temporaleschi durante il periodo estivo.

Occasione ghiotta per la Spagna che ha visto, invece, consolidarsi il proprio primato a livello mondiale; addirittura, la Coldiretti ha stimato che, quanto alla produzione italiana, in due bottiglie di olio extravergine su tre il 60% circa del prodotto è di provenienza spagnola.

Dal più pregiato al più comune millefiori, anche la produzione di miele è in calo del 70% rispetto all’anno scorso.

Il Conapi ha previsto che, a dispetto della capacità media del comparto che si aggira attorno alle 3.000 tonnellate di miele all’anno, quest’anno, invece, la produzione raggiungerà a stento le mille tonnellate.

E’ l’abuso dei pesticidi in agricoltura a provocare morie e spopolamenti di intere colonie, essendo le api dotate di bioindicatori in grado di intercettare le sostanze inquinanti.

Era dall’autunno nero del 1992 che l’Italia non viveva i presagi di un allarmante calo della produzione agroalimentare, con la situazione che, nei decenni a venire, non potrà che peggiorare, a fronte dei cambiamenti climatici che non faranno altro che incidere irrimediabilmente sulle sorti dell’agricoltura nazionale ed europea.

E’ stato stimato un aumento delle emissioni totali mondiali di gas serra del 37% entro il 2030 e del 52% entro il 2050; ecco perché, al fine di impedire che il cambiamento climatico vada ad impattare direttamente sull’ambiente e, quindi, a provocare ripercussioni sull’economia e sulla società globale, occorre apprestare valide politiche di salvaguardia ambientale, garantendo che la produzione alimentare per la popolazione mondiale non venga messa a repentaglio e che lo sviluppo socio – economico mondiale possa procedere in modo sostenibile.

Gli agricoltori, dal canto loro, non possiedono esperienza e risorse finanziarie adeguate per adattarsi alla crescente variabilità del clima; ecco perché è importante predisporre validi strumenti, i c.d. “incentivi verdi”, che risultino finalizzati all’implementazione di strategie di adattamento in vista della riduzione al minimo degli impatti negativi del cambiamento climatico.

A livello europeo, è stata avviata una Politica di sviluppo rurale europea (PSRE), all’insegna della definizione di una nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC), nell’ottica del nuovo paradigma della ruralità e delle correlate prospettive di sviluppo futuro.

L’esigenza è, pertanto, quella di agire secondo una strategia combinata, all’insegna, da un lato, della mitigazione delle cause che incidono sul cambiamento climatico, in particolare agendo sulla stabilizzazione delle emissioni e sulla concentrazione di gas serra presenti nell’atmosfera, dall’altro, agendo sugli effetti del cambiamento climatico, attraverso programmi, azioni e misure in grado di minimizzare le conseguenze negative; ad esempio, migliorando l’efficienza energetica, aumentando la quota di energia rinnovabile sul consumo energetico totale e giungendo ad una produzione sostenibile dei carburanti.

Soltanto agendo per tempo sarà, infatti, possibile preservare l’identità e la tradizione agroalimentare che, da sempre, ci contraddistinguono.   

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