Il nostro è un Paese fantastico in quanto tutti sanno, tutti dicono, tutti dimostrano, ma nessuno esamina con serietà e responsabilità.
L’Italia è ancora un Paese di due campanili (magari fossero solo due), un soggetto sostiene una tesi e l’altro che non ha voglia né di lavorare e né di pensare risponde che tale tesi non è vera. Questo è il cambiamento?
L’Accordo di Schengen come noto prende il nome da una piccola cittadina del Lussemburgo dove, il 14 giugno del 1985, alcuni paesi europei quale l’Olanda, la Francia, il Belgio, l’ex Germania Ovest ed il Lussemburgo firmarono un accordo. Detto accordo tra l’altro prevedeva un regime di libera circolazione dei cittadini, l’abolizione dei controlli alle frontiere ed il coordinamento degli Stati nella lotta alla criminalità.
L’accordo in questione è stato integrato nel Trattato di Maastricht nel 1992 e recepito anche nel Trattato di Amsterdam nel 1997. La situazione attualmente vede 26 Stati europei di cui 22 dell’UE. Tra questi rientrano anche l’Islanda, la Norvegia, il Liechtenstein e la Svizzera per diretta sottoscrizione. Vi è poi il Principato di Monaco che ne fa parte per tramite della Francia, oltre a San Marino e Vaticano che ne fanno parte in concomitanza con l’entrata in vigore degli accordi in Italia.
Per dare dei numeri, attualmente, l’area è delimitata da 42.673 Km di frontiere marittime e 7.721 Km terrestri. Per entrare nell’area i cittadini extra Ue sono obbligati ad avere dei visti che permettono di soggiornare e viaggiare per un massimo di 90 giorni ogni 180 giorni. Entro la fine dell’anno 2015 la Commissione Europea presenterà una proposta di riforma del codice delle frontiere di Schengen. Una delle prime misure che sarà adottata è la creazione di un Passenger Name Record (PNR) europeo. Cosa vuol dire? In pratica saranno schedati tutti i passeggeri, anche quelli dei voli interni: i dati in archivio per un periodo di tempo di un anno saranno messi a disposizione di tutti i servizi europei. Sarà inoltre previsto il rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne dei paesi di Schengen. Chi arriverà o chi uscirà, anche se è cittadino europeo sarà soggetto a controlli. Non saranno tenuti solo a mostrare il proprio documento, ma verranno sottoposti anche ad un controllo di polizia su nome e posizione giudiziaria sulla base di banche dati collegate tra loro. Da gennaio 2016 Europol lancerà il centro europeo antiterrorismo nel quale gli stati potranno aumentare lo scambio di informazioni e coordinamento operativo sul monitoraggio antiterrorismo. Gli stati invieranno dati ad esperti nazionali creando un’unità di vigilanza transnazionale. In questo momento sono 5 i Paesi che informano in modo costante Europol nell’ambito dell’antiterrorismo.
Riflessione: quante centinaia di milioni abbiamo speso per la sicurezza in porti ed aeroporti, non solo a livello italiano ma anche europeo? Vi sono moli di dati che potremmo creare una moltitudine di data center. Alla faccia di tutte le carte stampate che si sono opposte e hanno sposato la causa privacy portando in prima pagina la tutela dei dati sensibili, in particolare taluni soggetti che scrivevano: “guai a pubblicare o creare banche dati, si viola la tutela dei dati personali”. Ed ora ecco la bacchetta magica, siamo in emergenza e tutto si può fare, sempre il giorno dopo però.