Acquisire esperienze all’estero è sempre fortemente positivo. L’esperienza maturata ha l’obbligo di inserirsi nel tessuto del nostro Paese, è sempre utile, anche se vi sono diversi livelli e diverse vie. Alcuni nostri connazionali che si sono affermati all’estero difficilmente ritornano in Italia, altri invece fatta la loro esperienza decidono di ritornare, talvolta perchè non hanno alternative, talvolta perchè è giusto rimettersi sul mercato italiano. Indubbiamente il nostro sistema Paese deve saper valorizzare determinate competenze e professionalità e smettere di emarginarle come invece è accaduto troppo spesso in passato.
Perdere personale qualificato significa perdita di competitività, questo può determinare una seria difficoltà alla crescita economica del nostro Paese. Dobbiamo creare le opportunità affinché queste persone rimangano, o se non vogliono rimanere, almeno affinchè ritornino.
Il mondo della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione attende proprio queste risorse, dotate di progettualità, di nuovi know-how, di stimoli e di esperienze, in particolare università, istituti e centri di ricerca, ma anche PMI (anche se solo una piccola parte) impegnate in progetti europei, in programmi nazionali e regionali. L’Università di Padova ha reclutato 22 ricercatori sparsi nel mondo, 18 italiani e 4 stranieri. Un’opera particolarmente meritevole, ma da quel che leggiamo sui giornali si evince che le nostre Università sono sempre a battere cassa per le poche risorse destinate a questi fini. Pertanto bisognerebbe fare un piano a livello politico, una strategia governativa per programmare domanda e offerta delle varie università del nostro paese, mettendo in luce i progetti innovativi e destinando loro le risorse necessarie, possibilmente integrate anche da finanziamenti privati.