Le previsioni economiche indicano una contrazione del Pil italiano dello 0,5% per il 2012. Tale cifra potrà aggravarsi per effetto delle misure che stanno per essere varate all’interno della manovra finanziaria di questi giorni: questo è l’allarme lanciato dal mondo dell’imprenditoria. Esso non deve essere minimizzato: la struttura delle moderne economie si basa essenzialmente sul consumo, e la sottrazione di risorse ai consumatori, ovvero ai cittadini, deprime la domanda interna con rilevanti effetti sui livelli di produzione.
Per effetto della globalizzazione, le aziende hanno recuperato competitività con una diminuzione dei costi che ha interessato anche il costo del lavoro: sia delocalizzando, sia riducendo la forza lavoro impiegata e abbassando i salari medi. Oggi un giovane, anche se laureato a pieni voti, difficilmente entra nel mondo del lavoro con un potere d’acquisto analogo alle due / tre generazioni precedenti (anni Ottanta e Novanta) e l’impoverimento che ne deriva riduce le sue potenzialità di consumo.
Le aziende producono beni e servizi che i loro dipendenti possono acquistare in misura minore, e l’eccesso di offerta instaura una spirale negativa che provoca la discesa della produzione e dei posti di lavoro: questo è il meccanismo della recessione, che impoverisce il Paese e sottrae risorse alle future generazioni.
Per rispondere alle esigenze espresse dall’Europa, il Governo dovrebbe operare primariamente riducendo la spesa pubblica, non riguardo alla quota di servizi al cittadino, ma negli infiniti rivoli di spese improduttive che alimentano clientele ed esiliano la meritocrazia. Drenare risorse dalle prime case o dalla mancata rivalutazione delle pensioni, oppure aumentando l’Iva, causerebbe un inevitabile calo dei consumi, con gravi ripercussioni sull’economia.