La campagna elettorale in atto contrappone posizioni politiche le cui proposte si configurano come singole azioni spesso disarticolate tra loro, evidenziando la totale mancanza di una strategia organica di sviluppo per l’Italia. Manca, essenzialmente, uno scenario di riferimento, una risposta a "cosa vogliamo diventare" come Paese, nell’evolversi della globalizzazione e nello spostarsi degli equilibri internazionali. Le economie emergenti hanno cancellato le aziende meno efficienti (da cui consegue la riduzione di circa un quarto della produzione manifatturiera che si è verificata dal 2007 ad oggi), mentre il sistema formativo non riesce a colmare il cosiddetto "spread del sapere" che ci allontana dalle nazioni più evolute.
Quale futuro per l’Italia? Quali sono i punti di forza su cui il nostro Paese vuole investire ed impegnarsi, con impegno e coerenza? Finora, nelle loro dichiarazioni pubbliche, i diversi leader hanno attirato gli elettori con promesse di futuro benessere, o almeno di un allentarsi della morsa fiscale, senza tuttavia inquadrarle in una strategia credibile di sostenibilità. Ciò rende le loro promesse vuote di significato, poiché avulse dalla realtà: come si finanzierebbe una riduzione del prelievo fiscale, se non vi è crescita economica? Come si può aumentare l’occupazione se non vi è crescita della domanda interna ? Come si possono attrarre investimenti esteri nel Mezzogiorno se burocrazia, tasse elevate e costi occulti (criminalità organizzata, corruzione) erodono gli utili ? Come si può proporre di "uscire dall’euro" senza comprendere che dall’indomani l’inflazione distruggerebbe la ricchezza nazionale?
Mancano gli Statisti: Politici come De Gasperi ed Einaudi, personalità che hanno consentito agli italiani di diventare in pochi decenni la settima potenza mondiale, partendo dal disastro economico e sociale che era stata la Seconda Guerra Mondiale. Una buona parte dell’astensionismo e del "rifiuto della politica" deriva dall’assenza di leader di cui il cittadino possa avere stima e fiducia.