Il circolo virtuoso che lega formazione, ricerca ed occupazione è l’unico scenario possibile per creare posti di lavoro qualificati, contribuendo alla crescita economica nazionale. Il paradosso dei disoccupati italiani, in special modo giovani, contrapposti agli immigrati che ogni anno trovano lavoro nel nostro Paese, è solo apparente.
Nella ricerca del lavoro, è ovvio che gli studi compiuti condizionano le scelte individuali, tranne i casi di estremo bisogno, rari in Italia dove la famiglia costituisce un ammortizzatore sociale efficiente. Avviene quindi che il giovane che non riesce ad inserirsi in un contesto coerente al suo livello culturale preferisce continuare la ricerca piuttosto che accettare un impiego di minore qualificazione.
L’occupazione, riferendosi in particolare ai giovani laureati e diplomati, è direttamente associata alla validità del sistema formativo e agli investimenti in ricerca e sviluppo del sistema – paese. Oggi scuola e università devono diventare più selettive per preparare i giovani agli impegni del mondo del lavoro, che richiede know-how ampio ed aggiornato.
Nel contempo, se non si investe nel futuro, ovvero in Ricerca & Sviluppo, i prodotti / servizi diventano rapidamente obsoleti e sono superati dalla concorrenza internazionale, ponendo l’impresa nelle condizioni di rincorrere la riduzione dei costi produttivi come unica leva per rimanere sul mercato. In tale prospettiva, l’azienda assume solo chi produce (operai) e chi vende (agenti), e quindi non vi è alcuno spazio per chi ha una formazione elevata.
Lo Stato, per incrementare l’occupazione, specie dei giovani, deve investire in innovazione e in ricerca: finanziando i migliori progetti delle Università, degli enti e delle imprese private che si impegnano per migliorare il futuro del Paese.