Sentieri Digitali ha affrontato più volte l’argomento dell’intelligenza artificiale tentando di far capire le necessità anche ai fini del miglioramento della qualità della vità e nello stesso tempo nel sostegno alle persone meno fortunate.
Parliamo di un caso virtuoso di applicazione dell’intelligenza artificiale per la medicina che viene chiamato WATSON “il cervellone” della IBM. Gli esperti sostengono che detto “cervellone” è in grado di decidere la terapia di cura per un determinato paziente. Se dovessimo filtrare tutto attraverso l’informatica diremmo che è un progetto complicato di software che come minimo dovrebbe avere un continuo backup automatico, in caso di black out o di furto e smarrimento dei dati. In questo caso il "cervellone" una volta raccolta una miriade di dati sul paziente decide la terapia da assegnare, questa senza valore giuridico ma di sicura utilità per il medico che oltre a convalidare la pratica può modificare la terapia. Il medico è sicuramente un elemento ancora insostituibile, la facoltà di guardare in faccia il proprio paziente ed avere un colloquio bilaterale, emotivo e sensibile è ancora totalmente umana.
Nelle pagine di Sentieri Digitali abbiamo già scritto svariate volte che probabilmente il cervello umano coadiuvato da un apposito chip e da determinati sensori sarà in grado di dialogare con una macchina come se fosse in regime di monitoraggio continuo, verificando, mutamenti, alterazioni e comportamenti dell’uomo.
Molti amano chiamare tutto questo scienza robotica. L’intelligenza articiale con i suoi algoritmi sarà capace di raccogliere, decifrare e descrivere milioni di dati presenti in un data center, riuscendo a trarre dei benefici enormi che faranno fare grandi passi avanti e progressi a livello globale. La ricerca scientifica avanza e per fortuna fra le tante novità vi è qualcuna che fa ben sperare, ne gioverà la qualità della vita. Per adesso possiamo pensare all’invecchiamento attivo e agli anziani. In particolare nel nostro Paese pensiamo a come sarebbe prendere contatti con un robot umanoide che sia in grado di rispondere a richieste di emergenza, esigenze di salute, ma anche di sicurezza? Pensiamo a quante cose può servire la robotica e l’intelligenza artificiale. Certamente una giusta divulgazione, educazione e quindi una comunicazione mirata possono fare molto, ma non tutto. Quanto manca all’essere umano perchè sia costretto a ricorrere all’intelligenza artificiale?