Il rapporto diffuso alcuni giorni fa da Boston Consulting e Google (Fattore Internet: l’impatto del web sull’economia italiana) descrive una rapida e intensa crescita dell’economia web-based a livello mondiale: le web imprese non hanno sofferto la recente crisi e ora rappresentano il 7,2% del Pil britannico e il 7,3 del Pil danese. Ma solo il 2% (pari a 31,6 mld di euro) del Pil italiano.
Uno scenario che per il futuro pone degli interrogativi sullo sviluppo del nostro Paese. Che va a due velocità: rapido nell’acquisire nuove tecnologie cellulari (15 milioni di italiani utilizzano gli smartphone, di cui 10 milioni sono connessi al web), lento nella realizzazione di infrastrutture (banda larga) e nell’acquisire nuove abitudini (acquisti via web, pubblicità on line), al punto da posizionarsi al penultimo posto dei Paesi Ocse, davanti soltanto alla Grecia.
Internet è il futuro, specialmente per le Pmi: quelle che hanno adottato modelli di marketing o di vendite on line hanno avuto ottimi risultati economici, nonostante la crisi: una crescita dell’1,2%, mentre le imprese che non hanno nemmeno un sito web hanno visto contrarsi i loro fatturati del 4,5%. Il vantaggio del web è particolarmente marcato per le aziende attive nell’export, in cui la forbice tra quelle presenti sul web (vendite + 15%) e quelle assenti (+4%) diventa molto ampio.
Questi dati rappresentano un monito ed una riflessione per le Istituzioni, che devono impegnarsi per realizzare le necessarie infrastrutture di banda larga in tempi rapidi, per facilitare l’attività delle nostre imprese e contribuire alla crescita del Paese.
Il dibattito sulla ripresa dell’economia è attualmente sbilanciato sulla distribuzione di fondi, come se il denaro da solo potesse risolvere i problemi delle imprese. Invece, oggi l’impasse della nostra economia è soprattutto infrastrutturale. Negli anni Cinquanta, per facilitare le comunicazioni e i commerci sono stati costruite le autostrade, simbolo di modernità e di progresso, che hanno “accorciato” le distanze e ridotto tempi e costi di trasporto.
Oggi le comunicazioni e i trasferimenti avvengono in gran parte via internet, e la competitività delle aziende dipende dalla velocità e dalla affidabilità della Rete.
E’ qui che lo Stato deve investire, azzerando il digital divide sia per le imprese che per i cittadini,: i primi aumenteranno la produttività, i secondi acquisiranno maggiore familiarità con il web, diventando acquirenti dei siti di e-commerce e fruitori della pubblicità on line. Solo in questo modo si abbatterà il distacco che ci separa dalle nazioni più avanzate, evitando che la nostre imprese siano messe ai margini dei grandi flussi di traffici della globalizzazione.
Nota: il report della ricerca può essere scaricato dal sito www.fattoreinternet.it