L’Ipad e il futuro

Nei giorni scorsi è stato pubblicato il dato Istat sulla disoccupazione giovanile nel secondo trimestre 2010, che ha raggiunto il 27,9%, il livello più alto dal 1999. Un valore che ritengo emblematico di un Paese in cui si è smesso, da tempo, di credere nel futuro.

Non ci credono gli imprenditori, che nella manifattura delocalizzano gli impianti in luoghi dove la manodopera ha un costo inferiore e in altri settori preferiscono affidarsi a forza lavoro extracomunitaria, non di rado clandestina, con forme contrattuali che rasentano il lavoro nero. Edilizia, ristorazione, agricoltura sono solo i principali settori dove il turn-over dei lavoratori, selezionati con i criteri appena descritti, è altissimo, perché manca l’interesse dell’imprenditore a costruire una “sua” forza lavoro che lo segua per anni. Le aziende che assumono i giovani credono nel futuro, desiderano che esso si dipani seguendo un tracciato da loro disegnato, e pertanto vogliono persone che siano state “allevate” fin da giovanissimi ai valori della loro impresa, in modo da favorire lo sviluppo futuro come nei loro piani.

Nel Mezzogiorni, la percentuale dei giovani disoccupati si impenna al valore del 39%: un dato che in parte è dovuto alla presenza in maggior misura del fenomeno del lavoro nero, ma che indica anche un più elevato impatto della tendenza degli imprenditori locali a “navigare a vista”, non costruire una base solida su cui erigere il futuro. Infatti questo peggioramento mostrato dai dati si verifica mentre è in atto, a livello mondiale, una lenta ma solida ripresa economica.

Il Paese, soffre la mancanza di una classe dirigente e imprenditoriale che sia in grado di andare oltre le aspettative di guadagni immediati, ma decida di investire in ricerca, in sviluppo, in formazione. La Apple, anni fa, stava per chiudere, soffocata dall’avvento del sistema operativo Windows che aveva equiparato le prestazioni dei Pc equipaggiati dalla Microsoft con le stazioni di lavoro Apple: Steve Jobs, invece di chiedere soldi al governo e mettere in cassa integrazione i dipendenti, ha preferito rimboccarsi le maniche e creare un nuovo prodotto: l’iPod: un apparecchio portatile per ascoltare musica in formato mp3. Un successo mondiale, che ha riportato in attivo i conti della società. Ma i dirigenti non si sono seduti sui milioni di dollari che entravano nelle casse aziendali, hanno continuato a produrre innovazione, a produrre futuro: con l’iPhone, che ha innovato il modo di utilizzare gli smartphone, e ora con l’iPad.

L’iPad si presta a diverse considerazioni: la prima è che i forti guadagni dell’iPhone non hanno rallentato la spinta creativa di Apple, come invece accade nella maggior parte delle aziende italiane, che dopo avere “azzeccato” un prodotto hanno la pretesa di viverci di rendita per sempre.

La seconda è che nella innovazione ci vuole creatività e coraggio per esplorare nuove strade, nuovi mercati. Ci vuole una vision che riesca ad andare oltre l’esistente, a ipotizzare nuove forme di fruizione dei prodotti: l’iPad ha creato un nuovo mercato, che ha messo in crisi simultaneamente i netbook, dei quali condivide l’ampiezza dello schermo, ma ne migliora la maneggevolezza, e gli ebook reader, quali il Kindle, le cui vendite non sono mai decollate perché troppo spartani in un panorama dominato da ampi schermi a colori e ricchi di funzionalità.

Ora tutti i marchi si lanciano all’inseguimento di Apple, che nel frattempo potrà ampliare la potenza della la sua creazione mantenendo un solido distacco rispetto ai competitor. Il successo dell’iPad conferma la validità della teoria della “mucca viola” elaborata da Seth Godin, in base a cui “non basta essere un buon prodotto, si deve essere eccezionali, fantastici”. Steve Jobs ha lavorato in tal senso, e ora le vendite dell’iPad confermano la sua strategia.

Mentre in Italia, dove di “mucche viola” non ne producono né la Fiat né le migliaia di altre imprese che si lamentano delle conseguenze della crisi dei consumi e della globalizzazione chiedendo insistentemente aiuti allo Stato. Né, purtroppo, si trovano molte “mucche viola” tra i giovani laureati e diplomati, che troppo spesso studiano solo quanto basta a ottenere l’agognato “pezzo di carta” da una classe di docenti demotivata e stanca, e si affacciano al mondo del lavoro senza passione, ma semplicemente con l’obiettivo di un posto fisso che assicuri uno stipendio certo fino alla pensione. E’ ovvio che, in questa fiera della mediocrità, il tasso di disoccupazione può solo crescere.

Francesco Chiappetta
Il prof. Francesco Chiappetta, manager d'azienda, è stato docente universitario di vari atenei. Ha profonda esperienza comprovata da incarichi importanti in azienda leader nel settore delle telecomunicazioni. La sua esperienza diversificata ha l’obiettivo di fornire consulenza direzionale, innovativa e approfondita. E' iscritto all'albo dei giornalisti dal 2005, successivamente nel 2007 pone un’iniziativa editoriale, per la società Si -ies, fondando Sentieri Digitali E-magazine di creatività e tecnologia per la comunicazione d’impresa. L’obiettivo di Sentieri Digitali è dedicato alla Comunicazione d’impresa in senso lato: ovvero dalle grandi imprese alle pmi e gli artigiani, dai professionisti alle PA, dal Marketing agli obblighi d’informazione per le società quotate. L’intero contesto dell’e-magazine è incentrato sui passi evolutivi della trasformazione digitale.

Altri articoli dell'autore

Advertisment

Puoi leggere anche...

567FansLike
1,441FollowersFollow

Ultime notizie

Agroalimentare e la sua filiera

I lettori di Sentieri Digitali hanno avuto modo di comprendere l’impegno costante per un settore così strategico del nostro Paese e dell’Europa. Nell’ambito della...

L’acqua

L’acqua vuol dire vita e quindi è un bene primario. Senza fare polemiche è ben rappresentare che la rete idrica del nostro paese a dir...

Comunità Energetica

Il Clean Energy for Europe Package è basato su una proposta della Commissione Europea del Novembre 2016 e definisce gli obiettivi e la strategia...

Vuoi avere le notizie aggiornate ogni mercoledi?

Iscriviti alla newsletter

LinkedIn
LinkedIn
Share