Moody’s ha deciso un downgrade di 3 punti, da Aa2 ad A2,sui bond italiani, giudizio che pone l’Italia nella parte bassa della classifica Europea. Tra le motivazioni addotte, la scarsa competitività delle nostre imprese dovuta anche a ritardi nell’adozione delle nuove tecnologie.
Investire per lo sviluppo del Paese significa oggi soprattutto investire in innovazione tecnologica. In primis, nella Banda Larga, poiché l’infrastruttura di rete è fondamentale per consentire a cittadini, imprese, PA di migliorare la propria produttività.
Una ricerca di Ericsson, svolta in collaborazione con la Chalmers University of Technology svedese ha dimostrato che raddoppiando la velocità della banda larga si genera un incremento del Pil dello 0,3% e quadruplicando tale velocità, la crescita del Pil si attesterebbe addirittura allo 0,6%.
Come ha dichiarato Johan Wibergh di Ericsson, "La banda larga ha grandi potenzialità […] Grazie al suo impiego, sarà possibile accedere a servizi online più efficienti e applicazioni smart per le telecomunicazioni. Nel settore salute, ci aspettiamo che le app smartphone verranno usate da 500 milioni di persone" .
Le applicazioni, utilizzando la "logica" del Cloud Computing, potrebbero essere infinite: il Ministero della Salute potrebbe mettere in rete le ASL e tutti i servizi di prenotazione; la Telemedicina si affermerebbe su larga scala, con gli immensi vantaggi che potrebbero generare, per i pazienti, i servizi di Teleriabilitazione e Teleassistenza domiciliare. Applicazioni e servizi che consentirebbero enormi risparmi alle Regioni, a fronte di un incremento della soddisfazione dei cittadini.
Attualmente, la banda larga nel nostro Paese è ampiamente al di sotto della media Ocse (9Mbit/s): l’Osservatorio sulla Banda Larga indica per il 2010 una velocità di download delle connessioni broadband mediamente di 4,1 Mbit/s: un valore che è circa il 55% della velocità massima dichiarata dai gestori di telecomunicazioni. Ancora più critica la situazione delle reti wireless: il download medio si attesta a circa 1,39 Mbit/s, il 35% di quanto viene proposto dai messaggi pubblicitari delle aziende di tlc. Quest’ultimo dato contrasta fortemente con l’evoluzione del mercato IT, in cui il consumatore finale (ma anche molte applicazioni aziendali) si rivolge sempre più a smartphone, tablet e connected Tv.
Alcuni dati per misurare l’ampiezza del fenomeno: le sottoscrizioni di servizi in banda larga senza fili, nel 2010, sono state più di mezzo miliardo nei Paesi OCSE. Ad esse si connettono i manager per consultare i dati aziendali, i consumatori per consultare le offerte pubblicitarie delle aziende, i funzionari della PA per lo svolgimento delle loro attività sul territorio.
Se la banda larga diventa l’anello debole del progresso innovativo, ci saranno meno utenti, meno applicazioni, meno investimenti nello sviluppo di software e soluzioni. Un mercato di grande interesse per il futuro rischia di essere abbandonato per le difficoltà espressa dalla domanda interna, che non riesce ad usufruirne con le adeguate prestazioni. Posti di lavoro qualificati, indotto e benessere che viene bruciato, impoverendo il nostro Paese e rendendolo sempre meno innovativo, creativo.
E’ per queste motivazioni che ci sentiamo di chiedere alle Istituzioni di indirizzare gli investimenti in infrastrutture sulla banda larga, certi che il Paese ne trarrà beneficio.