Il rogo della Città della Scienza, sulle cui origini dolose non sembrano esserci più dubbi, rappresenta una ferita gravissima per la città di Napoli, essendo stato colpito un simbolo della rinascita culturale e di un’ottima riconversione industriale (gli ex stabilimenti di Bagnoli), che vantava un numero cospicuo di visitatori – 350 mila l’anno – e che era la dimostrazione di come la Cultura possa essere l’asse portante per lo sviluppo di una comunità. Un luogo che era diventato un punto di riferimento per l’insegnamento ai giovani, oltre che uno splendido centro congressi e un valido incubatore per le nuove iniziative hi-tech.
L’impegno immediato alla sua ricostruzione, che renderebbe vano l’atto criminoso, non modificando la destinazione dei luoghi a beneficio di ipotetiche speculazioni, è fondamentale. Come ha dichiarato il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, il luogo simbolo della cultura scientifica deve tornare attivo per dimostrare la forza delle Istituzioni e dello Stato, ancora più importante in un’area ad alta densità criminale.
Anche se qualcuno ha commentato sulla stampa che la struttura era economicamente in crisi, non vi deve essere alcun indugio nella ricostruzione. La criminalità organizzata ha agito come gli invasori barbari del Medioevo e come gli estremisti islamici di Al Qaida. Bruciare la scienza e la cultura, che sono la materia fondante per la crescita di una comunità, è l’obiettivo principe di tutte le forme di controllo del territorio violente, siano esse di matrice terroristica o criminale.
A breve, con l’impegno delle Istituzioni, il museo interattivo e il Planetario dovranno tornare a vivere, per aprire le menti dei giovani alla scienza e al sapere, allontanandoli con la forza della Cultura dal buio di una prospettiva di vita basata sull’arricchimento facile e sulla sopraffazione.