Nel discorso che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto in Senato il 21 marzo, in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo, spicca una frase che è emblematica della deriva “antitaliana” che ha purtroppo colpito l’opposizione. La Meloni affrontando i tempi cruciali di questi mesi, dal sostegno militare all’Ucraina all’immigrazione e alla sicurezza energetica, ha richiamato l’opposizione alla responsabilità nei confronti del Paese: “Criticate ferocemente il governo, me, le scelte che facciamo, i provvedimenti, le nostre eventuali mancanze ma, vi prego, fermatevi un secondo prima di danneggiare l’Italia, perché questo fa la differenza”.
Ed è la differenza tra forze di opposizione mature, che hanno una proposta alternativa su cui discutere per ciascun tema da trattare, che portano avanti le istanze di categorie sociali, che hanno un’idea di Nazione e di come indirizzarne lo sviluppo; oppure partiti fragili, con leadership confuse nella loro genesi, come i 5stelle, fondati da Grillo ma guidati da Conte, o il PD in cui le primarie ai gazebo (aperte a chiunque, anche a sostenitori di altri partiti) hanno rovesciato i risultati del congresso dei circoli PD, aperto ai soli iscritti. In quest’ultimo caso, manca la coesione tra i membri dei partito, e manca l’idea politica di base, persa nella fluidità dei valori fondanti, tra leader che si avvicendano, si affiancano, si contrastano, impegnati in una lotta per il potere interno, piuttosto che protesi a convincere l’elettorato.
E’ così che nasce un’opposizione “a prescindere” , come direbbe il grande Totò, che non si esprime nello specifico, non fa proposte, ma ripete all’infinito vuote frasi di propaganda, non supportate da dati o analisi concrete, ma che trovano spazio nei giornali di riferimento, che ne ampliano la risonanza nel tentativo di renderle interessanti per i cittadini.
E quindi, come ha ben avvertito la Meloni, fare opposizione senza un valido motivo, spesso cercando alleanza in Paesi che hanno interessi contrastanti con i nostri, può creare danni all’Italia: l’invito alla responsabilità è doveroso, ma chi lo riceve dovrebbe innanzitutto provare imbarazzo di fronte ai cittadini e successivamente cambiare metodo per recuperare credibilità.