Abbiamo scelto di dedicare una buona parte del numero di questa settimana agli Stati Generali del Sociale e della Famiglia, incontro che si è tenuto a Roma il 26 e 27 giugno, quale auspicio per una della spesa pubblica che non vada solo nel senso di una sua riduzione e ristrutturazione, ma che evidenzi le priorità che il Paese deve darsi.
Investire in politiche sociali, volte all’inclusione e al superamento dei momenti di crisi dell’individuo, non significa solo essere solidali e porre in primo piano i principi dell’etica nel governo della comunità locale. E’ anche muovere risorse che genereranno sviluppo e crescita economica, poiché il recupero di persone che "inciampano" durante la loro vita, scivolando in situazioni di degrado e stenti, restituisce alla società la loro carica vitale, la loro capacità di produrre, tornando ad essere membri attivi della città, anche sul piano economico. Analogamente, l’impegno nei confronti dei minori, investendo sulla loro scolarizzazione, ne farà giovani in grado di sostenersi da soli, con il loro lavoro.
Oggi la tecnologia può fare molto per facilitare i programmi di aiuto alle fasce deboli della popolazione; nell’ambito del concetto di Smart City troviamo numerose aree di interesse, che spaziano dalle smart communities all’inclusione sociale, dall’assistenza a distanza alla condivisione delle esperienze. Gli strumenti ICT costituiscono un notevole contributo per abbattere i costi e per consentire di assistere più persone allo stesso costo, con vantaggi importanti per la comunità. Quanto è necessario è l’impegno di tutti – dai decisori politici al mondo del volontariato – ed una vision che modifichi il concetto di assistenza da "passivo" (un contributo alle esigenze vitali) ad "attivo" (lavorare per il recupero dell’autonomia e della capacità di sostenersi della persona).