Normalmente si accolgono le persone dando il benvenuto ai graditi ospiti. Non sempre è possibile, anche se la democrazia è pronta a sopportare senza capire che in alcuni casi sarebbe utile e necessario prendere posizione, evitando di spendere soldi e risorse. Possiamo invitare a casa nostra amici e conoscenti, l’importante è che non si vada a tralasciare il modo in cui tali ospiti vengono accolti.
Il 25 marzo ricorreva la celebrazione dei 60 anni dei Trattati di Roma, con i quali si diede l’avvio al processo di integrazione europea.
Il nostro Presidente del Consiglio aveva diverse cose da dire in merito alla smart mobility comunitaria, al quadro giuridico, alle norme sull’accesso ai dati, sulla responsabilità e sulla connettività.
Uno dei temi riguardava la creazione di una rete europea di supercomputer accessibili in cloud, sul modello del sistema satellitare Galileo, un sistema europeo di navigazione che regge su quattordici satelliti in orbita.
Sul piatto, appunto, vi era il tema dei high performance computing (HPC): fra i supercomputer, attualmente, il più potente al mondo è quello cinese, che consente operazioni nell’ordine dei miliardi di calcoli al secondo, ben duecento volte più potente rispetto al Tianhe-1 (del 2010). La Cina ci informa che nel 2020 uscirà una versione ancore più potente. Un altro importante attore a riguardo è l’America che si posiziona quasi sullo stesso livello della Cina. Noi europei dovremmo fare la sommatoria di più cervelli e data center per dire che ci siamo.
Anche l’ENI dispone di un supercomputer che utilizza un approccio innovativo basato sull’uso di acceleratori di calcolo operanti insieme ai tradizionali processori, la cosiddetta "hybrid cluster architecture". Si compone di 1500 nodi di calcolo IBM iDataPlex dx360 M4, con più di 30.000 core complessivi, ai quali si affiancano 3000 acceleratori NVIDIA GPU Tesla collegati da una interconnessione InfiniBand ad alta velocità.
Per quanto concerne l’Italia, il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e il Ministro dell’Istruzione e dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli, hanno firmato un accordo al fine di creare grandi cloud europei, sfruttando al meglio tutte le potenzialità dei Big Data e delle informazioni massive connesse anche allo sviluppo dell’IoT – Internet of Things ma, come più volte sottolineato, ancora troppo destrutturate.