Industria 4.0: seguire le buone pratiche e fare rete, il caso esemplare della Germania

Quello dell’Industria 4.0 è un fenomeno intercontinentale, tutti siamo testimoni di questa trasformazione digitale – la digital disruption – che caratterizza la quarta rivoluzione industriale. Anche in Europa si va a pieni giri, per l’UE è una delle priorità principali, anche se la nostra Italia, ad esempio, fatica un pochino rispetto ad altre realtà europee, la Germania su tutte. Nel bel Paese, infatti, tra i tanti problemi sembra che non ci sia ancora un’adeguata copertura e un adeguato sviluppo in termini di infrastrutture, in particolare delle reti, una criticità caratterizzata anche da un grande limite di velocità di trasmissione e di comunicazione.

Dal governo, l’abbiamo ribadito più volte, si snocciolano linee guida e piani per l’industria 4.0, per smuovere la situazione e colmare più gap possibili. Si introducono, quindi, super e iper-ammortamenti, credito d’imposta, finanziamenti agevolati per investimenti in beni strumentali e tecnologie. Si spingono le startup, le PMI innovative, si dibatte su normative, standard nazionali ed europei e formazione professionale. Molte cose si fanno, molti altri finanziamenti nemmeno si sfruttano, vedi quelli provenienti dall’Europa che ci sono ma non vengono utilizzati, in un Paese pieno di aree interne e sottosviluppate che non può certo permettersi di “ignorare” certe opportunità. Nell’intento di aprirsi all’investimento e all’impegno per far crescere lo sviluppo, può essere opportuno guardarsi intorno, fuori dai nostri confini, osservare i paesi vicini. Gli stati membri della comunità europea come si muovono? Cosa potremmo apprendere dal loro modus operandi? Viene da chiedersi perciò come agiscono gli stati che fanno traino, quelli che tanto stiamo inseguendo per ottenere una competitività degna di uno stato che era tra i leader indiscussi del manifatturiero, una di queste sembra essere senza dubbio la Germania.

In territorio tedesco l’industria 4.0 è partita già più di dieci anni fa, nel 2010 poi è stata formalizzata con l’introduzione della “Hightech-strategie”, un piano d’azione pluriennale di investimento in ricerca e sviluppo in settori considerati di particolare importanza strategica come le nanotecnologie, le biotecnologie e l’ICT.

Il governo, in particolare il Ministero dell’Economia e  quello dell’Istruzione hanno favorito la creazione di una piattaforma denominata “Plattform Industrie 4.0” atta a mettere in rete e unire le imprese più competitive e importanti del Paese con il fine di instaurare un continuo confronto sulla strategia di lungo termine da attuare per l’industria 4.0. Uno strumento che si è rivelato estremamente efficace per evidenziare gli elementi rilevanti legati agli standard e ai framework condivisi atti a regolare questi nuovi modelli di lavoro e di business legati alla rivoluzione digitale. In questa piattaforma sono presenti oltre 300 soggetti in rappresentanza di 159 enti pubblici e privati.

Berlino ha un sistema di formazione duale scuola – lavoro che fornisce ai “ragazzi” le competenze adatte a trovare lavoro e alle aziende impiegati preparati a operare in “fabbriche intelligenti”.

In Germania la spesa per la Ricerca & Sviluppo ammonta al 2,84% del Pil (in Italia è all’1,3%), ed esistono due grandi infrastrutture che si occupano di ricerca e innovazione tecnologica. La prima è la Max Plank Society, un colosso che attua ricerca di base con 83 istituti, 22000 dipendenti e con un budget pubblico di 1,8 miliardi di euro più le risorse private.  Un’altra è la Fraunhofer Gesellschaft,  che fa ricerca applicata ed è dotata di 67 istituti sparsi nel mondo, più di 24 mila dipendenti ed un budget di 2,1 miliardi di euro di cui il 30% statale ed il 70% dal settore privato per specifici progetti di ricerca.

Nel quadro che si prefigura oggi, il modello tedesco è certamente aperto all’espansione anche fuori dai propri confini, vi è la propensione a fare rete e diffondere tale modello anche ad altri paesi e al livello sovrannazionale. “Plattform Industrie 4.0” ha già avviato collaborazioni a livello internazionale a partire proprio da quella con la Commissione Europea ed i paesi del G20, fino a quella con l’Industrial Internet Consortium negli States, l’Alliance Industrie du Futur in Francia e la Robot Revolution Initiative in Giappone.

Le relazioni con l’Italia ci sono, l’incontro recente fra la Merkel, Gentiloni e rispettive delegazioni, dove si è parlato anche di crescita industriale e proprio di Industria 4.0, sono una dimostrazione della volontà reciproca di collaborare e crescere nello sviluppo e nella competività industriale, delle PMI oltre che nella definizione e nell’allineamento sugli standard.

La sfida è importante e di fondamentale importanza, soprattutto in un periodo burrascoso a livello comunitario, con tante minacce e tante opportunità, dove gli equilibri e la corsa alla leadership possono essere trasformate in tempi stretti. Le istituzioni, il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) e le modalità di attuazione dell’Agenda Digitale hanno e avranno un ruolo cruciale. 

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