NPL, da fardello ad occasione di business: l’altra faccia della medaglia

Comunemente noti come “Prestiti non performanti”, gli Npl rappresentano un pesante fardello che, Istituti di credito ed Imprese italiane, sono costrette a portarsi dietro.

Quale conseguenza della crisi economica che dal 2008 ha colpito il Paese, anche in Italia, famiglie ed imprese hanno visto ben presto trasformarsi i propri debiti verso le Banche in sofferenze, perché ad esempio l’azienda è fallita, si è perso il proprio lavoro oppure non si è stati più in grado di onorare le rate del mutuo.

Per dare una stima del fenomeno, basti pensare che in Italia le sofferenze lorde sono passate dai 107 miliardi del 2011 ai 202 miliardi attuali.

Si tratta del risultato, oltre che del protrarsi della lunga e forte recessione, dei tre grandi mali che da tempi immemori affliggono la nostra Penisola: la mala gestione ai vertici, il sistema giudiziario lento e l’insufficienza di risorse pubbliche.

Di tutta risposta, quindi, anche in Italia, banche ed Intermediari finanziari, scelgono sempre più spesso di affidarsi a soggetti specializzati nel recupero crediti.

E’ di pochi giorni fa l’annuncio di Banca Carige della dismissione di 1,8 miliardi di Npl, quale primo grande nodo da sciogliere nell’ambito del nuovo piano industriale.

Ed allora, nella gestione di tutti quei crediti dubbi, parole d’ordine diventano, quindi, pazienza e lungimiranza.

La pazienza nell’analizzare attentamente i tassi di default del singolo Paese onde poter comprendere a che punto si trovi il ciclo economico del Paese in questione; se infatti è stato raggiunto il punto più basso, sarà allora quello il momento giusto per acquistare i pacchetti di Npl.

Lungimiranza, invece, nell’acquistare a poco gli Npl per poi avviare tutta la fase di ristrutturazione, negoziando con il creditore e dandogli spazio per rientrare.

Questo, quindi, il modello vincente nel campo del recupero credito, quale settore dove, in Italia, a farla da padrona è Banca Ifis, che si segnala tra i maggiori acquirenti di grossi pacchetti di Npl detenuti dai colossi italiani.

Ma non solo Banca Ifis, in quanto si tratta di un business che fa gola anche a grandi società estere, tra cui Ares Management, Apollo Global Management, Fortress, tutti veri e propri professionisti nella gestione dei crediti deteriorati.

Caccia aperta, quindi, agli Npl che da crediti problematici che zavorrano i bilanci di banche ed imprese italiane, si trasformano in un’occasione di business per quanti specializzati nella loro gestione e valorizzazione.

Tuttavia, sorge spontaneo interrogarsi sull’approccio adottato da banche ed Imprese italiane nell’affrontare quelle che sono debolezze strutturali del sistema finanziario, note ormai da molto tempo.

Da un report dell’agenzia di rating Fitch, è emerso come l’Italia si sia mossa tardi nel riconoscere il suo problema di crediti deteriorati, rispetto a Spagna ed Irlanda che invece già prima che la Direttiva europea Brrd entrasse in vigore ed introducesse il ball-in ne avevano preso coscienza.

Il costante incremento dei crediti in sofferenza dovrebbe suggerire, infatti, una gestione, a monte, più efficiente dei meccanismi di monitoraggio dei crediti deteriorati, al fine di poter agire per tempo con strategie di valorizzazione del portafoglio di Npl.

Certo non esiste una soluzione miracolosa, tuttavia la prevenzione del fenomeno o comunque la possibilità di porvi un argine, passano attraverso l’ottimizzazione delle strategie di recupero dei crediti, la creazione di un mercato più ampio degli Npl, in quanto ancora fortemente sotto- dimensionato in Italia, e perché no anche attraverso l’analisi di quelle best practice nelle strategie di valorizzazione del portafoglio di Npl, posto che risolvere il problema dei crediti in sofferenza non sia interesse soltanto dell’Italia ma anche di tutta l’Europa.

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