Riprende vita la storica Società Piemontese Automobili [Intervista a Julianto Imprescia]

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Julianto Imprescia, socio fondatore della nuova Società Piemontese Automobili. Un progetto imprenditoriale molto importante che ha da poco colto l’ardua sfida di riportare in vita i fasti della storica azienda torinese (la SPA fu una delle prime case automobilistiche a debuttare sul mercato nazionale) riproponendo nel contemporaneo le peculiarità di quelle maestranze italiane che tanto fecero la storia nella produzione automobilistica di inizi ‘900. Lo spirito avanguardistico vuole essere il medesimo, adattato alle esigenze del contesto contemporaneo, riproponendo la stessa attitudine alla sperimentazione e all’innovazione.

1. Rifondare un’azienda storica come SPA(Società Piemontese Automobili), un’azienda di automobili, a Torino, dove c’è Fiat, poteva sembrare una follia ai tempi della crisi. Quando, come e quali dinamiche hanno fatto accendere la lampadina?
La storia della nuova SPA nasce un anno e mezzo fa. Tutto è iniziato tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014. Sicuramente è stata un’impresa ardua. Fare un’operazione di rebranding e riportare un’azienda automobilistica storica in una città come Torino da sempre orientata all’automotive, non è cosa semplice. Questa città volendo o non volendo è sempre stata molto legata alla Fiat ed è giusto che sia così.
Il segreto è stato quello di lavorare realisticamente. Cullarsi nei sogni è molto bello ma poi dobbiamo essere molto concreti e realistici. Nuova SPA nasce dall’incontro di una parte tecnica, relativa al design, che cerca di realizzare i prodotti fisici da mettere in produzione, e una parte che da struttura e si occupa di tutte le questioni giuridiche, fiscali, commerciali, rapporti con le istituzioni, marketing, forniture e quant’altro.
Abbiamo creduto in Torino. La nostra vision parte dalla concezione che il mondo dei trasporti deve essere rinnovabile ed ecosostenibile. Perciò abbiamo deciso di lasciare il motore ad idrocarburi, per focalizzarci totalmente su motori ibridi ed elettrici, sulle energie rinnovabili. Il sogno è quello di ritornare a produrre auto a Torino. Vogliamo trasmettere la forza dell’elettrico e il valore della mobilità sfruttando tali mezzi, si può muoversi bene ed in modo confortevole anche con mezzi elettrici. Dobbiamo preservare il mondo per avere un futuro migliore, guardiamo avanti, guardiamo al domani.

2. Acquisizione del marchio, rifondazione, ri-registrazione, che cosa è stato?
La Società Piemontese Automobili è stata fondata nel 1906 dalla famiglia Ceirano, al tempo è stata tra le prime 10 aziende al mondo dotata di stabilimenti che producevano auto. Un’azienda pionieristica che innovava molto ancora quando non c’erano vincoli di aerodinamica e design. Nel 1926 è stata acquisita dal Gruppo Fiat, che poi l’ha relegata nel compartimento Iveco di trasporto industriale. Un’azienda che ha prodotto autoveicoli, autocarri, veicoli militari, motori per aerei. Risale al 1949 l’ultimo autocarro di produzione SPA che uscì dai cancelli di Corso Ferrucci n. 122 a Torino, da li poi si interruppe la produzione della storica azienda. L’idea è stata quella di riportare quell’epoca, quello spirito d’impresa. Abbiamo ri-registrato un marchio che non era più utilizzato con una società nuova che è stata costituita formalmente ad Ottobre 2014.

3. Quali sono i veicoli e i progetti che avete pronti o in preparazione per il vostro portfolio?
Abbiamo in mente la ricerca continua di innovazione, sperimentazione ed avanguardia, lo faremo ricercando continuamente nuovi partner e nuovi progetti, il sogno è quello di ristrutturare una catena di produzione e riportare la produzione automobilistica a Torino. Abbiamo già in progettazione un sidecar, un risciò, e un quadri-ciclo; un mezzo che deve essere targato e assicurato, una macchina a tutti gli effetti con un motore a propulsione elettrica capace di raggiungere i 110km/h, di tutti questi progetti abbiamo le fasi di studio e le matematiche. L’intento è quello di riaffacciarsi gradualmente dalle due alle quattro ruote. C’è un progetto che va in questa direzione, nasce dall’idea di tornare a produrre un’automobile a tutti gli effetti, anche se non lo è propriamente. Potenzialmente potremmo già presentarla all’EICMA di quest’anno, si chiamerà “Eterna”, un autoveicolo elettrico, che come recita il nome, non morirà mai, pensate, si aggiusterà cambiando una batteria.

Comunque non vogliamo strafare. Si fa un passettino alla volta, esce un prodotto, Biciletto, si massimizza al netto degli investimenti fatti, si mette po’di soldini in pancia e poi si riparte. Bisogna essere concreti e realistici, muoversi sapendo che c’è una crisi che non ti aiuta. Tutte le forze che uno spende in una direzione si devono poi tradurre in vendite. A un certo punto Nuova SPA per sopravvivere dovrà iniziare a fatturare. Sono affari, si fa commercio, possiamo far passare tutti i messaggi romantici e le idee poetiche del mondo, ma alla fin fine se dalla costituzione dell’azienda, entro 36 mesi, questa non inizia a fatturare significa che l’idea è sbagliata o che è stata portata avanti male.

4. Da dove è nato il concept di “Bicicletto”? Quali sono stati gli stimoli che vi hanno portato a concepirlo?
Molti mi hanno chiesto perché abbiamo fatto una bicicletta se il settore storico di Società Piemontese Automobili è quello automobilistico. La risposta risiede nella mobilità, principalmente facciamo prodotti che siano mezzi di trasporto. La bicicletta è un mezzo di trasporto. Poi per questioni di budget, dovevamo fare un prototipo, non avevamo molti fondi, altrimenti non avremmo chiesto dei finanziamenti e quindi sarebbe stato meglio realizzare un prodotto di alto livello in una bici piuttosto che in un’automobile. Volevamo stupire, fare qualcosa di diverso e farlo con un esercizio di stile. Abbiamo voluto consegnare un prodotto più umile rispetto all’auto e dimostrare cosa sapevamo fare di esso. Abbiamo utilizzato un’accurata selezione delle componenti e dei materiali. L’Angel Eye, ad esempio, sfrutta un dispositivo a led che è lo stesso che viene utilizzato dai veicoli BMW, un’innovazione sull’oggetto bici mai utilizzato prima d’ora.

L’unica componente non italiana di bicicletto è il motore. L’azienda in Italia che produce motori elettrici che fanno al caso nostro è Bosch, che però ci ha messo in aspettativa, distribuirà i motori su ordinazione solo nel 2017. Quindi il team di SPA si è trovato costretto ad interfacciarsi all’estero.

5. Come è andato questo primo periodo di presentazione?
Molto bene, all’EICMA ad esempio è stato un successone, Bicicletto è stato nominata dalla stampa tra le prime 10 bici più lussuose al mondo, nonché definita la Rolls Royce delle bici elettriche. Qualche altro ha detto che se Apple avesse sviluppato una bici elettrica, avrebbe sviluppato esattamente questo Bicicletto. Per una società che formalmente è stata costituita nell’ottobre 2014 possiamo ritenerci molto soddisfatti.

6. Una bicicletta, un mezzo di trasporto a due ruote, è elettrico, ma nel particolare quali sono le caratteristiche innovative che lo contraddistinguono?
Fra le caratteristiche innovative di Bicicletto troviamo:
– Telaio monoscocca completamente in carbonio, un pezzo unico, da stampo unico, per un modello unico, offre più resistenza e meno peso. Il prototipo dell’anno scorso pesava circa 24 kg, oggi dopo vari perfezionamenti siamo arrivati a 17,7 Kg.
– Il proiettore anteriore è smontabile ed è dotato di una box station da adoperare in-house, ad esempio sulla scrivania per la ricarica. Accessorio, oggetto di stile e di design che si può smontare e utilizzare anche come faro.
– Frecce anteriori e posteriori, luci di stop e luci di posizione.
– Serbatoio finto, in realtà è un vano che contiene all’interno dei cavi usb per la ricarica elettrica del veicolo, è fatto in “termoforatura”, bucherellato, ed è anche una cassa di risonanza naturale, se all’interno poniamo il nostro smartphone, ci permetterà di sentire la musica amplificata. In questo modo si aggira il pericolo degli auricolari in bici.
– Sella, manopole e tessuto che ricopre il serbatoio sono totalmente “customizzabili”, sia per i tessuti che per i colori. L’idea è quella di creare una piattaforma di configurazione in rete che vada a stimolare la creatività del cliente nel personalizzarsi l’oggetto.
– Forcella, piega manubrio, attacco manubrio, sono tutti in carbonio.

Fra la lunga lista di partner e fornitori made in Italy che hanno contribuito alla realizzazione di Bicicletto troviamo: FRM di Riolo Terme, uno dei soci fondatori è un ex ciclista professionista di moutain bike, l’azienda segue due ciclisti che saranno impegnati alle olimpiadi di Rio e ha la peculiarità di testare direttamente in gara i propri componenti, ci hanno seguito e consigliato sulla ciclistica da corsa, fornendoci un’importante expertise tecnica. Blacks di Faenza, hanno ideato il telaio, su disegno e struttura di Nuova SPA, con i modelli e gli stampi conseguenti. Fidivi Tessiture Vergnano di Poirino(TO) ha realizzato il serbatoio. Mario Levi Spa, di Rivoli, si è occupata di sellare le manopole e la sella, sono fornitori nel settore automotive, fanno la sellatura delle cappelliere per 500 Abarth e per la Giulietta di Alfa Romeo, un’eccellenza del settore. Gipiemme di Vicenza ha realizzato i cerchi da 26’’. Volvera, si è occupata della fresature della spugna della sella. Formula, di Prato, ha realizzato tutto l’impianto frenante. Unica azienda italiana che fa freni sia per le bici, anche nel mondo elettrico, sia per le moto, a livello internazionale, sono annoverati tra i numeri uno negli impianti frenanti.

Pre-assemblaggio, cablaggio e assemblaggio viene effettuato da noi, vengono spedite a noi le componenti e noi ci occupiamo di cablare tutto il veicolo, nonché dell’assemblaggio finale, fino all’inserimento nel packaging e all’invio al cliente.

7. A che punto è il processo di produzione di Bicicletto, la commercializzazione è imminente? Come potrebbe essere accolto dal mercato?
C’è stata la prototipazione, è stato ingegnerizzato, industrializzato ed è in fase di commercializzazione, vi sarà la prima consegna in Autunno. Ora, inoltre, c’è una fase di testing, per individuare microcriticità di affinamento, per capire le cose da perfezionare in ottica produzione. Dotato di pedalata assistita, raggiunge i 47Km/h. Nel traffico cittadino la velocità media delle auto è di 13.7 Km/h. Dotandosi di un veicolo che fa una media di 20-25 Km/h, e Bicicletto lo può fare tranquillamente, le distanze urbane si coprono facilmente. Anche in una città come Roma, dove spesso ci si trova imbottigliati nel traffico e si è costretti a muoversi con lo scooter, un mezzo così potrebbe essere l’ideale, non inquina ed è ottimo. L’unica pecca è che le nostre città non sono molto amiche dei ciclisti, in Italia si deve fare molta attenzione ad andare in giro in bici. C’è molto da fare in quanto a sensibilizzazione e formazione in questo campo.

8. Vi sono arrivati finanziamenti, investitori, sostegni e risorse per l’azienda e per i vostri progetti o attingete solamente alle vostre risorse economiche?
Il contesto è quello difficile che bene conosciamo. Questa crisi abbatte ogni sogno. Un progetto come il nostro aveva bisogno di aiuti economici. Necessitavamo di fondi. Ciò che emerge dalla nostra esperienza e che si pronunciano tante parole ma gli aiuti economici veri non vengono dati. Siamo in un paese che non aiuta i giovani a realizzare i propri sogni. Negli Stati Uniti si innamorano di un’idea e ti sorreggono affinché tu possa realizzarla. Qui tutto questo non avviene. In Italia non ti permettono di agire subito, di aggredire il mercato. Non si assumono il rischio di investire in un progetto, al massimo te lo appoggiano solo quando è già diventato profittevole. Bisogna abituarsi ad una cosa in Italia: se tu oggi hai un sogno, se hai i soldini tuoi, ok, puoi provare a realizzarlo, altrimenti scordatelo. Ad esempio in Nuova SPA tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi, materiali, fiere e quant’altro, fa parte di costi sostenuti interamente dai sottoscritti. Nessun sostegno, nessun finanziamento.
Poi ora qualcosa sta cambiando, all’inizio abbiamo elemosinato attenzioni finanziarie, non ci hanno dato nulla, ora che abbiamo fatto passi da gigante, dopo 1 anno e mezzo di lavoro, grazie anche ad un’ottima attività di comunicazione e marketing, anche con i social network, stiamo raccontando quello che stiamo facendo. Stiamo cominciando a destare interesse. Ci stanno contattando e ci hanno contattato degli investitori. Il sistema dovrebbe agire al contrario, ma nel nostro paese questo non accade quasi mai: stallo eterno.

9. Quindi non vi è qualche traccia di Business Angels, di aiuti economici, di cambiamenti a sostegno delle startup? Capitali di rischio o solo capitali di debito?
Un grande problema in Italia è che le banche non ti finanziano più. Abbiamo fatto tutto da soli, abbiamo provato a fare networking, ma dovete sapere che a Torino non è facile, le grandi aziende sono restie a concedersi alle piccole nuove realtà, c’è un comportamento un po’ “sabaudo” e questo non aiuta ad andare molto lontano. In Italia non siamo abituati ad aprirci a produzioni in pre-serie. Non investono nei lavori ancora in fase embrionale che non portano alcun profitto nell’immediato, nessuno è disposto ad investire capitali di rischio. Non si ragiona in divenire, in proiezione di un profitto futuro, nessuno si assume il rischio di fare un sacrificio oggi per raccogliere domani. Ecco che le start-up e le idee muoiono sul nascere. Noi crediamo molto nel fare rete. Dal 2013 ad oggi abbiamo trovato oltre 30 aziende partner. Siamo riusciti a creare un piccolo indotto. Abbiamo lavoro e offriamo lavoro. Tutto savoir-faire italiano, artigianato e design made in Italy.

10. A proposito dei tempi di erogazione e delle procedure di accesso: i tempi delle istituzioni non sono compatibili con la dinamicità delle startup? Non si fa sistema? L’Ecosistema startup è frammentato? Qual è il suo punto di vista?
Esistono tanti progetti dedicati alle startup. Abbiamo un’erogazione della liquidità che non è conforme a quella che è la necessità del business. Ti arriva il fondo come rimborso spese, dalla richiesta all’erogazione effettiva passano dai 6 ai 12mesi. L’idea è geniale quando viene presentata, non sarà geniale fra sei mesi. Tutto questo è inutile. Un piano va fatto nell’immediato, altrimenti ci rubano l’idea e perdiamo il business.

11. Quali sono secondo lei i modelli che l’Italia dovrebbe seguire per ciò che concerne l’erogazione di capitali e le procedure di sostegno alle startup?
Siamo sempre stati molto bravi quando c’erano i soldi proposti da fondi ed enti finanziatori a prenderli e a non realizzare i progetti. Questo ha creato il meccanismo di oggi, ne le banche ne gli istituti di credito ti finanziano più.
Per me in aiuto alle startup sarebbe da creare un fondo dedicato. La mia proposta allo YES, è stata proprio quella di creare un fondo dedicato ai giovani e alle loro idee innovative. Naturalemente deve esserci una commitee o un gruppo di giudicatori che vagliano la tua idea che ti da un riscontro immediato ed economico entro e non oltre i 30 giorni dalla presentazione del business plan, ciò deve avvenire in placet dal panel giudicante, all’80% a fondo perduto e al 20% da restituire con una fase di ammortamento sui 5 anni . Necessario un pool di esperti che affianchi i giovani imprenditori per un periodo non inferiore ai 24 mesi, offrendo un’assistenza sul piano di alcune expertise che spesso all’interno della struttura che si sta creando viene meno. Durante questo periodo si vaglia lo stato avanzamento dei lavori, sull’operato della startup, sulla direzione intrapresa e sulla condotta. Solitamente accade con un certa facilità che nelle startup di innovazione tecnologica, ad esempio, manchi una preparazione a livello giuridico, fiscale, commerciale. Giusto quindi affiancare i giovani startuppers.
Un’idea da seguire, potrebbe dunque essere proprio questa, ci lavoreremo. In Italia abbiamo il vizio di spendere una miriade di soldi per cose futili, dimentichiamo il necessario. I fondi che possono essere inseriti per le startup, possono provenire sia dalle istituzioni pubbliche, sia da società private che vogliono investire sull’innovazione. Mediante questi fondi le startup ottengono un’iniezione di fiducia, e le società finanziatrici possono inserirli nella dichiarazione dei redditi e avere la possibilità di ottenere degli sgravi fiscali. Dobbiamo rischiare di perdere ma credere nelle idee brillanti che possono essere vincenti, sostenere, finanziare, magari lo si può fare anche in più trance.

12. A proposito di questa proposta (Fondo per le startup), ha ricevuto qualche risposta rilevante e importante in merito?
Tutte le parole sono belle, dopo le mille parole ci si deve muovere, in concretezza siamo sempre nella stessa “melma” da cui siamo partiti. C’è una volontà di innovare e di far si che le startup prendano vita, ma poi no gli si da aiuti e supporto e le si cassa fin dalla nascita. Forse per le imprese consolidate e potenti, le startup rappresentano più che un’opportunità una minaccia.
Nessuno racchiude in se tutte le expertise e le risorse necessarie su cui portare avanti un progetto di impresa in maniera autonoma e unilaterale. Le startup vanno aiutate. Quando capiremo questo allora vi sarà qualche cambiamento. Diversamente, la gente andrà nella SiliconValley o nel sud est asiatico, la si che si innamorano realmente delle idee e soltanto a budget di marketing mettono a disposizione 2 milioni di euro. In Italia poi è inutile che ci lamentiamo.

 

Altri articoli dell'autore

Advertisment

Puoi leggere anche...

567FansLike
1,441FollowersFollow

Ultime notizie

Agroalimentare e la sua filiera

I lettori di Sentieri Digitali hanno avuto modo di comprendere l’impegno costante per un settore così strategico del nostro Paese e dell’Europa. Nell’ambito della...

L’acqua

L’acqua vuol dire vita e quindi è un bene primario. Senza fare polemiche è ben rappresentare che la rete idrica del nostro paese a dir...

Comunità Energetica

Il Clean Energy for Europe Package è basato su una proposta della Commissione Europea del Novembre 2016 e definisce gli obiettivi e la strategia...

Vuoi avere le notizie aggiornate ogni mercoledi?

Iscriviti alla newsletter

LinkedIn
LinkedIn
Share