Lo stato di attivazione dell’Agenda Digitale in Italia

Trattando i temi della digitalizzazione del nostro paese, ed in particolare dello stato di attivazione della tanto famosa Agenda per l’Italia Digitale, vengono da porsi dei quesiti atti a fare il punto della situazione e a valutare lo stato di avanzamento di questo grande work in progress in bit. Per farlo possiamo dotarci di un indice di riferimento a livello europeo che è il DESI – Digital Economy and Society Index. In particolare dovremmo chiederci: quali sono le aree del DESI in cui l’Italia è maggiormente in ritardo? Qual’è il posizionamento attuale dell’Italia sul ranking?

Innanzitutto spieghiamo brevemente che cos’è il DESI:

il DESI è un indice elaborato dalla Commissione Europea per valutare lo stato di avanzamento degli stati mebri dell’UE nel perseguimento dell’economia e della società digitale, gli indicatori sono cinque:

–          Connettività

–          Capitale umano

–          Uso di internet

–          Integrazione della tecnologia digitale

–          Servizi pubblici digitali.

Per quanto riguarda i servizi pubblici digitali e per quanto riguarda la trasparenza e la disponibilità di dati aperti (open data), l’Italia sembra aver fatto dei passi avanti negli ultimi anni, anche se in generale, se si misura il complessivo degli indicatori, rimane agli ultimi posti a livello di ranking europeo.

Infatti è ancora 25esima su 29 paesi europei, è agli ultimi posti proprio per ciò che concerne i primi 3 indicatori: la connettività, le competenze digitali e l’uso di internet. In Italia, proprio per quanto riguarda le competenze digitali, metà della popolazione italiana ha competenze digitali insufficienti, il 27% non ne ha per niente. Nella digitalizzazione dell’industria è al 21esimo posto, e al 18esimo posto per i servizi digitali della PA. In tutto questo, però, dimostra di essere il Paese che ha registrato la crescita più alta tra il 2013 e il 2015. Significa che eravamo veramente messi male. Ma significa che abbiamo ancora moltissimo da fare se vogliamo mantenere la competitività che ci spetta e che da sempre ci contraddistingue nel panorama economico, manufatturiero e industriale europeo.

Un limite che l’Italia si porta dietro riguarda le infrastrutture, vincoli legati alla comunicazione e all’accesso alla rete delle aree interne: vi sono molti problemi da risolvere e barriere da abbattere in questa direzione. In Italia le persone che hanno accesso alla Rete sono il 58%, in altri stati europei la media è del 75%, Germania, Francia e Regno Unito si attestano fra l’80 e il 90 %. La Banda Ultralarga è accessibile solo 1 famiglia su 4, in Europa la media è al 62%. Necessario, inoltre, far leva sulla nostra grande tradizione del settore manifatturiero e applicarla per una nuova eta dell’oro da applicare nelle manifatture digitali. L’avvento dell’IoT, la comunicazione con sensori e fra macchine (M2M),  possono essere leve mediante la quale sarà possibile competere nel mercato globale.

Fondamentale sarà l’intesa fra pubblico e privato, fare sistema ed incedere negli investimenti, perchè vi sono troppi ritardi e gli investitori sono indispensabili. Questa intesa va governata proprio dall’Agenda Digitale del Paese, un organo che deve, quindi, garantire l’innovazione e la digitalizzazione che tanto è in grado di influire sul PIL e sul progresso sociale.

Una delle parole d’ordine, proprio riconducendosi al tema infrastrutturale, riguarda la Banda Ultra Larga, poi dobbiamo continuare nella diffusione dello Spid (Sistema unico di identità digitale), far leva sulle imprese, in particolare le PMI, che devono essere sempre più veicolo nella diffusione delle identità digitali, nell’erogare servizi digitali e quindi nell’alfabetizzarsi. Risulta necessario, in termini di alfabetizzazione digitale, orientarsi anche al cittadino, alle aziende tutte (non necessariamente quelle più grandi siano più avanti) e alla PA

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