II Italian Digital Agenda Annual Forum

Secondo una recente indagine del prestigioso Osservatorio Agenda digitale della School of Management del Politecnico di Milano http://www.osservatori.net/agenda_digitale/attivita, l’Agenda digitale è sia una leva di efficienza nella pubblica amministrazione sia un’opportunità di crescita per le imprese, di nascita di nuove startup e di risparmio per le famiglie.

Senza sorprenderci troppo, siamo però ancora in forte ritardo su tutti i parametri di digitale nazionale previsti dall’Europa per il 2015: l’e-commerce è previsto al 50% e noi siamo al 17%, eGov (50%) al 19%, Pmi online (33%) al 4% e banda larga 20Mb (100%) ad un lontanissimo 14%. Sono questi i primi dati presentati nel secondo Forum sull’Agenda digitale promosso da Confindustria Digitale.

Confindustria Digitale ha organizzato il secondo forum annuale sull’Agenda Digitale #italiandigitalagendaforum lo scorso 21 ottobre 2013, presso la Confindustria – Auditorium della Tecnica come un’occasione di confronto sull’andamento della Agenda Digitale Italiana e sullo sviluppo dell’economia digitale, in cui il Governo ha potuto confrontarsi con operatori ed esperti del settore per affrontare il primo Consiglio dell’Unione Europea interamente dedicato all’Agenda Digitale di fine ottobre. Il 24 e 25 ottobre a Bruxelles c’è infatti stato il primo Consiglio Ue della storia dedicato alla e-economy dove i ministri sono stati chiamati a relazionare su progetti e roadmap delle Agende digitali nazionali con la proposta di dare vita al Mercato unico digitale entro il 2015.

L’Agenda Digitale Italiana ha purtroppo registrato anche per questo anno ancora ritardi e problemi di avviamento: un altro governo, un nuovo uomo di fiducia, Francesco Caio, il problema Telecom e infrastrutture, le mancate opportunità di spending review del passaggio digitale nelle pubbliche amministrazioni e nella sanità.

Questa seconda edizione è stata quindi dedicata allo step forward, ovvero ad approfondire progetti e percorsi di sviluppo all’interno delle grandi tematiche – infrastrutture e investimenti, servizi digitali evoluti, trasformazione digitale della PA, innovazione e start up – che costituiscono la chiave per la ripresa della crescita in Europa e nel nostro Paese. E’ infatti giunto il momento di rendere vincolanti i parametri dell’Agenda digitale, come afferma Confindustria. Com’è già stato per i parametri del Fiscal Compact del 2012, è ora di mettere in piedi un Digital Compact.

Sono intervenuti poi responsabili politici, istituzionali, delle imprese Ict e della finanza, protagonisti del mondo digitale, come il Presidente del Consiglio Enrico Letta, Franco Bassanini (CDP), Antonio Catricalà, Vice Ministro dello Sviluppo Economico, Giampiero D’Alia, Ministro per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione, Beatrice Lorenzin, Ministro della Salute, Debora Serracchiani, Presidente Regione Friuli Venezia Giulia.

I lavori sono stati introdotti dal Commissario per l’attuazione dell’Agenda Digitale Francesco Caio, dalla Vice-Presidente della Commissione Europea e Commissario per l’Agenda Digitale, Neelie Kroes e il Presidente di Confindustria Digitale Stefano Parisi e il Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta ha tenuto le conclusioni. A parlare di innovazione e start up anche l’ingegner Oscar Cicchetti.

Il presidente del Consiglio al Forum di Confindustria Digitale Stefano Parisi ha ammesso l’arretratezza del Paese e il divario tra Nord e Sud che va ridotto "partendo dalle scuole" ed ha affermato “Ad un anno dal decreto, solo 8 dei 21 decreti attuativi previsti sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale”.

“Come e’ possibile fare la spending review senza gli strumenti digitali qualcuno me lo deve ancora spiegare. Non è più etico affrontare le cose senza sapere cosa si compra e cosa si deve ", ha detto con apprezzabile franchezza Francesco Caio, Commissario per l’attuazione dell’Agenda digitale italiana e parlando dell’agenda digitale, “i decreti attuativi messi nella legge sono poco chiari e del tutto irrealizzabili e manca del tutto la descrizione di un’architettura informatica di riferimento: l’obiettivo è lo sviluppo di un’architettura applicativa controllabile con una governance nello stile del CIO aziendale”.

Francesco Caio ha poi sottolineato come in questo momento si debbano fare delle scelte concentrandosi su alcune priorità: identità digitale, anagrafica della popolazione e digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni a partire dalla fatturazione elettronica. “Questa agenda digitale combina chiarezza di bilancio e prospettiva di crescita, per fare dello Stato un centro di produttività e non più un fardello da tirarsi dietro”. Ha poi ringraziato i dodici esperti che lo stanno affiancando nella realizzazione del piano, da Alfonso Fuggetta, Benedetta Rizzo, Andrea Prandi, Massimiliano Pianciamore, Luca De Biase , Anna Pia Sassano , Francesco Sacco, Edoardo Colombo, Andrea Rigoni, Alessandro Osnaghi, Guido Scorza e Fausto Basile.

Al Forum, anche Neelie Kroes ha insistito sull’urgenza per l’Italia di puntare sempre di più su Internet per aumentare la crescita e creare posti di lavoro. Infatti, ha spiegato, ”10 punti percentuali in più di banda larga spingono la crescita tra l’1 e l’1,5%”. “Conosciamo davvero il rischio di avere giovani che non hanno motivo di creare famiglie? Tutti gli europei hanno questo problema: cerco quindi digital champions per affrontarlo” e a tale proposito si è rivolta a Francesco Caio con gesto di grande stima. Kroes ha però ricordato le amare lacune dell’Italia. “Attualmente solo il 14% delle case degli italiani è coperta dalla fibra ottica“, ovvero una percentuale pari a circa 1/4 della media Ue che “pone l’Italia all’ultimo posto tra i paesi europei”. E inoltre, ha ricordato ancora, “il 37% degli italiani adulti non ha mai usato internet”. La Commissaria si è detta comunque contenta che l’Italia riconosca l’importanza di quest’area e la dimensione delle opportunità che offre. E soddisfatta anche del fatto che gli italiani “sostengono le nostre proposte per un ‘Continente Connesso’”.

Un intervento centrato anche quello del Presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha definito l’Agenda Digitale “la principale riforma del Paese” che va comunicata in modo corretto a tutti perchè il digitale è la chiave del nuovo sviluppo dell’Italia, ma poi ha ammesso: l’Italia è in grave ritardo sull’agenda digitale. In testa ai nodi da risolvere c’è l’alfabetizzazione digitale del Paese – ovvero la capacità degli italiani di utilizzare la rete – che segna un drammatico divario strutturale tra Nord e Sud” da ridurre “partendo dalle scuole”. Secondo Letta “la triade per il futuro delle imprese è innovazione, digitalizzazione e internazionalizzazione perché si vince se si sta sul mercato globale“. Il presidente del Consiglio ha poi insistito sulle potenzialità del web di creare nuova occupazione perché sviluppa la competitività, come più volte sottolineato anche dall’Unione europea. Tuttavia, nel percorso verso la digitalizzazione, ritiene cruciale una riforma dello Stato: “Dobbiamo eliminare le sacche di discrezionalità che ci sono ancora, e con il piano Destinazione Italia lo facciamo”.

Aldilà del digital divide nazionale, per Letta l’obiettivo in Europa è la creazione di un mercato unico delle tlc, “altrimenti diventa complicato essere competitivi rispetto alla Cina o agli Stati Uniti”. Per questo spiega che, al prossimo Consiglio europeo “l’impegno italiano sarà fortissimo per un mercato unico delle Tlc“.

L’argomento delle Tlc ha poi infiammato la platea: l’infrastruttura di telecomunicazioni è ormai incapace di sostenere la crescita del settore, perché fondamentalmente obsoleta. Qui si gioca la partita delle partite, come ha giustamente sottolineato Franco Bassanini, Presidente della Cassa Depositi e Prestiti, riferendosi al recente decreto scavi, la possibilità di incentivare i vantaggi fiscali; ed ha anche precisato come le garanzie pubbliche sono più utili a problemi come quelli della formazione, delle scuole, ma che senza l’unbundling, lo spacchettamento, forse non c’è soluzione: “Dobbiamo fare con le telco come con il gas: lasciare tempo a queste società di adeguarsi, ma separare le Reti fisse – e solo quelle perché quelle mobili sono già molto più adeguate – dalla Rete a livello gestionale”.

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