Il 2016 l’anno della verità per la Ricerca & Sviluppo

Quando leggiamo la stampa quotidiana del nostro Paese è necessario certamente avere una buona memoria ma al tempo stesso lasciarsi distrarre un momento potrebbe essere di giovamento. Perché direte voi?

La spiegazione giace sul fatto che in Italia si parla spesso di innovazione, sviluppo e ricerca, ma la coerenza non sembra essere di casa. Secondo la moltitudine di penne che scrivono nei nostri giornali emerge che il bel Paese una volta è ai primissimi posti a livello internazionale, un’altra non è abbastanza competitivo e un’altra ancora viene collocato addirittura nel profondo degli ultimi posti in classifica.  

Il Premio Nobel per l’Economia Paul Samuelson un tempo disse che esistevano quattro tipi di Paesi: quelli ricchi, quelli poveri, quelli naturalmente poveri che sono ricchi (vedi il caso Giappone) e quelli naturalmente ricchi che sono poveri (vedi l’Argentina). A distanza di tempo ci troviamo a riconsiderare la rappresentazione data dal Premio Nobel ma ci troviamo a rivistarla e ad aggiornarla. Esistono sempre quattro tipi di Paesi ma bensì vi sono: quelli innovatori, quelli non innovatori, quelli naturalmente non innovatori che sono diventati campioni dell’innovazione (vedi Israele) e quelli naturalmente innovatori che non lo sono per niente (vedi l’Italia).

Se facciamo riferimento al Pil notiamo che oggi siamo diventati poco propensi all’innovazione: lo dicono gli investimenti in ricerca e sviluppo, all’1,3% del Pil, che sarebbero importanti e fondamentali per innescare nuovi percorsi di crescita. Lo abbiamo anche visto con i 43 milioni di euro che sono stati investiti nel 2014 in startup innovative che dovrebbero sostituire quelle più vecchie e stantie. L’innovazione, alcuni sostengono, funziona come un social network di grandi dimensioni tra paesi, economie e regioni: c’è chi è un follone che insegue più o meno attivamente e chi è leader. R&S è un acronimo ormai noto che sta per Ricerca & Sviluppo. L’acronimo è importante, i benefici e le risposte sono altrettanto importanti? Interrogativo mai troppo banale che dovremmo ripeterci come un mantra.

Il Pil (Prodotto Interno Lordo) e la spesa in Ricerca e Sviluppo, secondo quanto affermano autorevoli studiosi, evidenziano che siamo in fondo alla graduatoria, vicini al Portogallo e sopra solo alla Grecia.  Al contempo le pubblicazioni italiane citate sono pari al 3.8% delle pubblicazioni mondiali, percentuale molto importante che pone il nostro Paese in posizione rilevante ed autorevole. Il nostro Paese è soprattutto costituito da PMI. La rete e la struttura c’è ma ci sono anche molte contraddizioni. Il Ministero dello sviluppo economico ha sostenuto e comunicato che nel 2015 sono nate 1501 start up innovative, 36 in meno rispetto al 2014. Secondo i dati della Commissione Europea possiamo essere considerati come innovatori moderati.

Cari lettori mi auguro tanto che il 2016 possa essere un anno migliore, ma nello stesso tempo almeno per quanto riguarda i numeri, dobbiamo essere realisti, coerenti e sinceri, ricordando a tutti che esiste anche un’etica professionale che va rispettata per se stessi ed ancora di più per gli altri che leggono molte cose fortemente imprecise.

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