Nuovi aggiornamenti su Aquila, il mega drone ad energia solare ideato da Facebook

Qualche tempo fa , a proposito di APR (Aeromobili a pilotaggio remoto), avevamo citato Aquila, il super drone ad energia solare ideato da Facebook per portare connettività ad oltre 4 miliardi di persone che vivono nelle aree più remote del pianeta. Zuckerberg al momento del lancio del progetto Internet.org ha fatto leva su una considerazione allarmante:  due terzi della popolazione globale ancora oggi non ha accesso alla Rete.

Aquila sarà un drone che funzionerà ad energia solare, con ala fissa di oltre 40 metri (l’apertura alare è grosso modo la stessa di quella di un Boeing  737) peserà meno di 1000 libbre, e potrà volare fino a 18 mila metri d’altezza trasmettendo la connettività al suolo mediante tecnologie laser e software avanzati dotati di intelligenza artificiale. Avrà autonomia di volo per diversi mesi, l’ambizione è di varcare la soglia di 3 mesi attualmente ipotizzata.

Dopo il primo volo sperimentale nei cieli inglesi nel marzo 2015, nei giorni scorsi, a proposito dello stato di avanzamaneto del progetto, Mark Zuckerberg ha diffuso proprio su Facebook un update certamente molto incoraggiante. Il CEO di “faccialibro”, infatti, ha condiviso dei post con tanto di immagini direttamente dai centri di assemblaggio, con diversi uomini impegnati nella fase di costruzione.

Con questa iniziativa, quello di Zuckerberg, che si caratterizza anche per l’impegno etico e la filantropia, può sembrare un tentativo di colonizzare l’universo digitale. Ma per il giovane magnate, Internet.org è molto più di un’iniziativa imprenditoriale o di uno sforzo filantropico, ciò che lo muove da dentro è altro: egli considera che permettere di accedere alla Rete alle persone più disagiate, possa diventare la più grande opera della sua vita, l’eredità per la quale spera un giorno di essere ricordato.

La maggior parte delle aziende e degli imprenditori, fino ad oggi, hanno dato la priorità al collegamento di persone che hanno l’ambizione di unirsi alla classe media emergente, o che almeno hanno in dotazione il denaro per pagare un minimo piano dati, anche se esiguo. Quella che invece ha introdotto Zuckerberg, è una concezione open source di accessibilità alla rete e alla connettività, con investimenti macroscopici per portare anche le persone più povere online.

Zuckerberg ha messo il suo progetto Connectivity Lab fra le tre principali priorità del 2016. Il primo test di volo ufficiale per il megadrone a pannelli solari, sembra non essere troppo lontano. Intanto il team che segue il progetto ha sviluppato un nuovo software di mappatura  che sfrutta i vantaggi dell’intelligenza artificiale nel tracciamento delle aree da servire. Questo sistema permette di evidenziare in modo più dettagliato dove sono localizzati i punti più caldi laddove le persone richiedono maggiore accessibilità per abilitare alla Rete i propri dispositivi. Un team di sviluppo sul campo sta attuando un percorso di osservazione sui campi di rifugio del Kenya giungendo fino ai villaggi più interni, per cogliere i metodi migliori per consentire alla gente l’accesso alla rete.

L’apice, o meglio, l’obiettivo ultimo di Facebook, è quello di far volare, un domani, circa 10000 droni come Aquila, con il compito di sorvolare il pianeta e creare degli hotspot ovunque ve ne sia bisogno.

Anche altri colossi si stanno impegnando in progetti analoghi, Google ad esempio, in concorrenza a Zuckerberg e soci, sta conducendo il Project Loon, che vuole portare connettività 3G/LTE Wi-FI sulle zone remote del pianeta mediante dei palloni aerostatici. I primi test pochi giorni fa in Sri Lanka. 

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